Esteri
Epstein, parla la reporter che lo fece arrestare: "Il nome di Trump compare migliaia di volte nei file ma..."
Julie Brown spiega come il presidente statunitense riuscirà comunque a cavarsela (con un aiutino)

Donald Trump, Melania Trump Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell
Epstein, parla la reporter che lo fece arrestare: "Il finanziere era ossessionato da Trump"
Donald Trump è stato travolto dallo scandalo Epstein. La pubblicazione di alcune email "scottanti" scritte dal pedofilo complicano la situazione per il tycoon, anche se non ci sono prove esplicite di un suo reale coinvolgimento. La giornalista investigativa Julie K. Brown è una delle persone che meglio conoscono il caso Epstein: a portare all’arresto del finanziere nel 2019 per traffico sessuale di minorenni fu la sua inchiesta del 2018 sul Miami Herald dove identificò 80 vittime e rivelò l’accordo segreto con il procuratore della Florida, che garantì a Epstein l’immunità da una incriminazione federale in cambio del dichiararsi colpevole e scontare appena 13 mesi di carcere.
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"Le novità in questa vicenda - spiega Brown a Il Corriere della Sera - riguardano il fatto che Donald Trump viene citato letteralmente migliaia di volte. Nessun altro nome appare così tanto, a parte quello di Epstein. Il presidente è il centro di gravità di questi documenti, incluse le email. Non lo implica nei reati di Epstein, ma è interessante che fosse così centrale nel suo mondo". "Probabilmente Trump - prosegue Brown - non avrebbe voluto che fosse arrestato, dato che, quando Ghislaine Maxwell è stata arrestata, ha fatto commenti in suo appoggio e ora il suo governo l’ha spostata in una prigione confortevole. Quel procuratore peraltro fu licenziato da Trump dopo aver messo insieme il caso".
Per la giornalista però il tycoon non corre molti rischi. "Non penso - spiega - che ci saranno conseguenze, non mentre Trump è in carica. È solo la mia opinione, basata sul fatto che la sua Fbi e il suo dipartimento di Giustizia, Pam Bondi e Kash Patel, hanno già detto che non ci saranno altre incriminazioni e che "non c’è niente da vedere".
