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Spettacoli
Sanremo 2021? Non è più Sanremo e nemmeno ci assomiglia
Fiorello, Amadeus (Lapresse)

Perché Sanremo... non è più Sanremo

E nemmeno ci assomiglia. Sarà la pandemia, sarà che si sentono ancora le sirene passare sotto casa; sarà perchè i Big sono degli emeriti sconosciuti, o perchè tra quelli più conosciuti sono comunque i meno Big. Oppure sarà semplicemente che quest'anno Sanremo non è più Sanremo, e nemmeno ci assomiglia.

L'ultimo Festival per tutti noi è stato quello di Bugo che se ne andava chissà dove, e ci siamo fermati lì. E adesso che Bugo è tornato, da solo, non ci è sembrato più nemmeno lui. Amadeus ce la mette tutta, è bravo, è un mattatore da palcoscenico; ma L'Ariston con le sedie vuote, o con i palloncini che ridono, o con gli applausi finti,  o con gli orchestrali con le mascherine, non è più l'Ariston.

E' un Sanremo che si riflette nello pecchio di sè stesso, una immagine al contrario, spesso addirittura capovolta. Spesso distorta, e purtroppo anche stonata. Lo spettro del Covid aleggia su tutto e su tutti: sulle inguardabili performance strappa sorrisi, che non strapperebbero un sorriso a nessuno nemmeno con le pinze, e sulle inascoltabili interpretazioni di Big che non sono big, di cantanti con i nomi da fumetto che non cantano veramente, e di emozioni che non riescono ad emozionare.

E' una edizione del Festival con i capelli radi, con le rughe e le borse sotto gli occhi; è un contenitore della speranza, un arraffazzonato mischione di luoghi comuni e di paradossi; di noia e di brutta imitazione della musica.

Ed è troppo simile alla vita di tutti noi dal Marzo scorso, una vita sottotono, vissuta in una realtà incerta, in un tensione costante e crescente, e dove nessuno in fondo ha voglia di ridere per davvero, figuriamoci per finta.

Abbiamo bisogno di stare bene, di ridere sul serio, di ascoltare quella radio di Claudio Baglioni che dice a tutti che: "la guerra è finita". Non serve a nessuno questo Sanremo, non distoglie, non alleggerisce, non fa evadere, anzi: è esattamente il contrario. Fa venire in mente qualcuno che è caduto e che si è fatto male. Ci ricorda quello che sta succedendo, perchè è troppo simile a quello che sta succedendo.  E qualche bellezza scintillante, qualche sorriso finto, qualche nota azzeccata e qualche bella voce, entrata per caso nel palinsesto della kermesse, non basta a farci dimenticare un anno disgraziato. E non basta ad illuderci che i giorni a venire saranno più leggeri. Ci serve altro per non pensare, abbiamo tutti bisogno di qualcosa che sia dissimile da questo incubo, qualcosa di vero e di autentico, non qualcosa di allineato alla Pandemia, e di qualità addirittura scadente.

Ecco, forse ci vorrebbe della buona musica, delle belle canzoni, degli interpreti di talento, dei comici di spessore; insomma forse ci vorrebbe davvero il Festival. E forse la Rai quest'anno doveva proprio darci dentro, rompere i salvadanai, riempire l'Ariston di veri cantanti, di vere Star, di veri comici, di vere e proprie trappole contro l'ansia e l'angoscia.

Ma purtroppo non è andata così. Perchè quest'anno Sanremo non è più Sanremo, e nemmeno ci assomiglia.

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