Competenze, mansioni professionali e salari: quale rapporto?
Quanto le mansioni lavorative, svolte anche in ambiti professionali diversi, possono influenzare le capacità di guadagno? E quanto questo dipende da elevati livelli di istruzione?
Il rapporto tra mansioni, compiti lavorativi e dinamica dei salari in Italia, soprattutto durante il periodo che ha visto l’emergere della crisi economica del 2008, è stato recentemente analizzato nel rapporto Isfol “Crisi economica, lavoro e imprese. Il ruolo del Capitale umano in Italia”. In questa prospettiva, dai dati analizzati, il Bel Paese costituisce un interessante caso di studio e presenta un quadro molto complesso che probabilmente riflette una fase di transizione in cui interagiscono tendenze macroeconomiche strutturali e cambiamenti dell’architettura istituzionale del mercato del lavoro.
In particolare, si è evidenziato come i lavoratori occupati in mansioni di tipo astratte e ad alto contenuto cognitivo abbiano sperimentato una crescita della proprie prospettive reddituali durante il periodo in esame, coerentemente a quanto osservato dallo studio di altre economie europee e anglosassoni. Le mansioni di tipo routinario e standardizzate offrono, invece, un quadro più differenziato a seconda del tipo di mansione svolta e dell'evoluzione nel tempo dell'attività lavorativa svolta. Questo tipo di attività lavorative non sono associate ad un'erosione della capacità di guadagno, anzi, sembra che esse abbiano garantito un miglioramento soprattutto per quei lavoratori con salari bassi.
Un risultato che indebolisce l’ipotesi secondo cui il nostro Paese sia investito in modo pervasivo da un processo di progressiva routinizzazione dell’organizzazione del lavoro, che ha come implicazione la polarizzazione delle opportunità di salario e di occupazioni tra gli individui che svolgono mansioni di tipo astratto e cognitivo e coloro che sono occupati in mansioni abitudinarie e standardizzate.
Ciò non significa - così come evidenziato dal rapporto - che il tessuto economico italiano sia impermeabile a quelle tendenze strutturali che tendono a favorire le prospettive dei lavoratori più qualificati rispetto a quelle dei lavoratori meno qualificati, ma testimonia come lo svolgimento di mansioni manuali e tipicamente meno qualificate sconta nel tempo una progressiva penalizzazione salariale rispetto ai lavori di tipo astratto e ad alto contenuto cognitivo.
Se confrontiamo tra loro questi risultati sembra emergere, quindi, un mercato del lavoro in una fase di forte cambiamento.
Leggi il rapporto Isfol “Crisi economica, lavoro e imprese. Il ruolo del Capitale umano”