A- A+
Libri & Editori
Sinistre, un secolo di divisioni: dalla scissione di Livorno ai litigi in tv

Sinistre, un secolo di divisioni

Nel gennaio 1921 al Congresso del partito socialista a Livorno si consumava la frattura con la frazione di estrema sinistra e nasceva il partito comunista. La sinistra si divideva, come del resto aveva già fatto e non avrebbe smesso di fare: riformisti contro massimalisti, rivoluzionari contro evoluzionisti, programma massimo contro programma minimo.

Era la premessa di quello che sarebbe diventato un lungo duello, anche se le contrapposizioni, chiare in termini astratti, molto meno lo erano in concreto: fra i riformisti volevano essere considerati rivoluzionari e i massimalisti che non si rifiutavano a progetti riformatori.

Sinistre in competizione, unite solo per brevi tratti, e anche allora contro un nemico comune piuttosto che per una comune azione di riforma: una storia su cui riflettere oggi che, pare essersi estinta la tensione verso il futuro delle grandi ideologie, sostituita da una stridula litigiosità televisiva.

L’autore

IPA FGR2437213 pr
 

Paolo Pombeni

Professore emerito presso il dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Bologna, con il Mulino ha pubblicato tra l’altro Giuseppe Dossetti (2013), La questione costituzionale in Italia (2016), Che cosa resta del Sessantotto (2018), La buona politica (2019). Vive a Bologna.

Editore: il Mulino

Collana: Contemporanea

In commercio dal: 14 gennaio 2021

Pagine: 200

EAN: 9788815291110

LEGGI UN ESTRATTO DEL LIBRO SU AFFARITALIANI.IT*:

Sinistre un secolo di divisioni
 

Sinistre, un secolo di divisioni. Paolo Pombeni per il mulino

Introduzione

Nel gennaio del 1921, a Livorno, durante il congresso del Partito socialista si ebbe una scissione destinata a fare storia. Quella che allora appariva come una minoranza del partito, che abbandonò i lavori per dare vita a un Partito comunista collegato con l’esperienza della rivoluzione bolscevica, non ebbe la sorte che era toccata ad altre scissioni avvenute in precedenza nel socialismo italiano. Il nuovo Partito comunista sarebbe stato per lungo tempo un protagonista chiave della storia d’Italia; il Partito socialista non sarebbe scomparso, travolto da quella scissione, ma avrebbe anch’esso avuto un ruolo centrale nella storia del nostro paese.

Nessuno dei due partiti avrebbe mantenuto le caratteristiche che aveva sbandierato a Livorno, ma si sa che cent’anni di storia non consentono di rimanere eguali a sé stessi. Coloro che sostengono di sfuggire a questa regola sono delle macchiette, non dei soggetti storici. Nonostante questo, la spaccatura di Livorno fu a lungo rappresentata come una rottura fra riformisti e rivoluzionari. Questa era l’interpretazione che avevano imposto Lenin e la sua Internazionale ancor prima che la scissione avesse corso, ma le cose, come avremo modo di vedere, furono assai più complicate, perché a Livorno nessuno voleva accettare di essere catalogato come un «riformista» che si allontanava dalla prospettiva finale dell’instaurazione del socialismo.

Eppure la questione fondamentale del contendere iniziava a essere proprio la seguente: se una futura instaurazione del socialismo richiedesse un’opzione netta per una fuoriuscita radicale dal contesto del costituzionalismo occidentale, con la sua modernità politica, o se si potesse in qualche modo considerare che proprio quel contesto fosse il primo frutto della rivoluzione sociale avviata nel XIX secolo, sicché i socialisti avevano il dovere di lavorare nel suo ambito per perfezionarla.

Alla prima opzione si può dare l’etichetta di massimalismo, alla seconda quella di riformismo. Sarebbe fuorviante pensare che si trattasse di due visioni inconciliabili. La storia di tutte le sinistre, cioè di quelle forze che hanno messo al centro la natura «sociale» dell’uomo e che pertanto ragionano su come fondare su di essa le comunità politiche, è un intreccio continuo di massimalismo e di riformismo che si contaminano tra loro in tutti i modi possibili: abbiamo avuto massimalismi che all’atto pratico non disdegnavano il riformismo e riformisti che erano assai massimalisti nel proporre le loro soluzioni.

A cent’anni dalla vicenda iniziata a Livorno, che aveva già, come è ovvio, una sua storia specifica alle spalle, mi è venuto voglia di tornare su quell’intreccio. Il tema è già stato affrontato molte volte e da penne più acuminate e pesanti della mia, ma è stato fatto in un frangente che risentiva ancora degli echi diretti di quella vicenda e dei suoi sviluppi, mentre ora siamo immersi in un contesto nuovo. Non solo non ci sono più da qualche tempo il PCI e il PSI, la stessa sinistra cattolica che si è intrecciata con loro è scomparsa, mentre sono nati e si affermano nuovi massimalismi, figli non più del sogno rivoluzionario ma di quello, persino più pericoloso, dell’utopia pseudointellettuale. Stiamo vivendo una complicata transizione storica, che richiama per certi aspetti quella fra il Medioevo e l’Età moderna. La recente ondata pandemica ci ha messo di fronte in modo quasi tangibile a questa novità: basti pensare al ruolo che ha assunto l’uso degli strumenti digitali, un cambiamento che richiama quello che avvenne nel XVI secolo con la diffusione della stampa a caratteri mobili.

È ormai aperta la sfida fra chi propugna sconvolgimenti radicali con cui rispondere a quelli in corso e chi ritiene che si debba ritornare alla cultura di un sano riformismo, costruendo soluzioni anziché sognare palingenesi. Vorrei poter contribuire a questa buona battaglia con uno sforzo di interpretazione della nostra storia politica, perché essa non finisca nel vicolo cieco in cui vorrebbero spingerla coloro che la stanno riducendo quasi a una tragica farsa. Un piccolo atto di fiducia verso tutte quelle generazioni a cui ho fatto lezione (insegnato è un termine troppo impegnativo) all’università e in altre sedi in cinquant’anni passati su modeste brecce: perché saranno loro a riprendere la bandiera di quello che speriamo non sia più un sorpassato duello a sinistra, ma un impegno a pensare e a realizzare le riforme che servono per creare un paese migliore.

 

*estratto disponibile e liberamente consultabile sul sito ibs.it

 

 

 

 

Commenti
    Tags:
    sinistresinistre un secolo di divisioniscissione di livornosinistrasinistra italianapartito socialistapartito comunistapaolo pombenipaolo pombeni librilibro sinistrail mulino





    in evidenza
    Al via le riprese del primo docufilm sulla vita privata di Alberto Sordi

    Guarda le immagini

    Al via le riprese del primo docufilm sulla vita privata di Alberto Sordi

    
    in vetrina
    Milano/ Nuovo flagship store per Swarovski: oltre 500 metri quadri in Duomo

    Milano/ Nuovo flagship store per Swarovski: oltre 500 metri quadri in Duomo


    motori
    Citroën inaugura a Parigi “Le Chëvron” per presentate la nuova e-C3

    Citroën inaugura a Parigi “Le Chëvron” per presentate la nuova e-C3

    Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

    © 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

    Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

    Contatti

    Cookie Policy Privacy Policy

    Cambia il consenso

    Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.