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Il cambiamento climatico sta uccidendo il genere umano
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Il cambiamento climatico sta uccidendo il genere umano

“Il cambiamento climatico ci sta uccidendo perchè sta attaccando sempre più la salute umana” così il preoccupante appello di António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, a commento dell’ultima edizione (la settima) dello studio The Lancet Countdown che studia gli impatti sull’uomo dei cambiamenti climatici. La settima edizione (realizzata da 99 esperti di 51 istituzioni) è considerata la peggiore dal punto di vista dei risultati. Infatti la crisi climatica, provocata anche dalla combustione di combustibili fossili, è diventata un grave problema sanitario mondiale. Il riscaldamento, che ha già raggiunto 1,1 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, sta rendendo gli eventi meteorologici estremi: inondazioni e gravi siccità, frequenti e intensi, ondate di calore. L’obiettivo di sicurezza sarebbe quello di non superare i 2 gradi.

Cambiamento climatico, petrolio, gas e carbone responsabili per l'80% dei gas serra

Nello studio si osserva che petrolio, gas naturale e carbone, i combustibili fossili sono responsabili di circa l'80% dei gas serra che surriscaldano il pianeta. “L’ eccessiva e continua dipendenza dai combustibili fossili sta peggiorando il cambiamento climatico, con impatti pericolosi sulla salute delle persone in tutto il mondo”. Ma quali i danni principali alla salute ? Innanzitutto l’esposizione al caldo in aumento attacca la salute mentale, riducendo la capacità di fare esercizio fisico o di lavorare. Poi aumenta malattie cardiovascolari e respiratorie e provoca colpi di calore, problemi nella gravidanza, difficoltà nel dormire, problemi di salute mentale e aumento delle morti. Certamente gli anziani rappresentano il “cluster” che soffre maggiormente. I decessi per caldo negli over 65 anni sono aumentati del 68% nel periodo compreso tra il 2017 e il 2021 rispetto al periodo 2000-2004.

Cambiamento climatico e sicurezza alimentare

Il cambiamento del clima sta impattando anche sulla sicurezza alimentare. L'aumento delle temperature e gli eventi meteorologici estremi minacciano direttamente i raccolti accorciando la stagione di crescita delle colture di 9,3 giorni per il mais, 1,7 giorni per il riso e 6 giorni per l'inverno e grano primaverile. Anche la siccità contribuisce a questo: il 29% in più della superficie terrestre globale è stata colpita da una siccità estrema ogni anno nel periodo tra il 2012 e il 2021, rispetto al periodo 1951-1960. Ma quale sarà il futuro se si andrà in questa direzione? Il cambiamento climatico sta già avendo un impatto negativo sulla sicurezza alimentare, con implicazioni sulla malnutrizione e la denutrizione. Se il trend continuerà cresceranno eventi meteorologici estremi e maggiori concentrazioni di anidride carbonica provocheranno grandi rischi per avere cibo nutriente e per tutti. Un altro aspetto emerso nello studio è che la crisi climatica ha un ruolo significativo anche alla diffusione di malattie infettive. Ad esempio, la durata del periodo di trasmissione della malaria è aumentata del 32,1% negli altopiani delle Americhe e del 14,9% in Africa tra il 2012 e il 2021 (rispetto al periodo 1951-1960). “L’aumento delle malattie infettive-conferma lo studio- dovuto ai cambiamenti climatici ha causato errori diagnostici, pressione sui sistemi sanitari e difficoltà nella gestione di focolai simultanei di malattie

Cambiamento climatico, le responsabilità dei Governi

La denuncia politica dello studio è chiara “i governi e le aziende continuano a dare priorità all'estrazione e alla combustione di combustibili fossili, nonostante i danni intensi e aggravati che il cambiamento climatico provoca alla salute. L’anidride carbonica del sistema energetico globale è diminuita di meno dell'1% rispetto ai livelli del 1992, quando è stata adottata la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. In quel trattato i paesi del mondo si erano già impegnati a combattere il cambiamento climatico, ma da allora le emissioni sono cresciute quasi continuamente”. E il nuovo mondo delle rinnovabili e dell’elettrico potrà risolvere il problema? I ricercatori sostengono che  "al ritmo attuale di cambiamento, la decarbonizzazione totale del sistema energetico richiederebbe 150 anni, il che significa non raggiungere l'obiettivo di 1,5 gradi. Per raggiungere questo obiettivo è necessaria una decarbonizzazione quasi totale a partire dalla seconda metà del secolo. Ma i governi continuano a incoraggiare la produzione e il consumo di combustibili fossili e spingono su petrolio, gas e carbone”.

Cambiamento climatico, grandi investimenti nelle rinnovabili

 

E quindi quale sarebbe la soluzione? Il Segretario delle Nazioni Unite  si augura investimenti massicci nelle energie rinnovabili e nelle misure di adattamento per proteggersi dagli effetti negativi del riscaldamento. “Solo in questo modo- conclude il rapporto- i benefici saranno molti, oltre a limitare l'aumento della temperatura. I miglioramenti della qualità dell'aria aiuterebbero a prevenire i decessi legati all'esposizione all'inquinamento atmosferico da particolato derivato dai combustibili fossili, che nel solo 2020 sono stati 1,3 milioni" (117.000 in Europa). Inoltre, accelerare la transizione verso diete più equilibrate e a base vegetale non solo ridurrebbe del 55% le emissioni del settore agricolo dalla produzione di carne rossa e latte, ma eviterebbe anche fino a 11,5 milioni di decessi annuali legati alla produzione alimentare”.

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