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Esteri
Corea e l'Asia nuova Ucraina? Le manovre di Usa e Cina alimentano i timori

Salgono i rischi di un'escalation in Corea: Usa e Cina non si muovono per la distensione. Anzi, al contrario...

Oggi l'Ucraina, domani la Corea e con essa tutta l'Asia-Pacifico? La domanda si fa sempre più martellante in Oriente. Una domanda inquietante, visto che a differenza del fronte ucraino qui un ipotetico conflitto sarebbe con ogni probabilità combattuto dalle potenze in prima persona, vista la vasta presenza di militari degli Stati Uniti tra Corea del Sud, Giappone e Filippine. La risposta è sempre più incerta e le dinamiche che vengono osservate in particolare sul fronte coreano preoccupano perché ricordano da vicino alcune di quelle osservate sull'Ucraina.

In particolare, l'inserimento della vicenda nella contesa politica-retorica tra Stati Uniti e Cina. In passato, Pechino ha avuto un ruolo cruciale per tenere sotto controllo le provocazioni di Kim e favorire il dialogo tra Seul e Pyongyang. Ora, però, la vicenda nordcoreana si inserisce tra i numerosi capitoli di contesa tra le due potenze.

Washington ha accusato apertamente di Pechino di voler provare a "nascondere le atrocità della Corea del Nord bloccando lo streaming di un incontro informale tra i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti sulle accuse di violazioni ai diritti umani di Pyongyang", ha dichiarato l'ambasciatrice statunitense all'Onu, Linda Thomas-Greenfield. Il diplomatico cinese Xing Jisheng ha dichiarato che l'incontro, ospitato dagli Stati Uniti e dall'Albania, non è stato costruttivo: "Invece di allentare la tensione, potrebbe piuttosto intensificare il conflitto e quindi è una mossa irresponsabile. L'utilizzo della WebTV delle Nazioni Unite per la trasmissione in diretta è uno spreco di risorse dell'ONU".

La polemica è finita anche a G7. I ministri degli Esteri del blocco, che si riunisce quest'anno in Giappone a maggio e dunque è doppiamente coinvolto dalla situazione, hanno dichiarato di deplorare l'inazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sui test missilistici della Corea del Nord. Sebbene non ne abbiano fatto il nome, Cina e Russia hanno bloccato i recenti tentativi di fare di più in risposta alla Corea del Nord.

Perché Usa e Cina hanno cambiato atteggiamento su Corea e Asia orientale

Sia Pechino sia Washington si approcciano al dossier in maniera più aggressiva, consci che le relazioni bilaterali sono ormai ai minimi termini. Se un tempo la Cina era disposta a favorire la distensione con Kim Jong-un mandando rassicurazioni agli Usa e mantenere aperti i canali diplomatici, ora usa la stessa terminologia usata sull'Ucraina, chiedendo la considerazione delle "legittime preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi".

Formula che nella guerra in Ucraina si riferisce alla Russia, che nella prospettiva di Pechino sarebbe stata bistrattata e le sue esigenze umiliate dalle manovre di Usa e Nato in Europa orientale. Allo stesso modo, la Cina sottolinea ora il rafforzamento delle partnership militari di Washington con Seul e Tokyo come motivazione per le continue provocazioni di Pyongyang. Così come Xi Jinping utilizza la Russia per dire qualcosa su di sé, ora utilizza anche Kim Jong-un.

In sostanza, la Cina sostiene che siano gli Usa a costringere gli altri paesi a mosse muscolari visto che non ne rispettano le legittime preoccupazioni di sicurezza. Così sta dicendo che eventuali future azioni militari in Asia-Pacifico, su Taiwan o nel mar Cinese meridionale, saranno motivate proprio dalla mancata tutela delle sue preoccupazioni di sicurezza.

Un mix che rischia di scatenare una nuova escalation, con l'iniziale coinvolgimento del regime di Kim Jong-un, che ieri ha supervisionato esercitazioni che simulano un contrattacco nucleare contro gli Stati Uniti e la Corea del Sud, in un avvertimento agli alleati che stanno intensificando le loro esercitazioni militari congiunte. Le esercitazioni del Nord hanno comportato il lancio di un missile a corto raggio, ma - cosa insolita - il missile ha volato da un silo sotterrato, il che, secondo gli analisti, aiuterebbe a migliorare la velocità e la stabilità nei futuri test di missili balistici intercontinentali.

L'agenzia di stampa nordcoreana ha dichiarato che le esercitazioni di sabato e domenica sono state progettate per aumentare la "deterrenza bellica e la capacità di contrattacco nucleare" del Paese, accusando Washington e Seul di fare un "tentativo esplicito di scatenare una guerra" contro di esso.  "L'esercitazione aveva anche lo scopo di dimostrare la nostra volontà di reagire a una guerra vera e propria e di inviare un avvertimento più forte ai nemici che espandono le loro esercitazioni di guerra per aggredire il paese", ha dichiarato la KCNA.

I media di Stato di Pyongyang hanno anche riportato la notizia secondo cui circa 800 mila cittadini della Corea del Nord avrebbero deciso di arruolarsi nel giro di pochi giorni per "far fronte alla minaccia militare degli Stati Uniti".

Ma se scontro sarà, e non è certo ancora inevitabile, è molto difficile resti confinato alle due coree o in generale alla penisola coreana. Gli Stati Uniti stanno non a caso continuando "l'arruolamento asiatico" e dopo aver favorito lo storico riavvio dei rapporti tra Giappone e Corea del Sud, suggellati dalla visita del presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol a Tokyo nei giorni scorsi, oggi assistono con soddisfazione all'incontro tra il premier giapponese Fumio Kishida e l'omologo indiano Narendra Modi. I due leader rafforzano la partnership in materia di sicurezza a Nuova Delhi, poco dopo che il ministro degli Esteri indiano ha parlato di "situazione pericolosa e fragile" al confine la Cina.

La speranza è che il domani non riservi un nuovo fronte, ma di sicuro nessuno degli attoti vuole farsi trovare impreparato. E senza una ripresa del dialogo tra Washington e Pechino sarà difficile non solo avere, ma anche immaginare, una distensione.

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