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Esteri
Hong Kong, dissidenti verso parlamento in esilio. Scontro Salvini-Ambasciata

Gli attivisti di Hong Kong stanno pensando di creare un Parlamento in esilio non ufficiale per preservare la democrazia e inviare un messaggio alla Cina, dopo l'entrata in vigore della contestata legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino.

È quanto riferito da Simon Cheng, ripreso dal Guardian. L'attivista, che ha ottenuto asilo nel Regno Unito dopo essere scappato da Hong Kong accusando la polizia segreta cinese di averlo picchiato e torturato, ha sottolineato che "un Parlamento ombra può mandare un segnale molto chiaro a Pechino e alle autorità di Hong Kong che la democrazia ha bisogno di non essere in balia di Pechino".

"Vogliamo creare gruppi civici non ufficiali che sicuramente riflettano le opinioni del popolo di Hong Kong", ha spiegato Cheng, precisando che l'iniziativa è ancora in una fase embrionale. "Stiamo sviluppando una via alternativa per combattere per la democrazia. Dobbiamo essere intelligenti nell'affrontare l'espandersi del totalitarismo: mostrano più muscoli quindi dobbiamo essere più sottili e agili".

Intanto il noto attivista pro-democrazia Nathan Law ha annunciato di aver lasciato Hong Kong per evitare conseguenze giudiziarie a causa della nuova legge sulla sicurezza nazionale approvata da Pechino ed entrata in vigore nei giorni scorsi nell'ex colonia britannica. Law ha spiegato su Twitter di aver scelto di andare all'estero piuttosto che restare in silenzio o affrontare un procedimento giudiziario a Hong Kong. L'attivista non ha spiegato in quale Paese si trovi, citando rischi per la propria sicurezza. "Nessun abitante di Hong Kong si illuda che Pechino abbia intenzione di rispettare i nostri diritti basilari ed onorare le sue promesse", ha scritto Law in un tweet. "Gli arresti di massa sono già iniziati il primo giorno dell'entrata in vigore della legge sulla sicurezza nazionale", ha aggiunto l'attivista che, come Joshua Wong e Agnes Chow, faceva parte del gruppo pro-democrazia Demosisto. 

LE NOMINE

Luo Huining, che da gennaio è direttore dell'ufficio di rappresentanza di Pechino ad Hong Kong, è stato nominato Consigliere per la legge per la sicurezza. Lo riportano oggi i media di stato cinesi. Con questa carica, l'ex segretario del Partito comunista di Shanxi e Qinghai potrà quindi indirizzare la politica del capo esecutivo dell'ex colonia britannica, Carrie Lam, che presidente il Comitato per la salvaguardia della sicurezza nazionale. Il comitato avrà la responsabilità di formulare ed applicare le misure repressive in attuazione della legge per la sicurezza nazionale imposta da Pechino ad Hong Kong. Un altro alto funzionario del partito comunista cinese, Zheng Yanxiong, è stato inviato ad Hong Kong per guidare un nuovo ufficio che avrà il compito di monitorare il comitato locale. Zheng è noto per la repressione violenta attuata contro le proteste scoppiate a Wukan, un villaggio della provincia di Guangdong, nel 2011.

IN ITALIA POLEMICA LEGA-AMBASCIATA CINESE

In Italia va invece in scena una polemica tra la Lega e ambasciata cinese. "Il 2 luglio, alcuni politici italiani hanno inscenato un cosiddetto "Flash Mob" davanti all'Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese, pronunciando accuse gratuite contro la Cina. Le respingiamo esprimendo il nostro forte scontento e disappunto". Così l'ambasciata cinese in Italia critica in una nota il flash mob organizzato ieri dalla Lega davanti alla sede diplomatica di Pechino in segno di solidarietà con Hong Kong e al quale ha partecipato anche il leader Matteo Salvini. La nuova legge entrata in vigore a Hong Kong, si legge nella nota, "mira a punire un gruppo estremamente piccolo di elementi criminali che minacciano gravemente la sicurezza nazionale" e allo stesso tempo "permette di tutelare meglio i legittimi diritti dei cittadini e delle aziende straniere presenti ad Hong Kong". "Salvaguardare la sicurezza nazionale è una sacrosanta responsabilità di cui il governo centrale di ogni paese deve farsi carico. Al mondo non c'è Paese, Italia e Cina comprese, che, di fronte a gravi crimini che ne minacciano la sicurezza nazionale, rimarrebbe seduto a guardare senza far niente", prosegue l'ambasciata. "Tali politici, che avevano denunciato gli atti di violenza e criminalità che hanno avuto luogo sul territorio italiano e avanzato proposte volte a rafforzare le misure legislative in materia di ordine pubblico, di fronte alle deliberate violazioni della legge da parte dei violenti di Hong Kong, che sfociano persino in crimini di separatismo, fingono invece di non vedere e non sentire", sottolinea l'ambasciata cinese.  "Il governo centrale cinese tutela la sicurezza nazionale attraverso una legislazione e garantisce la stabilità e la durata nel tempo del principio 'un Paese, due Sistemi', mantenendo la prosperità e la stabilità di Hong Kong. I suddetti politici, invece, applicano due pesi e due misure rispetto a quanto sta avvenendo a Hong Kong, mettendo in scena lo spettacolo cui abbiamo assistito con dispiacere", si aggiunge nella nota. "Gli affari di Hong Kong - conclude l'ambasciata - sono politica interna cinese, su cui i paesi esteri non hanno diritto di ingerenza. Nessuno deve sottovalutare la ferma determinazione del governo cinese e di 1,4 miliardi di cittadini cinesi nel tutelare la sovranità, la sicurezza e lo sviluppo nazionale". 

