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Recovery, digital, ambiente e... Cina. Come sarà l'ASEAN a guida Brunei
Hassanal Bolkiah, Sultano del Brunei (LaPresse)

Per il Sud-est asiatico l'anno appena trascorso avrebbe potuto essere catastrofico. E invece dal 2020 la regione sembra uscire rafforzata, ovviamente con notevoli differenze, a livello (geo)politico e più pronta a ripartire a livello economico. In primis il Vietnam, che ha trasformato un problema (la pandemia) in opportunità facendo valere al meglio la sua presidenza di turno ASEAN che si è conclusa con la firma della RCEP

Il 2021 sarà un anno altrettanto cruciale, in particolare per capire gli equilibri del post pandemia. Hanoi, che dal 25 gennaio celebra il 13esimo congresso del partito comunista, ha ceduto dal 1° gennaio la presidenza di turno dell'Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico, chiamata a gestire un momento complesso nel quale il tentativo, sinora riuscito, è quello di sfuggire al mondo bipolare. Impresa per assurdo resa più semplice da un insieme di paesi molto diversi tra loro, con posizioni e interessi talvolta divergenti, uniti anche da alcune diffidenze reciproche dettate da motivi storici e culturali.

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Nel 2021 la presidenza di turno spetta al Brunei. Un cambio drastico di dimensioni fisiche e peso politico rispetto al Vietnam. Il Sultanato del Brunei, inglobato nella parte malese dell'isola del Borneo, è di gran lunga il paese con il minor numero di abitanti (meno di mezzo milione) e il secondo più piccolo per superficie dopo Singapore (dove vivono però oltre cinque milioni e mezzo di persone). Allo stesso tempo, però, ha un peso economico rilevante e il suo valore di pil pro capite è alle spalle solo a quello della città-stato. 

In che modo si caratterizzerà la presidenza di turno del Brunei? "Il programma che il governo bruneiano ha presentato si concentra sulla gestione della pandemia di Covid-19, il rafforzamento delle partnership internazionali dell’ASEAN e lo sviluppo sostenibile della regione", spiega Tullio Ambrosone di Associazione Italia-ASEAN. "Tuttavia, nei prossimi mesi il Brunei e i Paesi dell’ASEAN dovranno fare progressi su una serie di dossier fondamentali per gli interessi comuni della regione, alcuni di essi finiti in secondo piano a causa della pandemia durante la presidenza vietnamita", continua Ambrosone. "Primo: la revisione e l'aggiornamento dell’ASEAN Outlook on the Indopacific, il documento che traccia le linee generali della politica estera comune dei Paesi del Sud-Est asiatico. Secondo: la stesura del Codice di Condotta per il Mar Cinese Meridionale con la Cina per assicurare gli interessi dei membri ASEAN coinvolti e placare le tensioni con Pechino. Terzo: la ratifica della Regional Comprehensive Economic Partnership. E, infine, lo sviluppo della post-2025 ASEAN Vision, il documento alla base della futura integrazione del blocco".

Il Brunei, il cui capo di governo è lo stesso sultano Hassanal Bolkiah, ha proposto una lista di dieci priorità economiche su cui vorrebbe focalizzarsi durante la presidenza di turno. Il decalogo, presentato durante il primo meeting virtuale del 2021 (l'Asean Senior Economic Officials Meeting Retreat), rientra sotto il tema "We Care, We Prepare, We Prosper" ed è diviso in tre macro aree strategiche: ripartenza, digitalizzazione e sostenibilità.

Per quanto riguarda la ripartenza economica, il Brunei propone di chiarire le regole (non) tariffarie regionali, facilitare gli investimenti interni ed esterni, con la promozione di nuovi accordi di libero scambio (per esempio quello, possibile, col Canada). Sul tema della digitalizzazione, l'idea è quella di armonizzare il sistema dell'e-commerce a livello regionale, mentre il governo bruneiano propone incentivi alle imprese che operano nel settore dell'economia sostenibile.

Rispetto al Vietnam, il Brunei ha un rapporto molto più positivo con la Cina. "Tra gli obiettivi principali del Brunei c’è sicuramente l’aumento della cooperazione economica dell’ASEAN con Pechino, suo grande partner commerciale, nella fase di ripresa post-pandemica", dice Ambrosone. "Da segnalare però è anche l’intenzione del Sultanato di mantenere un equilibrio e diversificare le partnership internazionali, dal Regno Unito post-Brexit legato al Brunei dal passato coloniale, fino agli USA e l'Unione Europea".

Proprio in questi giorni, il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, si è recato in Brunei durante il suo viaggio di inizio anno nel Sud-est asiatico, in cui le altre tappe sono state Myanmar, Indonesia e Filippine. Un viaggio che è servito per esprimere sostegno al governo birmano sul tema delle minoranze e delle milizie etniche ma anche per incentivare la diplomazia del vaccino, con il presidente indonesiano Joko Widodo che si è fatto iniettare la prima dose del SinoVac. Wang ha incontrato i colleghi del ministero degli Esteri e dell'Economia, promettendo di portare i legami bilaterali a "nuovi livelli". Cina e Brunei collaborano già da tempo in ambito Belt and Road, sotto il cui ombrello rientra il corridoio economico Brunei-Guangxi (provincia meridionale al confine con il Vietnam), con progetti nei settori di agricoltura, pesca e innovazione (5G compreso). Allo stesso tempo, la Cina ha manifestato interesse a partecipare al Wawasan Brunei 2035.

La scommessa del Brunei e dell'ASEAN, ancora una volta, sarà quella di continuare a crescere senza dover scegliere da che parte stare.

 

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