Iran, Nevada, Togo, Amburgo: le elezioni del weekend 21-23 febbraio
DOVE SI VOTA NEL MONDO/ Alle primarie democratiche Usa ultima chance per Biden. Nella città-stato tedesca, feudo Spd, previsto un boom dei Verdi
Le Elezioni con la E maiuscola del 2020 sono quelle degli Stati Uniti. Ma oltre a quello che accadrà Oltreoceano il prossimo 3 novembre, l'anno che comincia presenta altri importanti, se non cruciali, appuntamenti elettorali. Ogni settimana una panoramica sulle elezioni in agenda, dall'Europa all'Asia, dall'Africa al Sudamerica, dai Caraibi al Pacifico.
Elezioni 2020: Usa? Certo, ma non solo. Dove si vota nel mondo. La mappa
Venerdì 21 febbraio: Iran, elezioni parlamentari
Venerdì 21 febbraio elezioni in Iran. Circa 58 milioni di cittadini sono chiamati a eleggere il nuovo Majlis, il Parlamento della Repubblica islamica. E si tratta di una sorta di derby interno tra conservatori, dopo che numerosi candidati riformisti sono stati estromessi dal voto. D'altronde, l'approccio durissimo di Donald Trump nei confronti di Teheran non ha fatto altro che rafforzare i "falchi" all'interno del sistema politico iraniano, dopo che il presidente Hassan Rohani aveva ricevuto il mandato nel 2013 di aprire le porte all'occidente. Mandato raccolto con lo storico accordo sul nucleare con Barack Obama, poi però cancellato dall'amministrazione Usa successiva. Il raid di Baghdad nel quale è rimasto ucciso il generale Soleimani è stato il colpo di grazia al riformismo iraniano. Il voto parlamentare potrebbe incoronare Qalibaf come nuovo speaker del parlamento, con vista sulle elezioni presidenziali del 2021, dove i falchi dovrebbero completare la "riconquista" delle istituzioni politiche. (LEGGI QUI))
Sabato 22 febbraio: Togo, elezioni presidenziali
Sabato 22 febbraio si svolgono le elezioni presidenziali in Togo. Faure Gnassingbé dovrebbe ottenere senza particolari problemi il suo quarto mandato. D'altronde il paese dell'Africa occidentale, affacciato sul golfo di Guinea, è guidato dalla dinastia Gnassingbé ininterrottamente dal 1967, cioè da quanto il generale Eyadéma Gnassingbé giunse al potere con un colpo di Stato, sette anni dopo la fine del periodo coloniale francese. Dal 1991 ha aperto al multipartitismo, ma fu eletto presidente tre volte prima di cedere, solo dopo la morte, lo "scettro" al figlio Faure. Gli sfidanti sono numerosi, sei, e per questo deboli. Il più agguerrito sembra l'ex primo ministro Jean-Pierre Fabre, che aveva presentato un ricorso contro la quarta candidatura di Gnassingbé. Ricorso respinto dalla Corte costituzionale. Anzi, Gnassingbé potrebbe anche ripresentarsi persino nel 2025 per un quinto mandato dopo la modifica alla costituzione degli anni scorsi.
Sabato 22 febbraio: Nevada, primarie Democratiche in Usa
Sempre sabato 22 febbraio, in programma anche il terzo importante appuntamento per le primarie democratiche in vista di Usa 2020. Dopo la vittoria a sorpresa di Pete Buttigieg in Iowa e il successo di Bernie Sanders in New Hampshire, è il turno del Nevada. Negli scorsi giorni c'è stato un nuovo dibattito televisivo nel quale gli sfidanti si sono confrontati senza esclusione di colpi. Elizabeth Warren, in difficoltà nelle prime due uscite alle primarie, è sembrata la più convincente. Anche gli altri candidati si sono scagliati con la new entry Michael Bloomberg, il multimiliardario ex sindaco di New York che vorrebbe diventare il candidato moderato, superando lo spento Joe Biden.
Domenica 23 febbraio: Germania, elezioni locali ad Amburgo
Domenica 23 febbraio si vota ad Amburgo, che fa da Land (regione) a sé. Amburgo è la seconda città più popolosa della Germania dopo la capitale Berlino, e città non-capitale più popolosa dell'Unione europea. Il suo porto è il maggiore della Germania e il secondo nell'Unione europea. La città, che ospita il Tribunale internazionale del diritto del mare. E' da sempre un importante feudo dei socialdemocratici che, secondo i sondaggi, dovrebbero riuscire a tenere insieme alla Cdu. Ma entrambi i partiti tradizionali sono dati in calo, con la contemporanea grande ascesa dei Verdi. Si tratta di un test importante per la tenuta della Grosse Koalition di Angela Merkel, dopo che l'erede della cancelliera Annegret Kramp-Karrenbauer, ha abbandonato il suo ruolo alla guida del partito.
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