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Viaggi in Europa e Green Pass digitale, il Garante: "Giù le mani dai diritti"

Un certificato, dunque, a tempo, poiché la durata dell’immunizzazione è ancora un rebus, così come è ancora allo studio la possibilità di essere contagiosi, nonostante il vaccino.  Aperta anche la domanda su quali vaccini inserire, se solo quelli validati dall’EMA, o, invece, tutti quelli iniettabili nel mondo? Tutti questi interrogativi non possono che fare di questo “lasciapassare” del terzo millennio un oggetto utile, ma scivoloso, i cui dati, però non dovranno essere archiviati a livello centrale, ma distrutti entro un tempo previsto, alla fine della pandemia, di questa pandemia e non di altre, ribadisce il parere. Insomma, meno spazi bianchi si lasciano nel profilare l’uso ed i contorni del green pass, meglio è.

Però porterà con sé, a cascata il diritto di accesso a tamponi gratuiti, ma con uno standard europeo con PCR finalmente definito. Mentre per la privacy niente scherzi ed anche se I singoli Paesi membri potranno avere, all’interno dei loro confini, anche altri certificati non dovranno ampliarne l’utilizzo a casi diversi, non specificati chiaramente nel testo di legge, perché non venga gestito impropriamente per limitare la libertà di accesso nei bar, nelle palestre, o, peggio nei posti di lavoro.

Insomma, l’Europa non può in alcun modo favorire diseguaglianze, restrizioni di diritti fondamentali, sacre per i nostri trattati, ma solo facilitare con oculatezza ed utilizzando una tipologia di certificato, che dovrà essere difficile da contraffare. Un’ altra avvertenza  infatti è stabilire chi debba verificare i certificati e chi, invece, gli abusi, per evitare di darne una interpretazione opinabile e pericolosa. Ricordiamo che lo scorso 5 febbraio l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva messo già in guardia la Ue: nessun obbligo vaccinale per i viaggi internazionali, nessuna discriminazione tra i cittadini del mondo. Speriamo che basti.

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