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Crisi climatica, l’emergenza accelera: servono 8100 miliardi di investimenti

Per salvare il pianeta, da qui al 2030 gli investimenti pubblici e privati mondiali odierni non bastano: vanno triplicati, avverte il report State of Finance
In tale quadro un'attenzione particolare va rivolta alla "continua perdita degli spazi naturali, comprese le foreste, diventata ormai un rischio per l'economia globale": negli ultimi dieci anni, il 26% della perdita globale di copertura arborea è stata causata dalla produzione di soli sette prodotti agricoli, tra i quali bestiame, palma da olio, soia, cacao, gomma, caffè e fibra di legno e "salvo grandi cambiamenti, il pedaggio per le foreste e altri spazi selvaggi continuerà a salire, mettendo in pericolo le industrie che dipendono dalle risorse naturali". Associazioni come Unep, Wef ed Eld sottolineano che "investire nella natura sostiene la salute umana, animale e planetaria, migliora la qualità della vita e crea posti di lavoro. Tuttavia, la natura attualmente rappresenta solo il 2,5% della spesa per gli stimoli economici previsti per il post Covid-19. Anche il capitale privato dovrà essere aumentato drasticamente per colmare il divario di investimenti. Lo sviluppo e l’aumento dei flussi di entrate dai servizi ecosistemici e l’utilizzo di modelli di finanza mista come mezzo per accumulare il capitale privato sono tra le suite di soluzioni necessarie per realizzare questo obiettivo, che richiede anche la condivisione del rischio da parte di entità del settore privato".