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Esteri
Taiwan, Usa e Cina flirtano con lo scontro. Da Biden a Taipei 1,1 mld di armi

Biden pronto ad armare Taiwan: verso la vendita di armi per 1,1 miliardi di dollari

Nancy Pelosi, le esercitazioni militari cinesi più vaste di sempre, la rottura dei canali di comunicazioni operata da Pechino, il transito di due navi da guerra americane nello Stretto. E ora la possibile vendita di armi per 1,1 miliardi di dollari da parte degli Stati Uniti. A Taiwan si gioca sempre più pesante e i rischi di un confronto diretto o di un incidente aumentano, vista la rispettiva sfiducia tra le parti nelle intenzioni dell'altra. 

Secondo quanto riporta Politico, l'amministrazione Biden intende chiedere formalmente al Congresso di approvare una vendita di armi a Taiwan per un valore stimato di 1,1 miliardi di dollari, che comprende 60 missili antinave e 100 missili aria-aria. La notizia giunge mentre la Cina continua a inviare quotidianamente navi da guerra e aerei nello Stretto e oltre la "linea mediana", il confine non ufficiale sullo Stretto che Pechino non ha mai riconosciuto ma che ha ampiamente rispettato tra il 1999 e il luglio scorso, prima della visita di Pelosi e dell'erosione dello status quo.

Il pacchetto, ancora in fase di definizione, comprenderebbe 60 missili AGM-84L Harpoon Block II per 355 milioni di dollari, 100 missili tattici aria-aria AIM-9X Block II Sidewinder per 85,6 milioni di dollari e 655,4 milioni di dollari per l'estensione del contratto per i radar di sorveglianza. I missili Sidewinder serviranno ad armare i caccia F-16 di Taipei prodotti negli Stati Uniti. 

L'escalation sullo Stretto fra Usa e Cina

Una volta che l'amministrazione Biden avrà formalizzato la notifica, il presidente democratico e il rappresentante repubblicano della Commissione per le Relazioni Estere del Senato e della Commissione per gli Affari Esteri della Camera dovranno approvare la vendita prima che possa essere finalizzata. È probabile che i legislatori approvino la vendita, ma il processo potrebbe trascinarsi a causa della pausa congressuale in corso.

Si tratterà in ogni caso di una mossa che provocherà prevedibili reazioni da parte di Pechino, che nel frattempo secondo osservatori starebbe muovendo 7 navi anfibie dalla loro normale collocazione nel mar Giallo verso sud, probabilmente nel Fujian, la provincia di fronte a Taiwan. Possibili nuove esercitazioni militari nello Stretto, che diventa sempre più affollato e pieno di insidie.

I test condotti da Pechino in risposta alla visita di Pelosi hanno avuto l'obiettivo di mostrare la capacità dell'esercito cinese di circondare l'isola e bloccarne i rifornimenti. Sono stati anche lanciati dei missili balistici direttamente sopra l'isola, per la prima volta. Invece che abbassare le tensioni, però, si rischia che queste si alzino ulteriormente per un obiettivo (Taiwan, appunto) che non è negoziabile né da Washington né da Pechino.
 

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