Quali sono e di cosa parlano i romanzi in finale al Premio Strega Europeo 2025 - Affaritaliani.it

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Quali sono e di cosa parlano i romanzi in finale al Premio Strega Europeo 2025

Il 18 maggio al Salone Internazionale del Libro di Torino si scoprirà il vincitore. Qui ve li raccontiamo

di Chiara Giacobelli

4) Il giorno dell’ape di Paul Murray (Einaudi)

Con Il giorno dell’ape Paul Murray firma una delle opere narrative più ardite e raffinate del nuovo millennio, un romanzo-fiume che si insinua nelle crepe della famiglia contemporanea per rivelarne, con chirurgica pietà, le fratture più intime. Giunto in Italia con il prestigioso sigillo di Einaudi e già osannato nel mondo anglosassone – finalista al Booker Prize, vincitore dell’Irish Book Award e del Nero Book Award –, questo libro non è solo un’opera di fiction, ma una riflessione corrosiva sul presente, capace di unire la malinconia della disillusione alla grazia dell’umorismo.

Nato a Dublino nel 1975, Murray ha frequentato il Trinity College e conseguito un master in scrittura creativa presso l’University of East Anglia. La sua notorietà esplose con Skippy muore (2010), un romanzo adolescenziale dalle tinte gotiche, e si consolidò con The Mark and the Void (2015), satira acuminata del capitalismo finanziario. In Il giorno dell’ape – titolo originario The Bee Stingla sua penna raggiunge una maturità espressiva sorprendente, fondendo realismo psicologico e suggestioni mitologiche, ironia mordace e tenerezza empatica.


 

Ambientato in un villaggio irlandese apparentemente tranquillo, il romanzo racconta la progressiva implosione della famiglia Barnes. Dickie, patriarca silenzioso e inetto, fugge dall’inevitabile fallimento della sua concessionaria automobilistica costruendo un bunker; la moglie Imelda, ex Miss Irlanda, cerca conforto nella vendita compulsiva dei propri beni su eBay; la figlia Cass, adolescente brillante, si rifugia nella poesia e in relazioni distruttive, mentre PJ, il fratellino dodicenne, coltiva fantasie di fuga.
Ognuno vive il naufragio a suo modo, in solitudine. Il romanzo si dipana attraverso prospettive alternate, ognuna cucita su misura, che restituiscono un coro familiare polifonico: voci distinte e vere, tra crisi economiche, lutti mai elaborati, identità in frantumi e silenzi pesanti come condanne.

Murray adotta una lingua che sa essere caustica e lirica, franca e controllata, alternando registri in modo vertiginoso. Ci sono flussi di coscienza degni di Joyce, intermezzi grotteschi, riflessioni filosofiche sulla poesia e la morte, e persino squarci di folklore – come la cupa presenza dei Sidhe, entità mitiche del paesaggio irlandese, che incarnano la persistenza del passato nel presente.
Come afferma l’autore in un’intervista a The Guardian, "l’Irlanda è un luogo dove si è imparato a non affrontare il dolore direttamente, ma a raccontarlo attraverso storie". Il giorno dell’ape è la più grande di queste storie, una narrazione tentacolare che rivela quanto l’infelicità familiare sia sempre specifica, ma universalmente condivisibile.

Al centro del romanzo si stagliano le ossessioni che attraversano tutta la produzione di Murray: la rovina economica come trauma collettivo, l’ambiente come spettro silente, la memoria come fardello. La poesia emerge in qualità di controcanto salvifico: Cass, dopo un percorso doloroso, pubblica un componimento che rappresenta un atto di resistenza simbolica. Come dice Murray: "Scrivere una poesia è come lanciare un sassolino contro un missile nucleare, ma può dare senso alla vita, anche solo per un istante".
E se Skippy muore mostrava adolescenti in fuga da un sistema educativo soffocante, qui si avverte un salto di densità e consapevolezza: Il giorno dell’ape si rivolge al mondo intero, lo interroga, lo sfida, lo racconta con compassione tagliente.

Acclamato da critici e colleghi illustri – Bret Easton Ellis lo ha definito “il romanzo più bello dell’anno”, mentre The Times l’ha paragonato a Le correzioni di Franzen – Il giorno dell’ape ha conquistato anche la critica italiana. Sandro Veronesi lo ha salutato come "uno dei più importanti romanzi di questo secolo", mentre Stefania Vitulli ha celebrato la sua architettura perfetta, il suo equilibrio tra dramma e ironia.
Come ricorda Murray stesso: "Ho riversato tutta la mia tristezza nel libro, e poi sono andato a farmi un panino. Scrivere mi ha permesso di guardare il buio e tornare alla luce". Le sue parole, semplici e disarmanti, racchiudono l’essenza di quest’opera: un libro che affronta l’abisso per riaffermare la bellezza irriducibile della vulnerabilità umana.

Consiglierei Il giorno dell’ape a chi cerca una lettura che scuota e consoli, che faccia ridere e pensare, che parli con sincerità dell’essere vivi in tempi complicati. È un romanzo che, con grazia sovversiva, ci ricorda che anche nel dolore più opaco esiste una scintilla di luce, e che, come le api del titolo, siamo creature fragili ma capaci di difenderci, fino all’estremo sacrificio, pur di proteggere ciò che amiamo.