Esteri
Guerra Israele, meno armi Usa all'Ucraina? Lo spettro del conflitto con l'Iran

L'apertura del secondo fronte manda a monte il processo di disgelo in Medio Oriente e complica l'aiuto occidentale a Kiev. Con l'ombra di uno scontro allargato
Conflitto Israele-Hamas, salta il disgelo in Medio Oriente
Il conflitto in Israele rischia di avere un impatto molto ampio. Non solo a livello regionale, ma anche globale. Anche e soprattutto perché si innesta su un altro conflitto già in corso, quello in Ucraina, e su tante tensioni che covano sotto la cenere pronte ad accendersi da un momento all'altro, dall'Europa orientale al sempre più cruciale campo dell'Indo-Pacifico. Sembra averci visto giusto, Papa Francesco, quando qualche tempo fa parlò di "terza guerra mondiale a pezzetti".
La nuova guerra tra Israele e Hamas è un pezzetto molto visibile e affilato, che rischia di tagliare e ferire a molte latitudini. Ovviamente, la situazione è gravissima per Israele e tutto il Medio Oriente. Il numero delle vittime è drammatico, la brutalità e la violenza sconvolgenti. E la sensazione, sin dal primo momento, è che non ci si trovi di fronte a un semplice raid o a un confronto rapido, ma all'inizio di qualcosa di lungo e tormentato. Proprio come in Ucraina, con una guerra che prosegue da ormai un anno e mezzo.
La conseguenza più immediata della nuova crisi è il rallentamento o, peggio, la fine, sul percorso di dialogo tra Israele e gli Stati arabi che era cominciato negli ultimi anni. Non un caso. Molti analisti concordano sul fatto che Hamas abbia deciso di passare all'azione proprio per bloccare il processo di disgelo tra Israele e i vari Paesi della regione che negli occhi dell'organizzazione stanno o stavano tradendo la causa palestinese accettando il dialogo con Tel Aviv.
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Dopo quanto sta accadendo è ancora più difficile proseguire quella fase. Basti vedere alle reazioni dei Paesi arabi, che prendono di mira le mosse del governo di Benjamin Netanyahu, da più parti definito "estremista", per porre nel contesto gli attacchi di Hamas. Il disgelo che più preoccupa(va) Gaza era quello tra Israele e Arabia Saudita, Paese chiave per gli equilibri della penisola araba e non solo.
Per Riad diventa difficilmente sostenibile il tentativo di apertura del dialogo con lo storico nemico. Anche perché la reazione di Netanyahu all'attacco si preannuncia molto forte, con un'inevitabile ulteriore polarizzazione e frattura che potrebbe ricompattare il mondo arabo contro Israele.
L'ombra del conflitto allargato con l'Iran
L'ombra più inquietante è quella che però coinvolge anche l'Iran. Secondo il Wall Street Journal, funzionari della sicurezza iraniana hanno aiutato a pianificare l'attacco a sorpresa di Hamas e hanno dato il via libera all'assalto in una riunione a Beirut lunedì scorso. Sempre secondo il Wall Street Journal, ufficiali del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche iraniane hanno lavorato con Hamas da agosto per ideare l'incursione aerea, terrestre e marittima, la più significativa violazione dei confini di Israele dalla guerra dello Yom Kippur del 1973.
I dettagli dell'operazione sarebbero stati perfezionati durante diversi incontri a Beirut a cui avrebbero partecipato ufficiali e rappresentanti di quattro gruppi militanti sostenuti dall'Iran, tra cui Hamas, che detiene il potere a Gaza, e Hezbollah, un gruppo militante sciita e fazione politica in Libano. I funzionari statunitensi affermano di non avere per ora prove del coinvolgimento di Teheran.
Ma il pericolo molto concreto, se arrivassero elementi in più nelle mani della Casa Bianca, è quello di un ritorno all'altissima tensione tra Usa e Iran vissuto a inizio 2020 per l'uccisione di Suleimani. Anzi, stavolta ancora di più. L'amministrazione Biden stava provando a operare un disgelo con Teheran, vogliosa di concentrarsi solo sull'Ucraina e sulla Cina. Il conflitto israeliano rischia di mandare tutto a monte. E se nel 2024 dovesse tornare Donald Trump, il rischio di un allargamento dello scontro si farebbero ancora più ampi, vista la forte ostilità dei Repubblicani verso l'Iran e allo stesso tentativo di dialogo operato dai Democratici.
Israele-Hamas, ora è più difficile per gli Usa aiutare l'Ucraina contro Putin
Se tutto questo non bastasse, c'è di più. L'impatto potrebbe essere molto diretto anche sulla guerra in Ucraina. Qualche mese fa, era emerso che il Pentagono stava attingendo a una vasta ma poco conosciuta riserva di munizioni americane in Israele per aiutare l'Ucraina a soddisfare l'estremo bisogno di proiettili d'artiglieria nella guerra con la Russia. La riserva fornisce armi e munizioni che il Pentagono può utilizzare nei conflitti in Medio Oriente.
I limiti delle riserve americane sono già emersi nelle scorse settimane, dopo che il Congresso degli Stati Uniti ha limitato la possibilità di inviare armi a Kiev. La preoccupazione era già presente prima dell'attacco di Hamas, ora è amplificata all'ennesima potenza visto che la Casa Bianca ha già promesso nuove armi a Netanyahu e muove i suoi mezzi militari in corrispondenza di Israele.
"E da questi magazzini sono state trasferite a noi armi non israeliane, ma americane. Molto probabilmente, questo può essere, se non fermato, certamente sospeso. Naturalmente, finché ci saranno ostilità, nessuno caricherà o trasporterà granate, questo è ovvio", ha ammesso alla Reuters Oleksiy Hetman, veterano della guerra russo-ucraina. La coperta di Biden inizia a essere corta. E la Russia di Vladimir Putin può sperare di approfittarne. Non solo a livello concreto e operativo, ma anche morale e psicologico, con un occidente che potrebbe subire l'impatto dell'apertura di un altro conflitto alle soglie dell'Europa.
Sostenere due fronti non sarà senz'altro semplice. Con la speranza che a qualcuno non venga in mente di aprirne altri.