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Esteri
La crisi di Suez lancia la rotta artica. Ci guadagnano Russia e Cina

La Crisi di Suez lancia la nuova rotta dell'estremo Nord 

La crisi di Suez, causata dal blocco della nave cargo "Everg Given" getta nel caos il traffico marittimo commerciale e spiana il terreno a Mosca per il lancio della tratta artica. Strategia che pochi giorni fa, il punto di riferimento per la cooperazione artica internazionale Nikolai Korchunov, come riporta AFP, ha così sintetizzato: “E’ necessario pensare a come gestire in modo efficiente i rischi di trasporto e sviluppare rotte alternative al Canale di Suez, prima di tutto la rotta del Mare del Nord. Il suo appeal crescerà sia a breve che a lungo termine. Non ha alternative”. Parole che confermano un cambio di passo da parte di Mosca, che intende ora più che mai,  sfruttare il momento storico per lanciare quella via marittima tanto cara a Putin e all'assetto geopolitico russo.

In primis perchè l’Artico permetterebbe di stringere i tempi di collegamento tra Asia e Europa, come spiega Malte Humpert Malte Humpert, uno dei fondatori dell’Artic Institute e studioso della Rotta marittime del Nord: “il motivo per cui questa rotta è così alettante sta nel fatto che si tratta di una scorciatoia tra Europa e Asia. A seconda del punto di partenza e di arrivo è di circa il 40% più corta”. E, oltre a ciò, si aggiunge il fattore energetico: la nuova via di comunicazione porterebbe dritti a giacimenti di gas naturale che, si stima, contengano il 30% delle riserve mondiali e il 13% delle riserve di petrolio. A fare leva su questo scenario (non così remoto) è anche il riscaldamento globale. Temperature più alte e scioglimento dei ghiacci giocherebbero a favore, permettendo alle zone fredde di diventare sempre più vivibili, e alle vie di comunicazione più percorribili. 

Ma l’estremo Nord non fa gola solo alla Russia, ma anche alla Cina. La regione artica è  infatti per Pechino “un’opportunità economica e politica di primo piano, sia sul fronte energetico che commerciale”, sottolinea il Centro Studi internazionali (Cesi). Un’occasione che sul piano strategico prende il nome di “Polar Silk Road” o via della Seta artica. L'interesse da parte della Cina per la regione trova conferma anche nel nuovo piano quinquennale 2021-2025, presentato a inizio mese, nel quale Pechino si dichiara pronta a promuovere lo sviluppo nelle “regioni artiche e antartiche”, partecipando a una “cooperazione pragmatica al Polo Nord" e aumentando “la sua capacità di partecipare alla protezione e all'utilizzo del Polo Sud".

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