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Esteri
Covid19,governi vs libertà di parola. Boom di richieste di rimozione a Twitter

La libertà di cinguettare è sotto attacco. Twitter ha ricevuto un numero record di richieste per rimuovere post e contenuti. Mittenti delle richieste? I governi. Bersaglio? I giornalisti. Alla faccia della libertà di espressione. Complice il Covid-19, le pressioni degli esecutivi di tutto il mondo contro le fake news (vere o presunte) si è intensificato, con qualcuno che direbbe che è aumentato lo spazio per possibili derive autoritarie.

Il report di Twitter: nel 2020 aumentano le richieste di rimozione avanzate dei governi

Secondo un report interno di Twitter, visionato da Reuters, nel 2020 c'è stato un netto aumento delle richieste dei governi di cancellare tweet postati da giornalisti e media. Secondo i dati del social creato da Jack Dorsey, 199 accounti di giornalisti e media sono stati oggetto di 361 azioni legali e richieste di rimozione nella seconda metà del 2020. Un aumento del 26% rispetto alla prima metà dell'anno. In totale, Twitter ha ricevuto 14 mila e 500 richieste di informazione tra il 1° luglio e il 31 dicembre 2020, con 38 mila e 500 richieste legali di rimozione. Nel 29% dei casi, quasi uno su tre, la richiesta è stata accolta.

India al primo posto per richieste di rimozione, Stati Uniti al secondo

Non è stata diffusa la lista dei paesi e dei governi che hanno avanzato le richieste, ma osservando quanto accade non è difficile immaginarne qualcuno. Quello che è certo è che l'India è la fonte principale di queste richieste. Segnale della svolta autoritaria del governo nazionalista del primo ministro Narendra Modi, che ha fronteggiato le proteste dei contadini degli ultimi mesi con l'ennesimo giro di vite sui diritti. Al secondo posto gli Stati Uniti, che già con la vicenda di Donald Trump hanno chiarito di non essere esattamente un eldorado del diritto di parola sui social.

Stretta sui diritti e svolta autoritaria dei governi con il Covid-19

Anche perché i sovranismi digitali e la stretta sui social sono pratiche che si stanno diffondendo un po' ovunque. In questi giorni, Cuba ha iniziato a impedire l'accesso a Facebook e ad app di messaggistica come Telegram dopo l'avvio delle proteste contro il regime. Il mese scorso la Nigeria ha bannato Twitter dal paese e ha ordinato a televisioni e radio di non utilizzare quello strumento per raccogliere informazioni. Ma tanti altri governi in giro per il mondo hanno limitato i diritti, per esempio in Sud-Est asiatico ma anche in Europa, dove la Spagna sta lavorando a una nuova legge di sicurezza nazionale molto discussa che limita diverse libertà, compresa quella alla proprietà privata in tempo di emergenza.

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