La scomparsa di Fidel Castro e l'incognita Trump
La scomparsa di Castro segna un punto di rottura nella storia del mondo e non tanto per il peso politico di Cuba che è stato ed è comunque limitato ma per quanto egli ha rappresentato come ideologia portando il punto di confronto tra capitalismo e comunismo nei caraibi.
Castro e il suo compagno rivoluzionario, Che Guevara, hanno rappresentato contemporaneamente molte cose tra cui il ribellismo di un'intera generazione e un modello di vita.
Il comunismo è fallito come ideologia e soprattutto nella sua applicazione pratica ma il modello cubano resterà nella storia proprio perché diverso dagli altri due "comunismi": quello "freddo" sovietico terminato all'inizio degli anni '90 del XX secolo e quello capitalista cinese che per sopravvive è dovuto divenire spurio.
Castro con i suoi "barbudos" ha rappresentato una costante spina nel fianco del capitalismo non tanto -come detto- per la sua potenza intrinseca che è rimasta comunque limitata anche nel periodo sovietico quanto per la vicinanza geografica con il modello stesso del capitalismo mondiale e cioè gli Stati Uniti che solo da poco avevano avviato un processo di riappacificazione con l'amministrazione Obama.
Ora in meno di un mese i due inquilini sono cambiati: Castro e Obama non ci sono più.
La domanda naturale che sorge è come si comporterà il Presidente eletto Trump con Cuba adesso guidata pienamente dal fratello Raul che verosimilmente si troverà a fronteggiare potenti spinte interne.
Trump è un "isolazionista" e cioè -come tutti i Presidente repubblicani- poco incline ad intervenire fuori dei suoi confini ma il nuovo capo della Casa Bianca ci ha già abituato a repentine e clamorose ribalte che potrebbero verificarsi anche in questo frangente.
Sta di fatto che con Castro scompare l'ultima vestigia del comunismo classico del XX secolo restando ancora sulla scena un solo attore, quel Michail Gorbaciov che anch'esso ha cambiato il corso della storia.