Groenlandia al voto: in gioco lo sfruttamento minerario e l’autonomia
La Groenlandia, isola nel mare glaciale artico e regione amministrativa della Danimarca, apre oggi i seggi per le elezioni parlamentari. Appuntamento decisivo il futuro del territorio, diventato ormai un punto strategico importante per il controllo delle rotte artiche, sia dal punto di vista economico che geopolitico.
Il tema dominante e' un progetto minerario di terre rare che puo' diversificare l'economia dell'isola piu' grande del mondo (quattro volte la superficie dell'Italia) che i cambiamenti climatici stanno ridisegnando. Il progetto che a febbraio ha causato una crisi politica e l'elezione anticipata per i 31 seggi del parlamentino locale riguarda terre rare e uranio nel sud dell'isola di Kuannersuit. L'australiana Greenland Minerals, sostenuta dal gruppo cinese Shenghe, ha ottenuto una licenza di esplorazione per la miniera che puo' trasformarsi in una risorsa economica in grado di affiancare l'altra grande industria dell'isola, la pesca.
Le terre rare, infatti, sono un gruppo di diciasette metalli utilizzati come componenti in dispositivi high-tech come smartphone, schermi piatti, auto elettriche e armi. Gli ambientalisti temono però che l'estrazione su larga scala possa danneggiare il paesaggio incontaminato e aggravare le minacce all'ecosistema groenlandese.
Il partito socialdemocratico Siumut, il piu' grande della Groenlandia, domina la politica dell'isola dal 1979 ma e' dato indietro nei sondaggi anche a causa del sostegno al progetto minerario. Il partito d'opposizione verde e di sinistra Inuit Ataqatigiit (Ia), avanti nei sondaggi, si oppone all'estrazione dell'uranio per timore dei rifiuti radioattivi. Il territorio autonomo danese nel 2009 ha ottenuto la proprieta' delle sue riserve minerarie insieme all'autogoverno e da tempo nutre la speranza che le ricchezze che si ritiene siano sepolte sotto la sua superficie (e che lo scioglimento dei ghiacci rende via via accessibili) la aiutino un giorno a tagliare il cordone ombelicale finanziario con Copenaghen. Nuuk, la capitale groenlandese, dipende infatti dai sussidi danesi annuali di circa 526 milioni di euro, circa un terzo del suo bilancio nazionale.
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