Esteri
Venezuela in fiamme: Maduro chiama alla mobilitazione, Machado invoca la disobbedienza. Scarcerato il Trentini francese
Il presidente ordina una marcia permanente contro le esercitazioni Usa e Washington studia il “dopo-Maduro”. Parigi annuncia la liberazione del cittadino francese Camilo Castro

Nicolas Maduro
Venezuela in fiamme: Maduro chiama alla mobilitazione, Machado invoca la disobbedienza. Rilasciato il Trentini francese
Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha lanciato un appello alla mobilitazione permanente in sei regioni orientali del Paese, in risposta alla ripresa delle esercitazioni militari statunitensi nelle acque di Trinidad e Tobago. Durante un evento a Caracas, Maduro ha invitato “forze popolari, sociali, politiche, militari e di polizia” a mantenere una presenza costante in strada tramite “veglie e marce permanenti”, esortando a “non cedere alle provocazioni” e a respingere quelle che ha definito “navi imperialiste” e “esercitazioni irresponsabili”. Le regioni interessate dalla chiamata alla mobilitazione sono Bolívar, Delta Amacuro, Monagas, Anzoátegui, Nueva Esparta e Sucre, le più vicine al bacino interessato dalle manovre statunitensi.
Parallelamente, da Washington emergono indiscrezioni secondo cui l’amministrazione Usa starebbe valutando i possibili scenari per il “day after” Maduro. Tra le ipotesi discusse figurano l’offerta di esilio sicuro a Maduro e ai suoi collaboratori, oppure il suo arresto e processo negli Stati Uniti. In esame anche una revisione delle sanzioni e il possibile coinvolgimento di organismi internazionali, come Banca Mondiale e FMI, nella ricostruzione economica del Venezuela, insieme al dispiegamento di società di sicurezza private non statunitensi per la protezione della futura leadership.
In questo clima di tensione diplomatica, giunge invece una notizia positiva per la Francia: il presidente Emmanuel Macron ha annunciato il rilascio di Camilo Castro, cittadino francese di 41 anni detenuto in Venezuela dal 26 giugno. Castro, insegnante di yoga residente in Colombia, era scomparso dopo essersi recato alla frontiera per rinnovare il visto. La sua famiglia e Amnesty International avevano denunciato il caso come possibile sparizione forzata, inserendolo nel contesto di una pratica che, secondo l’Ong, le autorità venezuelane utilizzerebbero per sostenere la narrativa di “cospirazioni straniere” e ottenere leva nei negoziati internazionali.
