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Esteri
Trump rinuncia a visitare FBI, "non è benvenuto"

Potrebbero accoglierlo con un gelido silenzio, meglio non andare: sembra che il presidente americano Donald Trump abbia abbandonato l'idea di visitare il quartier generale dell'FBI, dopo il licenziamento improvviso del direttore James Comey. Secondo NBC, che cita fonti interne all'amministrazione, sarebbero stati gli agenti dello stesso Bureau a far cambiare idea alla Casa Bianca, spiegando che il presidente non avrebbe ricevuto un caloroso benvenuto. La notizia che Trump stesse considerando una tappa nella sede dell'FBI era stata anticipata dalla portavoce Sarah Huckabee Sanders. Rispondendo a un giornalista che gli chiedeva informazioni riguardo a una possibile visita, ha detto: "Credo probabilmente nei prossimi giorni". Ma forse e' ancora troppo presto. Lo shock e lo stordimento seguito alla rimozione di Comey, molto popolare tra i suoi agenti, e' ancora vivo. Alcuni di loro avrebbero confidato che, nonostante abbiano votato per lui a novembre, questa volta non sarebbe stato accolto con applausi e sorrisi. "Penso che si sentano ancora fedeli a Comey", ha detto un fonte citata ancora dalla NBC.

 

Trump: quando licenziai Comey pensavo a "quella 'cosa' russa"
 

Il presidente americano Donald Trump ha dichiarato che pensava a "quella 'cosa' russa con Trump" quando ha deciso di licenziare il direttore dell'Fbi, James B. Comey, l'uomo che era alla guida dell'inchiesta sulle interferenze di Mosca nelle elezioni americane. Parole che contraddicono clamorosamente la versione iniziale degli eventi da parte della Casa Bianca. In un'intervista all'emittente Nbc News, il presidente americano ha ammesso per la prima volta di aver pensato alle indagini dell'Fbi sulla sua amministrazione e i legami con Mosca nel decidere di licenziare Comey. "E infatti, quando ho deciso di farlo, ho detto a me stesso, 'sai, questa cosa russa con Trump e la Russia e' una storia costruita', e' una scusa dei Democratici per aver perso le elezioni che avrebbero dovuto vincere", ha detto candidamente Trump. In precedenza la Casa Bianca aveva sostenuto che Trump aveva agito solo dopo che il procuratore generale, Jeff Sessions, e il suo vice, Rod J. Rosenstein, erano andati da lui e gli avevano raccomandato che Comey fosse allontanato a causa della sua gestione nelle indagini sulla vicenda delle e-mail di Hillary Clinton alla vigilia del voto. Ma incalzato da Lester Holt nell'intervista Trump aggiunge che non furono le raccomandazioni di Sessions e Rosenstein a spingerlo: "Avevo intenzione di licenziare Comey, avevo intenzione di farlo indipendentemente da raccomandazioni". E dunque, a quasi 72 ore dal clamoroso licenziamento, non sembra destinata a placarsi la polemica su quella decisione, considerato che da Washington arrivano dichiarazioni spesso contraddittorie. Trump ha ripetuto anche che Comey gli aveva detto che non era "sotto inchiesta" durante un cena in cui i due discussero del suo futuro al comando dell'Fbi; e poi lo ha criticato pesantemente e con toni inusualmente aspri, descrivendolo come "un fanfarone", uno che "si pavoneggia", e che avrebbe lasciato l'Fbi in una "tempesta politica". 

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