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Esteri
India chiave degli equilibri globali: per Europa e Usa è l'anti-Cina

Perché l'India è la vera chiave degli equilibri globali

Se c'è un paese cruciale per capire gli equilibri globali futuri, questo è l'India. E sotto diversi punti di vista, compreso quello economico così come quello geopolitico. Quell'India dove giovedì 2 marzo è arrivata la premier Giorgia Meloni e dove si svolge il summit dei ministri degli Esteri del G20 è un paese protagonista di un'ascesa della propria rilevanza economica e diplomatica. Occupa anche una posizione speciale grazie alla sua storica politica di non allineamento che prosegue tutt'oggi, nonostante le spinte contrapposte e nonostante il fatto che gli Stati Uniti considerino la partnership con Nuova Delhi cruciale per contenere il vero rivale di lungo termine individuato dal Pentagono, vale a dire la Cina.

Numerosi analisti sostengono che questo sarà il decennio indiano. Nell'aggiornamento del World Economic Outlook di ottobre, il Fondo Monetario Internazionale ha confermato l'India come locomotiva del mondo con un Pil 2023 al 6,1% e al 6,8% il prossimo anno. Già nel 2022 è cresciuta più rapidamente della Cina. Nel 2022 si è confermato l'elevato tasso di crescita del 2021 con un Pil nominale pari a 3.534 miliardi di dollari e pro capite pari a 2.515 dollari.

Il paese è alle prese con una crisi di posti di lavoro causata dalla pandemia, soprattutto nell'economia informale, ma è ad ogni modo già ora tra le prime potenze commerciali del mondo. L'alta tecnologia rappresenta circa l'11% del totale delle esportazioni. L’India è il terzo paese al mondo per numero di start-up tecnologiche (circa 25.000 aziende fondate tra il 2011 e il 2021), dopo Stati Uniti e Cina; il valore complessivo dell’ecosistema indiano delle start-up è pari a circa 330 miliardi di dollari e impiega circa un milione di persone.  

Crescita economica e boom demografico

Non solo. Un altro vantaggio per l'India è la crescita demografica che continua ad ampliare un mercato già immenso, che si sta anche arricchendo rendendosi dunque più appetibile per le esportazioni e produzioni internazionali ad alta qualità. Quest'anno dovrebbe compiersi lo storico sorpasso ai danni della Cina, con l'India che diventerà così la nazione più popolosa del mondo. Un episodio che anche a livello simbolico viene percepito dall'India come una grande opportunità di veder crescere il proprio ruolo sulla scena regionale e globale.

Ma il ruolo dell'India è determinante anche sul fronte strategico. Non siamo ai tempi della guerra fredda e della netta divisione in due blocchi, ma di certo la guerra in Ucraina ha contribuito a esacerbare gli animi e a proporre una separazione più o meno artefatta tra democrazie liberali e autocrazie. I legami tra Russia e Occidente sono stati in larga parte recisi, mentre ora si rischia di arrivare a un parziale disaccoppiamento anche con la Cina.

L'India, come sua tradizione, è finora riuscita a stare nel mezzo. Da una parte è membro del Quad, la piattaforma quadrilaterale che include anche Usa, Giappone e Australia che collabora in particolare sul fronte della sicurezza e che qualcuno immagina o immaginava come una potenziale versione asiatica della Nato. Dall'altra parte, l'India fa anche parte dei Brics insieme a Cina e Russia, così come dell'Organizzazione della cooperazione di Shanghai, organismo intergovernativo che comprende ancora una volta Pechino e Mosca, oltre alle ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale e (da quest'anno) anche l'Iran. Non esattamente una compagnia di quelle gradite a Washington e ai suoi alleati.

Gli Usa puntano sull'India anti Cina, ma Nuova Delhi continua il suo non allineamento

Non è tutto. L'India ha stretto numerosi accordi di difesa con diversi paesi asiatici, dal Vietnam al Giappone fino all'Australia. Ma allo stesso tempo continua a importare armi dalla Russia, tradizione che viene portata avanti da diversi decenni e che non è stata certo interrotta dalla guerra in Ucraina che il premier Narendra Modi non ha d'altronde nemmeno mai apertamente condannato. Anzi, l'India ha incrementato in modo esponenziale le importazioni di petrolio e gas dalla Russia, fornendo dunque sostegno economico a Mosca.

Nonostante questo, in pochi tra Usa ed Europa si sono lamentati. Questo perché in molti paesi vedono nell'India un'opportunità commerciale, con tanti che vorrebbero aumentare le esportazioni e riequilibrare la bilancia dell'interscambio, come per esempio l'Italia. Ma anche e soprattutto perché gli Usa individuano nell'India uno dei pilastri della loro strategia dell'Indo-Pacifico. E sperano piano piano di tirare fuori Nuova Delhi dalla sua tradizionale ambiguità (o meglio non allineamento) in politica estera.

Le cronache degli ultimi giorni dicono per esempio che l'India è vicina all'approvazione di un accordo per l'acquisto di droni armati ad alta quota dagli Stati Uniti, nel tentativo di contrastare una posizione cinese più assertiva sul confine himalayano conteso. L'acquisto dei droni avanzati MQ-9B - dotati di capacità di guerra antisommergibile e di missili da attacco terrestre e antinave - aumenterebbe anche gli sforzi di sorveglianza della marina indiana nell'Oceano Indiano, dove la presenza navale della Cina è cresciuta molto negli ultimi anni.

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