Esteri
Tragedia greca: Merkel 10 e lode, 2 a Renzi. Zero a Tsipras...

Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Alla fine, salvo colpi di scena, tra la Grecia e i creditori sarà accordo. L'ultimo piano di Tsipras ha convinto l'Unione europea e Atene non dovrebbe tornare alla dracma restando quindi all'interno della Zona dell'euro. Affaritaliani.it traccia un bilancio cercando di capire chi ha vinto e chi ha perso nella tragedia greca.
Angela Merkel: voto 10 e lode. La ragazza venuta dall'Est è la vincitrice numero uno. Lei ha voluto il piano del 26 giugno, lei ha detto aspettiamo il referendum quando Tsipras voleva rimangiarsi tutto e lei ha messo alle strette Atene obbligandola a misure ancora più dure di quelle dell'Eurogruppo. La Cancelliera sa il fatto suo, non ci sono dubbi. E ha imparato perfettamente la lezione del suo padre politico, Helmut Kohl, che nel 1990 costrinse la ex Germania dell'Est a una cura lacrime e sangue. La Merkel, che proprio nella Ddr è cresciuta, ha vissuto quei mesi in prima linea ed ha applicato le stesso criterio con la Grecia. Un successo. Non ci sono dubbi, Deutschland über alles.
Yanis Varoufakis: voto 8,5. L'ex ministro delle Finanze greco, sex symbol in Germania, ha avuto la dignità di dimettersi (scelta forse obbligata) prima di avallare un piano che smentisce le promesse elettorali di Syriza. Ha tenuto testa ai partner europei, ha usato parole grosse e se ne è andato prima della capitolazione. Resterà nei libri di storia il suo tweet a commento delle dimissioni: "porterò il disgusto dei creditori", come se fosse un onore (e per certi versi lo è) non aver piegato la testa. Non ci dimenticheremo di lui.
François Hollande: voto 6,5. Il presidente francese è stato un co-attore in questa vicenda. Non ha mai dato le carte ma è sempre stato in prima linea. Ha usato tutta la sua influenza sulla Merkel per ammorbidire la posizione di Berlino e in parte ci è anche riuscito. Non sarà certo lui il padre dell'accordo ma potrà sempre dire che la Francia, dietro la Germania, ha un ruolo di centralità in Europa. Sta tra quelli che contano. E non è poco.
Wolfgang Schäuble: voto 6 meno. Il falco tedesco stavolta vola basso. Fosse stato per lui la Grecia, probabilmente, sarebbe uscita dall'euro. A calci. Stavolta la Merkel non gli ha dato retta, almeno non fino in fondo. Il ministro delle Finanze tedesco, comunque, con la sua rigidità ha portato a casa un piano, quello greco, perfino più duro di quello dell'Eurogruppo bocciato dai cittadini ellenici. Non gli è andata poi così male.
Mario Draghi: voto 5. Il grigio presidente della Banca Centrale Europea è stato ai margini della trattativa, defilato. Si è limitato a svolgere il suo compitino interpretando alla lettera il suo ruolo di numero uno dell'Eurotower. Non si è schierato troppo, forse per paura di essere attaccato dai falchi della Bundesbank. E' stato discreto e preciso, nulla di eccezionale. Un perfetto funzionario. O, come ha detto Edward Luttwak ad Affaritaliani.it, "un perfetto capo parcheggio della sede di Washington della Federal Reserve".
Matteo Renzi: voto 2. Assente. Semplicemente assente. Il presidente del Consiglio, oltre a giocare in conferenza stampa a Berlino prima del referendum chiamando la Merkel "Angela" e Hollande "François" (come se fossero sua zia e suo cugino di Prato), non ha avuto alcun ruolo nella partita della Grecia. Ha tenuto come spesso accade un piede in due scarpe, un po' con la Merkel e un po' con Tsipras. Dopo l'incolore semestre italiano di presidenza Ue, per l'ennesima volta l'Italia ha fatto la comparsa nella principale crisi che l'Eurozona ha vissuto dalla sua nascita. Meglio tornare al Nazareno e ai patti semi-segreti con Verdini e Berlusconi sulle riforme.
Alexis Tsipras: voto 0. Il premier greco doveva spaccare tutto. Doveva insegnare la democrazia al resto d'Europa. Doveva piegare la Germania della Merkel. Alla fine, non avendo il coraggio di rompere definitivamente e tornare alla dracma, si è piegato presentando un piano perfino peggiore di quello dell'Eurogruppo. Non a caso l'ala sinistra di Syriza è in rivolta e in patria molti lo accusano di tradimento. La stella cometa della sinistra italiana ed europea è già tramontata. Un po' di colore, molta retorica ma alla fine il solito "ya" alle richieste della solita Germania. Quantomeno incoerente e pavido. Forse anche doppiogiochista. Una delusione totale.