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Esteri
Usa 2016, l'Fbi "assolve" la Clinton: "Hillary non verrà incriminata"

La posizione dell'Fbi su Hillary Clinton non cambia: la candidata democratica non rischia un'incriminazione per la gestione di informazioni top secret quando, nelle vesti di segretario di Stato, aveva usato un indirizzo di posta elettronica e server privati. Come a luglio, l'Fbi non ha trovato gli estremi per incriminare Clinton dopo il ritrovamento - annunciato il 28 ottobre scorso - di email che avrebbero potuto essere rilevanti nell'ambito dell'indagine chiusa d'estate senza alcuna incriminazione e relativa all'uso di un account email privato durante gli anni di Clinton a capo della diplomazia Usa. Ad annunciarlo al Congresso, rimuovendo un elemento di incertezza nella corsa dell'ex first lady verso la conquista della Casa Bianca, è stato il direttore della polizia federale James Comey, lo stesso che a 11 giorni dalle elezioni presidenziali aveva annunciato il ritrovamento di email che potenzialmente potevano mettere nei guai Clinton e che aveva certamente innervosito i mercati finanziari. Nella settimana successiva all'annuncio di quel ritrovamento, l'S&P 500 ha perso l'1,9%, il Dow Jones ha ceduto l'1,5% e il Nasdaq ha lasciato sul terreno il 2,8%. Per l''indice benchmark, il venerdì precedente le elezioni ha rappresentato la nona seduta di fila in calo ossia la serie temporale negativa più lunga dal dicembre 1980. Nella notte della domenica successiva, i future dell'S&P 500 hanno iniziato a correre non appena è arrivata la notizia dell' "assoluzione" di Clinton. Così hanno fatto il dollaro e il peso messicano, il barometro di queste elezioni.

In una lettera scritta domenica 6 novembre ai legislatori americani, Comey ha spiegato che "in base alla nostra analisi, non abbiamo cambiato la nostra conclusione raggiunta a luglio in merito al segretario Clinton". La polizia federale ha passato al vaglio le comunicazioni spedite a e ricevute da Clinton, quelle trovate nell'ambito di una inchiesta separata (l'invio di sms a sfondo sessuale a una 15enne da parte di Anthont Weiner, l'ex marito di Huma Abedin che altro non è che la più stretta confidente di Clinton). Immediata è stata la risposta della campagna di Clinton. A due giorni dall'Election Day, il portavoce Brian Fallon ha scritto su Twitter che "siamo sempre stati fiduciosi che nulla avrebbe potuto cambiare la decisione di luglio. Ora Comey lo ha confermato". Non si è fatta attendere nemmeno la reazione di Kellyanne Conway, manager della campagna di Donald Trump, il candidato repubblicano alle elezioni presidenziali che nella settimana precedente all'Election Day aveva accorciato le distanze su Clinton proprio grazie all'effetto Fbi: "L'indagine è stata mal gestita sin dall'inizio. Lei [Clinton] è stata incauta, priva di attenzione ed egoista"

Lo stesso Trump è poi intervenuto direttamente mentre faceva campagna in Michigan, lo Stato dove il giorno dopo, alla vigilia dell'Election Day, Clinton avrebbe tenuto un comizio insieme al marito Bill e al presidente Barack Obama e alla moglie Michelle: "Non si possono analizzare 650.000 email in otto giorni", ha tuonato il candidato repubblicano che aveva accolto con gioia il coraggio dimostrato da Comey nell'annunciare il ritrovamento di quelle email perché forse "giustizia sarà fatta". E invece, per Trump il sistema resta "corrotto" e Clinton "resta colpevole. Lei lo sa, l'Fbi lo sa, la gente lo sa e ora sta al popolo americano fare giustizia alle urne". Paul Ryan, lo speaker alla Camera, ha detto che "a prescindere da questa decisione, la scoperta indiscutibile dell'indagine dell'Fbi è che il segretario Hillary Clinton ha messo a rischio i segreti della nostra nazione e così facendo ha compromesso la nostra sicurezza nazionale. Lei crede di essere al di sopra della legge e agisce sempre in base alle sue leggi". Newt Gingrich, ex speaker repubblicano alla Camera e un alleato di Trump, è convinto che Comey "sia finito sotto una pressione politica enorme per annunciare qualcosa che non può sapere". Secondo lui, "è doloroso vedere la distruzione di James Comey provocata dalle pressione politica". A prescindere dalle reazioni e dall'effetto che l'ultimo sviluppo potrebbe avere sulle elezioni, una cosa è certa: le polemiche sull'Fbi, sul suo capo e sulla gestione di quest'ultimo caso continueranno.

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fbi clinton non incriminatafbi clinton voto usa 2016





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