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John e il sogno di chiamarsi Agnelli: quando la madre bloccò l’affiliazione

John Elkann e il desiderio di avere il cognome Agnelli. Le rivelazioni nel libro di Mocalvo

Per John Elkann è sempre stato un cruccio non potere avere il cognome del nonno, l’Avvocato Gianni Angelli. È quanto scrive Gigi Moncalvo, profondo conoscitore delle vicende della famiglia sabauda, nel suo libro “Agnelli coltelli”. Il cognome di John si scrive e si scriverà sempre Elkann, non si scrive né si può pronunciare Agnelli. Secondo le ricostruzioni dell’autore il sogno di John, a capo dell’impero Exor, holding della famiglia Agnelli, è quello di chiamarsi John Agnelli, o comunque di essere considerato un Agnelli, di essere accettato come un Agnelli.

Questa aspirazione è diventata ancora più forte negli ultimi anni. Egli prova un profondo e inconfessato fastidio quando l’impero economico-finanziario di cui è al vertice viene indicato come gruppo Agnelli. In compenso, gli dà un piacere immenso, dopo tanto faticare per farsi riconoscere come tale, essere definito il capofamiglia e l’erede di Gianni Agnelli, in questo caso con l’aggiunta di un aggettivo che adora: designato. Anche se non è del tutto vero che sia andata così. In ogni caso, John potrebbe avere tutto e potrebbe comprare tutto, ma gli manca una cosa fondamentale che nemmeno un uomo immensamente ricco come lui può acquistare: il suo cognome sarà sempre Elkann.

John non sopporta che nell’impegnativa definizione che si è auto-attribuito – anche se anagraficamente è un po’ presto, a soli 46 anni, pretendere di meritare un simile e ambitissimo titolo – dopo il suo nome e cognome ci sia una virgola e occorra sempre specificare: il capostipite della famiglia Agnelli. Senza che nessuno aggiunga: attuale, dato che il vero capostipite è un altro, il senatore Giovanni Agnelli senior, il trisnonno di John che, per meritarsi tale titolo e tale funzione ha fatto ben altro rispetto a chi tra i suoi discendenti è stato il più fortunato, superando in questo campo perfino Gianni Agnelli. Il quale ha goduto di certo della predilezione che il nonno nutriva per lui e del fatto di essere il primo maschio in mezzo a tante discendenti femmine, ma comunque ha dovuto metterci del suo anche per ciò che meno gli andava a genio: lavorare e faticare.

Invece è stato aiutato non solo dal denaro accumulato dal nonno, ma anche dalle circostanze e dalla fortuna, chiamiamola paradossalmente così, di trovarsi la strada spianata verso la conquista del trono da una serie di decessi ravvicinati di persone che in qualche modo ne avrebbero ostacolato o reso più difficile la scalata. In primis, il cugino Giovanni Alberto Agnelli (scomparso per un tumore nel dicembre 1997) e anche lo zio Edoardo (novembre 2000). Questo ha facilitato il disegno di coloro cui conveniva l’ascesa al trono di John, Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Steven, i quali avevano tutto l’interesse che il potere, almeno in apparenza, fosse nelle mani di un giovane inesperto e inadeguato che avesse un bisogno quasi disperato della loro guida e dei loro consigli; e quindi permettesse a loro di spadroneggiare restando, come sempre, dietro le quinte, più potenti di prima, più potenti che mai. (…)

John, con l’assistenza determinante di Gabetti e Franzo Grande, è stato accompagnato lungo un difficile percorso nel quale, cinicamente, non ha guardato in faccia nessuno, nemmeno sua madre, nemmeno suo cugino Andrea, il figlio di Umberto, che in quanto maschio e in quanto Agnelli aveva le carte in regola per coltivare legittime ambizioni. Sebbene si trovasse di fronte, come nei suoi amati campi da golf, a due gravi handicap: essere l’esponente del ramo Umberto, il fratello dell’Avvocato, e in più il fatto di chiamarsi Agnelli, il che rappresentava una colpa indelebile, proprio per quell’inestirpabile complesso d’inferiorità che John porta dentro di sé.

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