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Esteri
Privacy, anche il Texas contro lo strapotere di Facebook

Facebook chiamata in causa dal Texas per violazione della privacy

"Il capitalismo senza concorrenza non è capitalismo. È sfruttamento” con queste parole qualche mese fa il presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, aveva firmato un ordine esecutivo,con un sostegno bipartisan, teso a rimodellare la  concorrenza negli Stati Uniti. L’obiettivo, non dichiarato ma evidente, era di bloccare potenziali pratiche anti-concorrenziali soprattutto delle Big Tech. L’ordine è una vera e propria rivoluzione con un grande numero di cambiamenti riorganizzativi sulle funzioni degli organismi di controllo che hanno cominciato a toccare ben dodici agenzie federali, con in testa  la Federal Trade Commission. Ed ora uno stato repubblicano come il Texas si sta muovendo nella medesima direzione. Il procuratore generale Paxton ha infatti intentato una causa contro Metaverso, la nuova società di Facebook, per presunta raccolta di dati biometrici(una scansione della retina o dell'iride, impronte digitali, impronta vocale o registrazione della geometria della mano o del viso) senza il consenso degli interessati.

Facebook e la raccolta di milioni di dati biometrici

Il social network, che già era stato accusato di pratiche contestate, tra le quali non aver moderato adeguatamente i messaggi di odio sulla propria piattaforma, avrebbe violato la legge statale sui dati. La legge  infatti difende la privacy dei consumatori e vieta di commercializzare le informazioni all'insaputa dell'utente. Paxton ha inoltre affermato che la società avrebbe anche condiviso i dati con terze parti e non avrebbe distrutto le informazioni in un tempo ragionevole. Facebook, si legge nella motivazione della causa, avrebbe archiviato "milioni di dati biometrici" contenuti in foto e video caricati sul social network dagli utenti. "Facebook ha sfruttato le informazioni personali di utenti e non utenti allo stesso modo per far crescere il suo impero e realizzare profitti straordinariamente storici, e lo avrebbe fatto miliardi di volte, in flagrante violazione del Texas Data Act e delle pratiche commerciali ingannevoli.

Facebook e le pratiche commerciali ingannevoli

"Facebook non utilizzerà più gli utenti e i loro figli a scopo di lucro a scapito della sicurezza e del benessere delle persone-ha affermato Paxton-Questo è un altro esempio di pratiche commerciali ingannevoli delle Big Tech e deve essere interrotto. Continuerò a lottare per la privacy e la sicurezza dei texani". La risposta dell’azienda non si è fatta attendere “La causa del procuratore generale è infondata. Continueremo a difenderci vigorosamente”. Ma, nell’ultimo analogo contenzioso, una class action nell'Illinois di un anno fa, Facebook è stata costretta a pagare 650. milioni di dollari.Per i 20 milioni di utenti di FB del Texas Paxton ha chiesto un risarcimento “miliardario”. In assenza di una legge federale sui dati, molti stati hanno emanato leggi proprie sulla privacy, sui contenuti e l'antitrust. Ed è anche per questo che in questa ultima causa Facebook potrebbe essere costretta davvero a pagare una multa “ miliardaria”.

 

 

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