Cinque romanzi da leggere nell’autunno 2025 - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 19:17

Cinque romanzi da leggere nell’autunno 2025

Bestseller internazionali, narrativa contemporanea, avvincenti fantasy: ecco cinque titoli recensiti per voi ad autunno 2025

di Chiara Giacobelli

3) Sarah, Susanne e lo scrittore di Éric Reinhardt (Fazi Editore)

Con Sarah, Susanne e lo scrittore, pubblicato in Italia da Fazi Editore nella traduzione elegante e attenta di Anna D’Elia, Éric Reinhardt offre al lettore un’opera tanto raffinata quanto perturbante, un romanzo che si muove con grazia lungo i confini incerti tra finzione e realtà, identità e alterità, arte e dolore.
La struttura narrativa si fonda su un complicato gioco di specchi: Sarah, donna francese di quarantacinque anni, borghese, colta, madre di due figli e in remissione da un tumore al seno, affida la propria storia a uno scrittore, chiedendogli di trasformarla in un romanzo. Ne nasce così Susanne, suo doppio letterario, creata con leggere modifiche biografiche: non più architetto, ma genealogista, residente a Digione invece che in Bretagna. Tuttavia, l’anima del racconto resta la medesima: l’erosione lenta e silenziosa di un matrimonio e l’emersione tragica di una verità sommersa.

Al cuore del romanzo si dipana un’esperienza intima e drammatica. Sarah (e dunque Susanne) si rende conto che l’uomo con cui ha condiviso vent’anni di vita non è più l’amante devoto di un tempo. La scoperta di un’asimmetria economica – il marito possiede il 75% della casa coniugale – è solo l’inizio di una discesa negli abissi dell’incomprensione e dell’indifferenza. La sua richiesta di equità e maggiore partecipazione familiare rimane inascoltata. Decide allora di andarsene temporaneamente, sperando di suscitare una reazione, ma il suo allontanamento diventa la miccia di un’escalation irreversibile che la condurrà all’isolamento, alla perdita di ogni contatto con i figli e, soprattutto, alla rivelazione definitiva dell’inautenticità del marito.


 

Reinhardt orchestra questo racconto con un doppio registro: da un lato, la storia di Susanne, narrata dallo scrittore, con tutti i dispositivi della fiction; dall’altro, le interruzioni metanarrative di Sarah, che commenta, contesta, aggiunge, plasma. Ne nasce una tensione continua tra autore e personaggio, tra creatore e creatura, che interroga la natura stessa del romanzo come forma di verità.
Come scrive il giornalista Christophe Séfrin per 20 Minutes, il libro è “un’impresa d’autore che si insinua tra la parola vissuta e la sua messa in scena letteraria”.

Il romanzo è stato finalista al Prix Goncourt 2023 ed è stato accolto con entusiasmo dalla critica. Elle l’ha definito “un inno alla libertà”, mentre Le Figaro littéraire lo ha celebrato come l’opera di “un cavalier cortese delle donne ferite”. Il settimanale Télérama ha lodato la capacità di Reinhardt di utilizzare “la lanterna magica” della narrazione per proiettare sulla pagina “i volti, i pensieri e i destini di Sarah e Susanne”.
Nonostante poche voci critiche, il consenso generale è di ammirazione. Olivia de Lamberterie, per Elle, ha parlato di un “grand livre de voyeur” in cui il lettore assiste, con vertigine, alla sparizione della protagonista dalla vita dei suoi cari, come un fantasma che osserva da una finestra ciò che non può più toccare.

Temi come la violenza economica, la dissoluzione della coppia, il desiderio di riconoscimento e la lotta per la propria autonomia emotiva ed esistenziale sono centrali. Ma vi è anche una profonda riflessione sull’arte come salvezza. Sarah è un’artista, Susanne si rifugia nei libri e nei quadri, e un dipinto misterioso di due suore – creato dall’immaginazione dello scrittore – diventa il simbolo di un segreto, di un nodo psicologico che tiene insieme vita e rappresentazione.
In un passaggio emblematico, Sarah si chiede: “Come si fa a svanire in maniera tanto rapida dalla vita di qualcuno che si ama? (...) Se adesso si dirigesse verso casa e bussasse alla porta e loro aprissero, riuscirebbero davvero a vederla? Oppure è talmente morta ai loro occhi da non potersi neanche materializzare?”

Questa perdita di visibilità – sociale, affettiva, ontologica – è il trauma centrale del romanzo. Reinhardt non descrive solo la storia di una donna dimenticata, ma l’ombra lunga di un sistema patriarcale che riduce la donna a silenzio. Tuttavia, la scrittura diventa atto di ribellione. Affidando la sua storia allo scrittore, Sarah reclama un posto nel mondo, fosse anche sotto mentite spoglie.
Reinhardt, nato a Nancy nel 1965, è autore di numerosi romanzi – tra cui L’amour et les forêts (2014), anch’esso incentrato su una donna vittima di un marito tossico e adattato al cinema nel 2023 – e ha consolidato il proprio stile come uno dei più intensi e raffinati della narrativa francese contemporanea. Con Sarah, Susanne e lo scrittore egli conferma la propria capacità di coniugare profondità psicologica, tensione narrativa e introspezione esistenziale in un’opera che è insieme denuncia sociale, romanzo d’amore, elegia dell’arte e vertigine metaletteraria.
In definitiva, Sarah, Susanne e lo scrittore interroga e incanta, confonde e consola, ogni pagina è una soglia: tra ciò che siamo e ciò che immaginiamo di essere. E la letteratura, ancora una volta, si fa specchio del reale, ma anche luogo dove il dolore trova voce, forma e, forse, redenzione.