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Coronavirus, I Promessi Sposi: una lezione per la Milano del 2020

Strano a dirsi, ma un insegnamento su come affrontare l'emergenza Coronavirus arriva da un romanzo di 200 anni fa.

La Milano durante la peste del 1630 raccontata da Alessandro Manzoni nel suo celebre romanzo I Promessi Sposi è una Milano tornata improvvisamente d'attualità, con una realtà urbana diversa da quella frenetica e multietnica a cui siamo abituati, ma in qualche modo simile a quella che l'emergenza Coronavirus ci ha messo di fronte. Forse facendoci tornare indietro all'atmosfera di qualche secolo fa.

Il romanzo storico ottocentesco incentrato sulle vicende della Lombardia tra il 1628 e il 1630, nasce dallo studio del Manzoni di cronache dell'epoca: quelle del Cardinale Borromeo, arcivescovo della città per 35 anni, del medico Tadino e quelle tratte dal De Peste dello storico Ripamonti.

Si potrebbe forse parlare di monito manzoniano, quando leggiamo nei capitoli XXXI e XXXII de I Promessi Sposi dedicati alla pestilenza meneghina di vicende che, in potenza, nella Milano alle prese con il Coronavirus, si sarebbero potute verificare e in parte si sono verificate, nonostante il salto temporale. Manzoni inizia fornendo una serie di svariate informazioni sulla diffusione della peste tratte da fonti contemporanee all'epidemia che tornando al presente ritroviamo in varie categorie di fake news che con l'immediatezza dei social media si spargono a macchia d'olio, seminando allarmismo oltre che falsa informazione. Manzoni parla di untori, accusati dal popolo di aver deliberatamente diffuso la pestilenza, e di successive false ipotesi secondo cui il contagio sarebbe stato diffuso per vendetta da personaggi potenti o da esponenti della sanità allo scopo di arricchimento personale. Pensiamo tornando al presente alle ipotesi sulle origini del Covid-19, relative alla sua creazione in laboratorio. Nelle pagine del Manzoni la gente è presa dal panico, i medici e i magistrati vengono attacati sia verbalmente che fisicamente, segnali di una sfiducia dilagante nelle autorità. I monatti e gli apparitori manzoniani che approfittando della debolezza delle strutture pubbliche perpetrano abusi, rapine e saccheggi nelle case dei malati, ci possono far pensare alle truffe delle ultime settimane in Lombardia da parte di finto personale medico a danno degli anziani. Anche il sovraffollamento dei luoghi di cura, oggi delle terapie intensive, è raccontanto da Manzoni nelle pagine del suo romanzo, quando parla di lazzaretti colmi di malati e della mancanza di denaro sufficiente per costruirne di nuovi.

Come parlare di "lezione manzoniana"? Vico indica la filologia come uno dei due strumenti cui bisogna affidarsi per dare fondamento alla sua "Scienza Nuova" di matrice storiografica, insieme alla filosofia, parlando di filologia non solo come studio linguistico erudito ma come approfondimento degli aspetti politici, economici, giuridici e socioculturali di un periodo storico. Così, banalmente, la vicenda della peste del 600 a Milano raccontata in un'opera letteraria, con l'intreccio di fatti storici e di fatti frutto della penna dell'autore, oggi può rivelarsi valida guida su come affrontare e prevenire i disastri di una pandemia della portata del Coronavirus. 

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