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Rinnovabili, burocrazia a rilento: i freni alle autorizzazioni pesano 600 mln

Rinnovabili, i freni burocratici pesano 600 milioni l'anno all'Italia 

L'Europa approva il Piano nazionale integrato energia e ambiente, ma l'Italia è (ancora) indietro. Per Bel Paese sarà infatti difficile raggiunge gli obiettivi del Piano. A pesare sul tricolore sono la lentezza burocratica dei nuovi investimenti verdi e "i comitati del no", sempre pronti a intervenire. Per esempio, le gare al ribasso bandite dal Gse per assegnare gli incentivi rinnovabili sono andate quasi del tutto deserte, fa sapere il Sole 24 Ore. 

Le imprese– si legge– hanno presentato pochissime offerte con prezzi superbi del chilowattora e il risultato finale è stato uno solo: il peso di tutto questo per il sistema Italia è di 600 milioni l’anno. Soldi che- riporta il Sole 24 Ore nel paper di Confindustria "Il costo dell’inefficienza delle procedure autorizzative per la transizione energetica e la sostenibilità "– vengono pagati da famiglie e imprese attraverso le bollette elettriche. Secondo Confindustria, le soluzioni "si articolano in una tastiera di strumenti fra i quali spiccano una serie politica di semplificazioni normative". Alle quali si aggiunge, afferma il presidente del gruppo tecnico Energia della Confindustria Aurelio Regina, un'azione di responsabilità efficace tra Regioni e enti locali. 

Rinnovabili, le conseguenze dei blocchi

Per Anie Rinnovabili, la nuova associazione che riunisce i costruttori di componenti e di impianti  per la produzione di energia da fotovoltaico, eolico, biomasse e geotermia, mini idraulico, la situazione italiana è ancora lontana dagli obiettivi "verdi". A livello di numeri, "si è ancora lontani dalla media eolica di 83 megawatt al mese e fotovoltaica di 250 megawatt al mese necessarie per traguardare gli obiettivi del Pniec al 2030", annota L'Anie. 

Secondo il report stilato da Confindustria "sui sovraccosti generati dall’inerzia burocratica e dal ribellissmo passatista alla transizione energetica", la paralisi peserà circa 400 milioni l’anno per i "mancati investimenti" e altri 200 milioni per la "minore sicurezza del sistema energetico". In più– si apprede dal report–l'un ulteriore problema del comparto riguarda le relazioni locali- nazionali. "Per raggiunge gli obiettivi Ue– per Confindustria– è necessario condividere gli obiettivi tra lo Stato e le Regioni in una forma di “burden sharing, ovvero suddivisione dei compiti". 

Aurelio Regina, presidente del gruppo tecnico Energia della Confindustria, sottolinea che "poiché l’energia è un servizio a rete e il raggiungimento dei target europei è il compito del Governo centrale, non è immaginabile una pianificazione di investimenti così rilevante senza responsabilizzare in modo efficace Regioni ed enti locali rispetto all’obiettivo nazionale". "Questa– aggiunge– è una delle più grandi sfide che avrà di fronte il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani”. 

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