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Energia, terre rare in fondo al mare: parte la nuova corsa all'oro globale

Nichel, cobalto e non solo: i tanto contesi metalli tornano alla ribalta. Mentre il legame tra Autorità internazionale dei fondali e ambientalisti è a un bivio
Mentre sul piano decisionale, tra poco meno di due mesi, l’Autorità Internazionale dei Fondali Marini nota come ISA, dovrà varare un protocollo per regolamentare gli scavi sottomarini di materie prime. Un organismo intergovernativo con sede a Kingston in Giamaica, nato con lo scopo di “garantire che i minerali situati nelle acque internazionali siano sfruttati solo a beneficio dell'umanità”, che incontra però lo scetticismo degli ambientalisti.
Per gli attivisti la corsa alle estrazioni marina, oltre a mettere in “pericolo ecosistemi già molto fragili”, favorirà gli interessi delle lobby marine. Alcune di queste- secondo quanto riporta Repubblica- starebbero già investendo nel deep sea mining. Dall’americana Lockheed Martin alla cinese China Minmetals, fino al gruppo belga Deme, che il 20 Aprile scorso ha usato per la prima volta un robot scavatore per portare in superfice i preziosi metalli. Nello specifico– si legge su Bloomberg– l’unità del gruppo belga stava lavorando con un gruppo di scienziati europei di Clarion-Clipperton per determinare gli impatti ambientali dell'estrazione in acque profonde. Per queste realtà, spinte da interessi economici, il discorso è semplice: l’estrazione sottomarina non è una minaccia ma una svolta, poiché permetterebbe di "evitare i problemi della terraferma", tra i quali deforestazioni, emissioni, sfruttamento, lavoro minorile.