Quali sono e di cosa parlano i romanzi in finale al Premio Strega Europeo 2025 - Affaritaliani.it

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Quali sono e di cosa parlano i romanzi in finale al Premio Strega Europeo 2025

Il 18 maggio al Salone Internazionale del Libro di Torino si scoprirà il vincitore. Qui ve li raccontiamo

di Chiara Giacobelli

5) L’ultima sirena di Iida Turpeinen (Neri Pozza)

Opera prima della scrittrice finlandese Iida Turpeinen, L’ultima sirena si staglia con luminosa originalità nel panorama letterario europeo, accostando rigore scientifico e sensibilità narrativa con una maestria che lascia stupiti. Pubblicato in Italia da Neri Pozza nella pregevole traduzione di Nicola Rainò, il romanzo si impone come una riflessione intensa e avvolgente sul fragile legame tra l’umanità e l’ambiente che la ospita, attraverso il racconto di una creatura scomparsa: la ritina di Steller, un essere reale ma ormai quasi mitologico.

Nata nel 1987 e residente a Helsinki, Iida Turpeinen possiede una formazione in letterature comparate e si distingue per l’interesse verso l’intersezione tra scienza naturale e narrazione letteraria. L’ultima sirena è il suo esordio narrativo, ma già un caso internazionale: vincitore dell’Helsingin Sanomat Literature Prize, ha ottenuto l’attenzione di pubblico e critica, venendo tradotto in ventisette lingue e selezionato per premi di rilievo come il Finlandia Prize e il Torch-bearer Award. Non una semplice opera prima, dunque, ma un manifesto di una nuova forma di racconto, che intreccia biologia, ecologia, filosofia e antropologia con la grazia di una favola colta.


 

Il racconto si snoda lungo un arco temporale di tre secoli, muovendo dal 1741, anno della spedizione russa nel Mare di Bering guidata dal danese Vitus Bering e accompagnata dal naturalista tedesco Georg Wilhelm Steller. Naufragati su un’isola sperduta del Pacifico settentrionale, i pochi superstiti si salvano nutrendosi di un enigmatico e gigantesco sirenide erbivoro: l’Hydrodamalis gigas, che sarà ribattezzato “ritina di Steller”. Da questa scoperta prende avvio un racconto che si dirama attraverso epoche e paesaggi – dalla Siberia all’Alaska, fino al Golfo di Finlandia – e che coinvolge figure molto diverse: collezionisti ossessivi, scienziati inquieti, ecologisti ardenti, donne dimenticate dalla storia della scienza.

Il romanzo attraversa altri due momenti cruciali: nel 1859 il governatore Furuhjelm della Compagnia russo-americana, nel tentativo di arricchire le proprie collezioni zoologiche, si mette sulle tracce della leggendaria creatura ormai creduta estinta; nel 1950 il tassidermista finlandese John Grönvall tenta di ricomporre lo scheletro di una ritina per il Museo di Storia Naturale di Helsinki. È proprio attraverso queste vite intrecciate, segnate dalla meraviglia, dall’avidità e dal desiderio di conoscenza, che il romanzo costruisce una polifonia di sguardi sull’umano e sul vivente.
L’elemento geografico è molto più di uno sfondo: è una presenza viva, attiva, mutante. Dalle isole disabitate della Kamčatka alla costa rocciosa del Mare di Bering, dai laboratori museali immersi nella neve scandinava al Pacifico infestato da ricci di mare, ogni ambiente contribuisce a definire il destino dei protagonisti, umani e animali. Turpeinen mostra un acuto senso ecologico, rievocando le modificazioni dell’ecosistema in seguito all’introduzione dell’uomo, e in particolare alla sua insaziabile tendenza predatoria.

 

 

Come ha dichiarato in un’intervista, “scrivere significa cercare un equilibrio tra stupore e responsabilità”: ed è precisamente questo che traspare dalle sue pagine, che si muovono tra incanto e consapevolezza, senza mai indulgere nel moralismo.
La prosa di Turpeinen è sobria ma immaginifica, priva di dialoghi convenzionali, e costruita su paragrafi densi, che somigliano a capitoli di un trattato poetico. Ne emerge un andamento epico, quasi liturgico, dove ogni parola è cesellata con cura. In un passaggio memorabile, si legge: «Sotto la superficie balenano ombre di trenta piedi di lunghezza. Che bestie incredibili, magnifiche! Contano cinquanta dorsi, e i rematori diventano inquieti... Una sirena saluta la barca con occhi miopi e dolci».
O ancora, nel lirico affresco dell’evoluzione: «I pesci imparano a usare le pinne, avanzando sul fondale a passi alternati, gli arti diventano muscolosi, i polsi si rafforzano. Alla fine hanno tutto ciò che serve per la vita sopra la superficie, e il pesce è pronto a spingersi sulla terraferma».

Crediti Susanna Kekkonen

La stampa finlandese ha celebrato unanimemente il debutto di Turpeinen: il Suomen Kuvalehti ne ha lodato “l’incredibile armonia fra conoscenza e immaginazione”, mentre l’Helsingin Sanomat ha scritto che il romanzo “toglie il fiato”. Il successo si è esteso rapidamente oltre i confini nordici, trasformando L’ultima sirena in uno degli esordi più acclamati alla Fiera di Francoforte.

Consiglierei L’ultima sirena a chiunque senta il bisogno di un racconto che, senza rinunciare alla bellezza della parola, interroghi il nostro ruolo nel mondo. È un’opera che insegna senza didascalismi, commuove senza sentimentalismi, affascina con rigore. Un libro che unisce il potere della letteratura alla profondità della scienza, mostrando che anche un animale perduto può parlarci ancora, se siamo capaci di ascoltare.