Esteri
"Alta tensione tra Cina e Giappone? A Taiwan nessun conflitto a breve: Tokyo non è pronta, Pechino sta solo testando il terreno"
Parla l’esperto dell’ISPI, Guido Alberto Casanova

“Taiwan? Nessuna guerra imminente: il Giappone non è pronto e la Cina testa il terreno”
La tensione tra Cina e Giappone continua a crescere. Droni cinesi sorvolano Taiwan, Tokyo fa decollare i propri caccia e la domanda è inevitabile: l’Asia orientale rischia davvero un nuovo conflitto militare? A fare chiarezza è Guido Alberto Casanova, Junior Research Fellow presso l’ISPI Asia Centre, che ai microfoni di Affaritaliani smonta l’allarmismo di una guerra imminente: “Il Giappone non desidera aumentare la tensione, e neppure la Cina, ancora non pronta a intervenire militarmente a Taiwan”.
Dopo il sorvolo di droni cinesi tra Taiwan e le isole giapponesi meridionali, il Giappone ha fatto decollare i propri caccia. Quanto è reale il rischio che la tensione tra Cina e Giappone sfoci in un conflitto militare?
“Nonostante la tensione tra Cina e Giappone sia aumentata nell'ultima settimana, ritengo piuttosto improbabile che sfoci in un conflitto aperto tra i due paesi, per diversi motivi. Dal lato cinese, negli ultimi anni le forze armate sono state soggette a intense purghe da parte della dirigenza del Partito, quindi dal punto di vista militare la Cina è ancora in fase di assestamento. Nonostante un parallelo ammodernamento dell’arsenale, la Cina non è ancora pronta a intervenire militarmente a Taiwan.
Dal lato giapponese, invece, non c’è al momento intenzione di alzare il confronto. Nei giorni scorsi, mentre le tensioni erano elevate, il governo di Tokyo ha inviato un emissario del ministero degli Esteri a Pechino per cercare di chiarire la situazione e calmare le acque. Inoltre, in Giappone si è appena insediato un nuovo governo guidato da Takaichi, alla propria prima esperienza, che sta ancora prendendo le misure e ha bisogno di tempo tecnico per consolidare il proprio ruolo.
In sintesi, il Giappone non desidera aumentare la tensione, anche se la questione di Taiwan resta una linea rossa per molti paesi della regione. Ogni escalation attorno allo stretto di Taiwan comporta quindi un rischio implicito, ma al momento non vedo la determinazione da parte degli attori coinvolti di spingersi verso un conflitto”.
La premier Takaichi ha parlato di Taiwan come di una minaccia esistenziale per il Giappone, e Pechino risponde che qualsiasi intervento giapponese incontrerebbe una ferma reazione. Siamo di fronte a un cambio reale della dottrina di sicurezza del Giappone?
“No, le parole di Takaichi sono prevedibili e coerenti con la legislazione sulla sicurezza del 2015. All’epoca fu reinterpretato l’articolo 9 della costituzione pacifista, permettendo al Giappone l'auto-difesa collettiva a fianco dei propri alleati. Prima del 2015, il Giappone poteva intervenire solo se il suo territorio fosse stato direttamente attaccato. Con la reinterpretazione, ora può sostenere gli alleati in aree di interesse strategico, come Taiwan, situata a poco più di 100 km dalle coste meridionali giapponesi, nel caso esplicito in cui la sopravvivenza del Giappone fosse minacciata.
Il discorso di Takaichi al Parlamento la settimana scorsa fa riferimento proprio a questa possibilità, quindi non si tratta di un cambio radicale di strategia, ma di un tentativo da parte del governo di allineare la propria posizione su Taiwan con la legislazione vigente”.
Con il rifiuto di Pechino di incontrare Takaichi al G20 e i toni durissimi dell’Ambasciata cinese, come legge la Cina il ruolo del Giappone nel possibile scenario di un conflitto su Taiwan?
“Il Giappone sarebbe coinvolto principalmente per la presenza di circa 50.000 militari statunitensi nelle isole meridionali, nella prefettura di Okinawa, che probabilmente entrerebbero in un conflitto a sostegno di Taiwan in caso di invasione cinese. Dal punto di vista cinese, questo renderebbe il Giappone un bersaglio legittimo, o perlomeno le basi statunitensi presenti sul suo territorio.
Per questo, la Cina ritiene che il Giappone non possa rimanere neutrale in un conflitto tra Stati Uniti e Cina per Taiwan. Le dichiarazioni recenti e la dimostrazione di forza da parte cinese servono a testare il terreno, segnalando l'alto costo politico e militare di un eventuale intervento giapponese al fianco degli Stati Uniti e cercando di dissuadere Tokyo dal sostenere pienamente Washington”.
