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Meduse, cibo sostenibile del futuro? Fonte di proteine e povere di grassi

Non ancora autorizzate in Europa per uso alimentare, le meduse potrebbero rivelarsi per il futuro una risorsa sostenibile e (golosa) indispensabile

Meduse, possibile cibo sostenibile del futuro 

Da acerrime nemiche durante il periodo caldo, le meduse potrebbero presto rivelarsi delle risorse sostenibili indispensabili. Non ancora autorizzate in Europa per uso alimentare, sono in realtà un "piatto tradizionale" in Cina e in vari paesi del Sud-est asiatico. Una fonte ricca di proteine, ma povera di grassi e calorie, che contiene elementi preziosi come aminoacidi, magnesio e potassio, aventi proprietà antinfiammatorie e antiossidanti. Ma non è tutto. Secondo gli chef e i ricercatori coinvolti nel volume "European Jellyfish - Prime ricette a base di meduse in stile occidentale", edito da Cnr Edizioni - Unità Comunicazione relazioni con il pubblico e curato da Antonella Leone dell'Istituto di scienze delle produzioni alimentari (Ispa) del Consiglio nazionale delle ricerche di Lecce nell'ambito del progetto europeo "GoJelly", potrebbero rivelarsi anche molto golose.  

“Dobbiamo subito precisare che l’uso alimentare delle meduse in Italia e in Europa non e’ ancora autorizzato al momento della pubblicazione di questo libro. Il regolamento Ue sui nuovi alimenti richiede infatti una autorizzazione o notifica della Commissione Europea, per l’immissione sul mercato all’interno dell’Unione di un alimento tradizionale proveniente da un Paese terzo”, spiega nel comunicato Antonella Leone (Cnr-Ispa), ricercatrice impegnata nel progetto per l’Italia. I “nuovi alimenti” o nuovi ingredienti alimentari non devono essere dannosi per la salute pubblica. Solo “dopo la valutazione della domanda da parte della Commissione e l’opinione favorevole dell’EFSA (Autorita’ Europea sulla Sicurezza Alimentare) le meduse potranno essere commercializzate e consumate", aggiunge Leone. "Oggi, con i mari sempre meno pescosi e la presenza sempre più numerosa di meduse– dovuta in parte al sovrasfruttamento delle popolazioni ittiche– e in parte a fattori quali l'aumento delle temperature dell'acqua e l'acidificazione degli oceani, si profila l'opportunità di utilizzarle come "novel food" anche per l'Occidente", sottolinea nel comunicato Antonella Leone. "Con una popolazione mondiale che cresce ad un ritmo esponenziale e a fronte di una produzione di cibo che aumenta molto più lentamente– conclude la ricercatrice– individuare risorse alimentari nuove e sostenibili è una sfida inevitabile".