HONG KONG: SALVINI, 'OGGI MINACCE DALL'AMBASCIATA CINESE, NON MI FANNO PAURA'

"Ieri abbiamo manifestato davanti l'Ambasciata cinese e oggi l'Ambasciata cinese ha reagito con delle minacce, non mi mette paura qualche diplomatico...". Così il leade della Lega Matteo Salvini intervistato da Radio Radicale.

CINA, SALVINI E GIORGETTI: “L’AMBASCIATA CINESE PARAGONA L’ITALIA A PECHINO, MA È PEGGIO IL NOSTRO GOVERNO CHE TACE SU HONG KONG”

“L’Ambasciata cinese non si azzardi a paragonare la Cina all’Italia. A Pechino non esistono partiti alternativi a quello comunista, l’opposizione è imbavagliata, a Hong Kong vengono arrestati perfino i ragazzini con inaudita violenza. L’Ambasciata fa addirittura riferimento ai Decreti sicurezza, pur senza citarli espressamente: ricordiamo che in Italia le leggi sono approvate da un Parlamento democraticamente eletto e non ratificate dall’Assemblea nazionale del popolo piegata al Partito comunista. Più grave e vergognoso del comunicato del portavoce dell’Ambasciata cinese in Italia c’è solo il silenzio del nostro governo sui fatti di Hong Kong”. Lo dicono il leader della Lega Matteo Salvini e il responsabile del Dipartimento Esteri della Lega Giancarlo Giorgetti dopo la “Dichiarazione del portavoce dell'Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia in merito alle dichiarazioni di alcuni politici italiani su Hong Kong”.

HONG KONG: JOSHUA WONG, 'MONDO PARLI PIU' FORTE E DIFENDA DEMOCRAZIA'

"Sebbene presto le nostre voci non potranno più essere ascoltate, speriamo che il mondo parlerà più forte e difenderà la democrazia con sforzi più energici". A scriverlo su Twitter è Joshua Wong, uno dei principali leader del movimento per la democrazia a Hong Kong, dopo l'entrata in vigore della legge sulla sicurezza nazionale. "Pechino prova a mettere a tacere i dissidenti con la paura, ma la paura non ucciderà il nostro spirito di resistenza e la determinazione per la democrazia. Nonostante il costo elevato di esprimere apertamente il dissenso, decine di migliaia di residenti di Hong Kong sono scesi in strada, giurando di continuare la loro lotta e di non arrendersi mai", ha proseguito l'attivista sulla piattaforma di microblogging. "La nuova legge sulla sicurezza nazionale non riguarda solo i cittadini di Hong Kong ma anche i cittadini stranieri. Dato che i suoi termini sono definiti in modo vago, la legge è soggetta ad abusi o manipolazioni politiche", ha concluso.

HONG KONG: RAPPRESENTANTE DI TAIWAN IN ITALIA, 'PECHINO HA OLTREPASSATO IL LIMITE'

"Con questa legge Pechino ha oltrepassato il limite. Avrebbe dovuto tener fede a un impegno preso con il resto del mondo per altri ventisette anni, ma non lo ha fatto. E' bene capire che in questo modo si sta destabilizzando l'equilibrio del mondo democratico, che non è perfetto, certo, ma cosa c'è dall'altra parte? L'autoritarismo". Lo ha affermato al 'Foglio' il rappresentante di Taiwan in Italia, Andrea Sing-Ying Lee, commentando l'entrata in vigore a Hong Kong della contestata legge sulla sicurezza nazionale. "Hong Kong è parte del mondo democratico e liberale. Dall'altra parte c'è il mondo antidemocratico: la Corea del nord, il Venezuela, la Cina", ha spiegato l'ambasciatore, secondo il quale "la Cina si sta portando via un gioiello che era nella casa dei democratici, e se nessuno dice niente - e parlo delle tre potenze più coinvolte, l'America, l'Unione europea e il Giappone - allora vuol dire che lo stesso mondo democratico ha dei seri problemi, e soprattutto Hong Kong sarà per sempre ciò che ha iniziato a essere ieri". Secondo l'ambasciatore, Taiwan non può essere come Hong Kong, "per motivi geografici" e perché la Cina non ha "sufficienti" risorse militari: "noi abbiamo 300mila soldati e tre milioni di riservisti. E poi c'è il possibile coinvolgimento di altri Paesi. L'opzione militare è insomma inapplicabile, o comunque molto rischiosa per il Partito, ed è per questo che per settant' anni la Cina ha rispettato questa divisione".

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