Esteri
Vertice Meloni-Zelensky per la ricostruzione dell'Ucraina. Ma dietro c'è molto altro
Occasione per la premier di ricompattare la coalizione pro-Kiev

Giorgia Meloni - Volodymyr Zelensky
Ucraina, il vertice per la ricostruzione guidato da Meloni con gli Usa presenti
Per discutere della ricostruzione dell’Ucraina, inizia oggi a Roma, la quarta Conferenza internazionale dell'Ukraine Recovery Conference, nella cornice del centro congressi La Nuvola dell’Eur. Circa 3500 partecipanti, oltre 100 delegazioni ufficiali, 40 organizzazioni internazionali, 2.000 aziende (di cui circa 500 italiane), centinaia di rappresentanti delle autonomie locali e della società civile, un Recovery Forum e un segmento dedicato alle aziende. L’obiettivo è quello di iniziare quel percorso verso una normalizzazione della situazione del paese, devastato da oltre tre anni di guerra con la Russia. Ma il vertice di Roma sarà anche l’occasione per ricompattare nuovamente la coalizione pro-Ucraina, messa in crisi dall’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump. Il grande sforzo del governo italiano, di queste settimane, per riportare gli Usa alla posizione nel conflitto, mantenuta fino a dicembre 2024, sembra finalmente cominciare a sortire qualche primo timido incoraggiante risultato.
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Il leader ucraino Volodymyr Zelensky, arrivato nella capitale ieri, ha incontrato il papa Leone XIV, che si è detto nuovamente pronto e disponibile a ospitare i negoziati di pace in Vaticano, come aveva prospettato Meloni due mesi fa. Il leader ucraino poi è stato ricevuto al Quirinale da Sergio Mattarella. Il programma del più importante evento ospitato in Italia dopo il G20 del 2021 prevede, dopo il saluto del ministro degli esteri Antonio Tajani, la sessione plenaria aperta da Giorgia Meloni, Ursula von der Leyen e Volodymyr Zelensky. Prenderanno la parola tra gli altri, oltre alla first lady ucraina Olena Zelenska, anche il Cancelliere tedesco Friedrich Merz (la Germania è il Paese organizzatore della precedente edizione) e il primo ministro polacco Donald Tusk (la Polonia organizzerà la prossima edizione) che, nel pomeriggio si collegheranno con Emmanuel Macron e Keir Starmer per una call del gruppo dei volenterosi; con gli ospiti del summit di Roma.
Si tratta di un evento a cui la premier e il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, regista occulto dell’evento (fu lui il primo a convincere Giorgia Meloni, dall’opposizione che occorreva tenere una posizione di incondizionato appoggio all’Ucraina e tenace condanna per l’invasore russo) , tengono moltissimo e che sta in queste ore ricevendo anche il sostanziale appoggio dell’amministrazione americana (cosa tutt’altro che scontata). Secondo quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, infatti, dovrebbe partecipare alla prevista riunione dei volenterosi, anche l’inviato speciale del presidente Trump e capo delegazione Usa alla Conferenza internazionale per la ricostruzione dell’Ucraina, il generale Keith Kellogs che si svolgerà a margine della Conferenza che si apre domani a Roma. È la prima volta che gli Stati Uniti prendono parte al formato della Coalizione, in linea con quanto sin dall’inizio della creazione del gruppo è stato fortemente auspicato dall’Italia.
Si tratta di un grande successo diplomatico della Meloni, fanno notare le stesse fonti diplomatiche di Palazzo Chigi, che potrebbe dare finalmente quel ruolo centrale che l’Europa sembrava avere perso nelle trattative difficilissime per arrivare ad una tregua in Ucraina. La riunione si terrà venerdì. “Fanno un po’ sorridere le critiche rivolte alla premier, per la sua esclusione dalla riunione in Albania. Spesso in diplomazia la verità si nasconde dietro ai dettagli. Giorgia Meloni non partecipò a quella riunione volontariamente, ora invece è proprio lei a rilanciare una formula che stava perdendo credibilità. Coinvolgere gli americani è stato un suo piccolo capolavoro” dice un diplomatico di vecchio corso, che lavora alla Farnesina sul dossier Ucraina. L’incontro di inizio giugno tra Macron e Meloni, chiesto espressamente dall’Eliseo, è servito anche a sgomberare il campo da illazione e polemiche su presunti dissapori tra i due, che rischiavano di complicare la il già difficile rapporto con la nuova amministrazione Usa. Complessivamente per la Conferenza sulla ricostruzione arriveranno nella Capitale quindici tra capi di Stato e di governo. Insomma, l’evento di Roma sembra potere avere ben altra risonanza, rispetto alle conferenze di Lugano nel 2022, Londra nel 2023 e Berlino lo scorso anno. Ieri, intanto, l’inviato statunitense avrebbe già incontrato il premier ucraino, subito dopo gli incontri con il papa e con il presidente della repubblica Sergio Mattarella. Durante il colloquio si sarebbe discusso di invio di armi, che dovrebbe avere un'accelerazione, dopo le dure parole di Donald Trump verso Putin, accusato, in maniera platealmente volgare, di parlare a vanvera. Il vertice di Roma, negli auspici di Palazzo Chigi, allora potrebbe e dovrebbe rappresentare la definitiva consacrazione del ruolo di pontiere di Giorgia Meloni tra gli Usa e l’Europa.
L’Ucraina sarà certamente il fulcro, ma la presenza della presidente Von der Leyen, che giungerà a Roma direttamente da Strasburgo, dove è attesa dal voto sulla mozione di sfiducia, sarà anche l’occasione per fare il punto sui dazi, tema ormai arrivato nella sua fase cruciale. "L'Unione europea conferma il suo impegno, anche nell'ambito del percorso dell'Ucraina verso l'adesione all'Ue, a sostenere il suo ripristino, la ripresa e la ricostruzione, in coordinamento con i partner internazionali, anche nei settori della riabilitazione psicologica e psicosociale e di una maggiore assistenza allo sminamento. In tale contesto, il Consiglio europeo attende con interesse la Conferenza sulla ripresa dell'Ucraina che si terrà a Roma il 10 e 11 luglio 2025". Questa la sintesi della bozza che Commissione e Consiglio europeo hanno espresso sul vertice di Roma.
“Noi tutti puntiamo ad un futuro libero per l'Ucraina." ha detto Fazzolari, intercettato dal Messaggero, lasciando intendere che la coesione e la compattezza nel difendere Kiev da parte di tutti gli alleati, compreso gli Usa, sarebbe stata ritrovata e l’importante vertice, che si terrà alla Nuvola dell’Eur potrebbe essere il momento in cui sancire la cosa ufficialmente. Oltre alla premier e al ministro degli Esteri Antonio Tajani, la due giorni romana vede impegnato tutto il governo, pronto ad accogliere a Roma 5.000 partecipanti, fra cui circa 100 delegazioni governative e 40 di organizzazioni internazionali - incluse le principali banche di sviluppo - e 2.000 aziende e rappresentanti di autonomie locali e società civile e oltre 500 giornalisti accreditati che seguiranno i lavori articolati su quattro "dimensioni: imprenditoriale; umana; locale e regionale; riforme nel percorso di adesione all'Ue. Tutto cambia ad una velocità pazzesca in questo attuale difficile contesto geopolitico.
Ma Giorgia Meloni fino ad ora sembra muoversi molto più a suo agio di tanti suoi omologhi europei. E il vertice di Roma dovrebbe servire a sancire la centralità del nostro paese a livello diplomatico. Insomma la città eterna, almeno per due giorni, torna ad essere caput mundi.