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Esteri
Ucraina, Berlusconi ricattato da Weber: annullato perfino il diritto di parola
Manfred Weber, presdiente del Ppe, e Antoni Tajani, coordinatore di Forza Italia

Ucraina, le vendette del PPE: Berlusconi ricattato da Weber

I fatti sono noti. Silvio Berlusconi qualche giorno fa ha detto a proposito del leader ucraino Zelensky: "Giudico molto, molto negativamente il comportamento di questo signore. Se fossi stato premier non lo avrei incontrato". Poiché Forza Italia fa parte della maggioranza che sostiene Giorgia Meloni che a sua volta sostiene proprio Zelensky e la guerra in Ucraina, le parole sono deflagrate in tutto il mondo provocando turbamenti e tentennamenti nell’establishment ma anche nel governo, visto che Palazzo Chigi ha dovuto replicare a stretto giro di posta dicendo che il sostegno morale e materiale all’Ucraina dell’Italia non è messo in discussione.

Ma Manfred Weber, “teteskone ti Germania” e presidente del PPE, ha subito controreplicato: "A seguito delle affermazioni di Silvio Berlusconi sull'Ucraina abbiamo deciso di annullare le nostre giornate di studio a Napoli. Il supporto per l'Ucraina non è facoltativo". Insomma, siamo al ricatto. “Il pallone è mio e me lo porto via e tu non giochi più”. Ma ad Arcore è girata la mosca al naso, come si suol dire, e subito è arrivata la contro-contro replica: “Con il mondo sull'orlo di una guerra nucleare tra Russia e i Paesi della Nato io vengo criticato perché sto chiedendo che insieme ai sostegni per l'Ucraina, da sempre condivisi e votati da Forza Italia, si apra immediatamente un tavolo per arrivare alla pace. Questo è un dovere per un partito come il Ppe". 

Quello che rischia di fare la fine di San Sebastiano, “infrecciato” contemporaneamente sia da Berlusconi che da Weber, è però il povero ministro degli Esteri Antonio Tajani che deve mediare tra due fronti opposti ed in effetti Weber ha tenuto a precisare di avere ancora stima e fiducia di lui: "Proseguiamo la collaborazione con il governo italiano sui temi dell'Ue”. E dire che Weber era considerato un amico dal Cavaliere che solo la scorsa estate scriveva: "Ho ricevuto oggi l'amico Manfred Weber", mentre Weber replicava: "Gli elettori votino per Forza Italia, per coloro che credono in un forte processo di integrazione europea".

Questo appunto solo sei mesi fa. Allora Tajani ha twittato a scanso di equivoci: "Berlusconi è Forza Italia, Forza Italia è Berlusconi: non condivido perciò la decisione di rinviare la riunione di Napoli, anche perché Berlusconi e Forza Italia hanno sempre votato come il Gruppo Ppe sull'Ucraina come dimostrano gli atti del Parlamento europeo". Insomma una situazione spinosa e complessa che però fa riflettere. Il convegno di Napoli in vista delle Europe 2024 si doveva tenere dal 7 al 9 giugno ed erano attesi tutti gli eurodeputati del PPE (ricordiamo che è il primo gruppo a Strasburgo) e anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Insomma tutti pezzi grossi, pezzi da 90.

La censura si è abbattuta su Silvio Berlusconi i cui legami con la Russia e personali con Vladimir Putin sono ben noti. Se però non si fa come dice Bruxelles o Strasburgo si viene immediatamente bacchettati e viene tolto addirittura il diritto di parola. Si chiama mainstream, si chiama Pensiero Unico, si chiama Deep State. Ha fatto bene Berlusconi a fare sentire la sua voce dissenziente visto che quello che accade nel PPE ha riflessi anche per Forza Italia. Infatti al Cavaliere è ben chiara la manovra di avvicinamento al PPE che Giorgia Meloni sta facendo, lei che è la leader dl partito dei Conservatori e Progressisti europei, partito marginale nel Vecchio Continente. Dunque il fondatore di Forza Italia rischia non solo la libertà di parola ma rischia anche di rimanere stritolato nella tenaglia della Meloni e di Weber ed a fine dei giochi potrebbe perdere anche il supporto del PPE e trovarsi isolato in Europa.

Tuttavia Berlusconi i mezzi per vincere questa partita -che è principalmente interna al governo italiano- ce li ha. Basterebbe ricordare alla premier la sua antica e strettissima amicizia con Viktor Orban a sua volta amico di Putin e basterebbe ricordare alla Meloni che solo un anno fa era anti-europeista e vicino ideologicamente alla Russia, prima della svolta atlantica. Basterebbe che Salvini si “ricordasse” di quando girava per la Piazza Rossa con la maglietta con la faccia di Putin. Basterebbe che Mediaset smettesse di aiutare i nemici interni. Basterebbe questo per riequilibrare la situazione e trattare anche gli equilibri nel centro – destra.

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