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Spettacoli
Il ritorno di "Propaganda Live", dopo la bufera social

Nella puntata di questa sera di “Propaganda Live” non ci sarà Roberto Angelini. Il chitarrista si è autosospeso dopo l'ormai noto caso relativo a una donna che, dopo aver lavorato in nero nel ristorante di sua proprietà, lo ha denunciato, causandogli una multa piuttosto salata. Più che l'irregolarità in se', Angelini paga l'infelice storytelling dell'episodio, con quello sciagurato post nel quale definiva “una pazza incattivita” la donna, rammaricandosi di come un gesto di disponibilità nei confronti di un'amica potesse trasformarsi in un boomerang. 

Un episodio non particolamente simpatico, ma ha ragione Michele Serra, che ricorda come in un Paese civile le sanzioni servano a delimitare la cornice dell'espiazione della colpa: pagata la multa, la vicenda si chiude, salvo ulteriori sanzioni a tuo carico. Questo però confligge con il racconto pubblico che lo stesso Angelini ha voluto fare del caso, ampliandone in maniera significativa – e per lui distruttiva – l'eco.

Inoltre a finire nel mirino non è stato l'Angelini imprenditore (una veste peraltro ignota ai più), ma il componente della squadra di Zoro che, nella stessa settimana, è finita sotto accusa anche per il rifiuto di Rula Jebreal a partecipare alla trasmissione, unica donna in una lista di ospiti solo maschili. Anche in questo caso il caso è montato principalmente sui social, ma il giudizio deve necessariamente farsi più sfumato. Personalmente, da una decina di anni anche a me capita talvolta di essere ospite di trasmissioni in radio e tv e mai una volta ho chiesto prima chi fossero gli altri ospiti. Lo troverei irriguardoso nei confronti del padrone di casa e ho la sensazione che sia una regola socialmente accettata: mi sono quindi trovato a dividere il palcoscenico sia con figure di rilievo internazionale, sia con esordienti assoluti e mai ho avuto la sensazione che qualcuno fosse più o meno contento della compagnia toccatagli in sorte.

Diverso è il caso di panel solo maschili, specialmente in questi anni nei quali la battaglia per le pari opportunità sta conquistando il centro della scena. Finora non mi è capitato, ma laddove fossi in qualche modo coinvolto nell'organizzazione dell'evento o fossi informato preventivamente, non parteciperei ad eventi che escludono le donne dal ruolo di relatrici. Lo trovo necessario per coerenza con il pieno sostegno alla lotta per le pari opportunità: è chiaro che le donne devono essere premiate per il merito e non per l'appartenenza a un genere, ma questo non succederà fino a quando tollereremo palcoscenici monogenere!

Ho quindi ben compreso la scelta di Rula Jebreal, che tuttavia forse nasce da un equivoco. È pur vero che la lista degli ospiti della serata vedeva lei come unica donna, ma “Propaganda Live” è tutt'altro che una trasmissione maschilista. Fossi stato Zoro, nella sua risposta un po' troppo piccata sul punto avrei evidenziato maggiormente l'importanza di due brave giornaliste come Francesca Schianchi e Constanze Reuscher, che sono presenze fisse nel cast e non certo con un ruolo di mero contorno.

Non solo. Tra i (tanti) uomini del programma, spicca Marco Damilano, che è francamente il più femminista di tutti i colleghi giornalisti che conosca: basterebbe riguardare l'archivio dei suoi “spiegoni” settimanali per cogliere frequenti, intelligenti e stimolanti richiami al ruolo di noi maschi nel delicato equilibrio tra i generi.

Non so quanto Rula Jebreal, che stimo molto, conosca questa realtà, ma forse sarebbe bastato parlarne per uscire da una polemica che non va elusa, ma affrontata con maggiore spirito critico. Per questo stasera guarderò “Propaganda Live” con lo stesso interesse delle scorse settimane, conscio del fatto che degli errori piuttosto rilevanti sono stati commessi, ma altrettanto convinto che da queste esperienza si possa trarre spunto per migliorare. E, soprattutto, senza la pretesa di trovarmi nel tempio del politically correct.


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