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L'avvocato Gamberini ad Affari: “Contro Pietrostefani vendetta tardiva”
Giorgio-Pietrostefani
Ipa

“Allora partiamo dal presupposto che se dovessi fare un commento che riguarda le mie funzioni di avvocato e dire ciò che penso di questa vicenda, ribadisco ciò che ho sempre detto è cioè penso che Giorgio Pietrostefani sia stato condannato ma è innocente. E non lo dico di tutti gli imputati che difendo” racconta al telefono con affaritaliani.it l'avvocato Alessandro Gamberini, legale (insieme ad altri colleghi) nel processo di revisione di Giorgio Pietrostefani.

“Lo penso davvero “continua il legale. “Come primo fatto penso sia stato condannato perché su di lui si è trascinato il ruolo che all'epoca aveva a Milano nell'ambito di Lotta Continua. Secondo fatto, bisogna tenere conto di chi è Pietrostefani e credo che valga la pena sottolinearlo. Pietrostefani è un uomo che quando nel 1997 ha subito la condanna definitiva, al tempo abitava in Francia con la sua famiglia, ha preso, è tornato in Italia e si è costituito, perché voleva dimostrare la sua innocenza. Una volta tornato ha fatto tre anni di carcere finché non è stato liberato all'atto della revisione. A quel punto quando è andata male la revisione è tornato in Francia. Terzo passaggio importante: è un uomo di 78 anni e la vicenda risale a cinquant'anni fa. Ha una condanna a 14 anni e anche se le cose seguono un corso giuridicamente formalmente corretto, mi appaiono dal punto di vista sostanziale come delle vendette tardive. E' svuotata di contenuto la pretesa di chiamare Pietrostefani oggi, in anziana età e con problemi di salute, a rispondere di una vicenda che va così indietro nel tempo. Per quello dico che si tratta di una vendetta tardiva. Dopodiché prendo atto di ciò che è successo".

Gamberini aggiunge: "Ma dico una cosa: Pietrostefani non è un terrorista. Non lo è mai stato. Apparteneva a Lotta Continua che non era un'organizzazione terrorista. È stato implicato nella vicenda dell'omicidio del Commissario Luigi Calabresi, è stato condannato e quindi formalmente ci possono essere delle ragioni per cui venga chiamato a rispondere della sua condanna. Però, farlo in questo modo, con questi tempi, non so. Alla fine lui vive in Francia da moltissimi anni dover ha lavorato, era lì alla luce del sole. Non si è reso irreperibile o è fuggito da qualche parte. Era in Francia perché gli aveva dato asilo. Io trovo piuttosto singolare che un Paese che ti da asilo poi successivamente te lo revochi. Alla fine non lo hanno dato per un anno o due. Hanno dato asilo per trent'anni. Insomma, lo trovo abbastanza singolare” fa notare il legale.

Adesso ci sarà ancora qualche pratica burocratica da svolgere e poi l'ex di Lotta Continua potrebbe rientrare in Italia. “Penso che il meccanismo si svolgerà con i tempi e con i modi del mandato di cattura europeo. Quindi ci sarà un'udienza e gli avvocati francesi che lo difenderanno faranno valere le ragioni che possono opporsi a una estradizione - ricorda l'avvocato che sottolinea -  se queste ragioni non verranno ritenute fondate ci saranno probabilmente dei ricorsi. Quello che voglio dire è che quasi certamente ci sarà un tempo di attesa. Probabilmente in questo tempo, se la Francia non è il paese dei balocchi, verrà rimesso in libertà. Magari avrà qualche obbligo da seguire, come l'obbligo di dimora, ad esempio”.

La procedura avviata dal Governo italiano era nota da qualche tempo e Pietrostefani, così come quasi tutti i ricercati, non si è nascosto, non è fuggito, non si è reso irreperibile. “Sì. Si sapeva. Ma lui non aveva alcun motivo per sottrarsi. Non l'ha mai fatto. Ad ogni modo sono convinto che possa accadere che nell'attesa di una eventuale estradizione lui possa essere rimesso in libertà. Magari non una libertà totale ma fatto uscire dal carcere con qualche misura cautelare minore” dice l'avvocato

Pietrostefani non è mai stato condannato per reati con finalità di terrorismo, fra l'altro nel 1972 il reato non era ancora previsto. “Certo. Quindi a lui non si applicano i divieti, ad esempio, di concessione di detenzione domiciliare. Quindi, se lo mandano in Italia ad espiare la pena credo che si possa far fare in forma domiciliare” conclude il dott. Gamberini

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