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Energia, il Cile fa da apripista in America Latina con il boom dell’idrogeno

Energia, il boom dell’idrogeno verde 

“Il boom dell’idrogeno”, “la corsa alle rinnovabili”, “gli obiettivi green”, il mondo spinge sull’elemento chimico più leggero e più diffuso al mondo. La scoperta del suo potenziale innovativo, come vettore di energia, sta costantemente ampliando la sua” fama”. Si tratta di una fonte di energia pulita che può essere stoccata con facilità, a differenza di altre, caratterizzata da una grande versatilità: potrebbe essere utilizzata per il riscaldamento degli edifici, oppure come carburante per i veicoli più grandi e per le navi o come “fonte di ausilio” per le rinnovabili, per compensare la loro intermittenza. Secondo alcune stime, l’idrogeno potrebbe soddisfare il 20% del fabbisogno energetico mondiale, entro trent’anni. 

Energia, l'Europa e il mondo  

L’Europa, nei prossimi trent’anni, ha dichiarato di voler mobilitare quasi 500 miliardi di investimenti nell’idrogeno rinnovabile. Una strategia chiara e ben definita volta a promuovere e sostenere un mercato “pulito”, suddiviso in tre tappe, con traguardo finale al 2050. Le priorità in campo: ampliare la propria capacità produttiva di elettrolizzatori per 6 GW entro il 2024, installare almeno 40 gigawatt di elettrolizzatori per l'idrogeno rinnovabile entro il 2030 per produrre fino a 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde; applicazione su larga scala per raggiungere tutti i settori difficili da decarbonizzare. Tutto questo per l’Italia significa possibilità e futuro più verde: la posizione geografica e la presenza sul territorio nazionale di una rete gas e per il 70% già pronta al trasporto potrebbero fare del Paese un hub europeo e del Mediterraneo per l’idrogeno. 

Secondo lo studio "H2 Italy 2050: una filiera nazionale dell'idrogeno per la crescita e la decabornizzazione dell'italia", realizzato da The European House-Ambrosetti per Snam, sfruttando l’infrastruttura esistente, l’Italia potrebbe importare l’idrogeno prodotto in Nord Africa attraverso l’energia solare a un costo del 10-15% inferiore rispetto alla produzione domestica, dando vita a una sorta di “ponte” tra Europa e Nord Africa. Non è un caso quindi che il Governo italiano si dica pronto a investire fino a 3 miliardi per realizzare la vita italiana per l’idrogeno. Anche dall’altra parte del mondo, l’Australia punta a diventare fra i maggiori esportatori di idrogeno. Con il progetto Asian Renewable Energy Hub punta a raggiungere 26 gigawatt di capacità di generazione eolica e solare, nell’Australia occidentale. Se il governo riconoscerà l’iniziativa come “major project”, l’Australia potrà ricevere le autorizzazioni di esportazione dell’idrogeno in tempi rapidi, già dal 2028.

Energia, Cile: l’apripista in Sud America 

Spostando lo sguardo a sud-ovest il processo appare un po’ più lento. Le risorse naturali per produrre idrogeno pulito, di certo, non mancano all’ America Latina. Quello che forse frena la corsa alle rinnovabili è l’instabilità governativa e la messa in campo di una governance comune, come in Unione Europea, di un quadro normativo rigido come negli Stati Uniti, o di un ecosistema favorevole agli investimenti come in Australia. Un’eccezione però esiste ed è il Cile, che con una strategia nazionale da 200 miliardi di dollari di investimenti, si dichiara pronto a diventare uno dei principali produttori mondiali di idrogeno verde. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, il Paese sarà capace di produrre in modo autonomo, 160 milioni di tonnellate di idrogeno verde all’anno, raddoppiando l’attuale domanda, entro il 2040. 

A puntare gli occhi sul Cile, smuovendo un po’ le acque, è stata Enel Green Power Cile, che insieme alla società elettrica cilena Ame e i partner Enap, Siemens Energy e Porsche, ha annunciato l’installazione di un impianto pilota per la produzione di idrogeno verde attraverso un elettrolizzatore alimentato da energia eolica a Cabo Negro, a nord di Punta Arenas, nella regione di Magallanes, con data di inizio: 2022. 

Il piano di decabornizzazione del Paese, volto a ridurre le emissioni di Co2 dagli attuali 30 milioni di tonnellate a quattro milioni, è a tutti gli effetti un percorso in divenire, suddivisibile in tre macro-tappe. Nella prima si punterà alla chiusura, entro cinque anni, delle otto centrali a carbone più antiche del Paese, nella seconda si punterà alla completa decabornizzazione della matrice energetica entro il 2040, ed infine nella terza si cercherà di raggiungere la dichiarazione di zero emissioni e il raggiungimento dello stato di neutralità carbonica entro il 2050. 

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