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Libri & Editori
Vita e carriera uniche di Luciano Rispoli in un libro
Intervista a Mariano Sabatini per il libro "Ma che belle parole"

Luciano Rispoli, esce il libro di Mariano Sabatini "Ma che belle parole!"

Più passa il tempo da quando se ne sono andati e più vale la pena, è doveroso e utile, ricordare certi personaggi che hanno inciso nel profondo nel tessuto connettivo del nostro paese. Questo vale certamente per Luciano Rispoli per i meriti – riconosciuti anche dal presidente Giorgio Napolitano che volle nominarlo commendatore al merito della repubblica – di divulgatore della lingua italiana in Tv e della lettura. Il popolare conduttore e giornalista calabrese (ma aveva vissuto sempre a Bologna e poi a Roma) fu il primo a proporre un talk show in Italia, nel 1975 con L’ospite delle due, e poi divenne amatissimo per Parola mia su Rai1 e il Tappeto volante su Tmc.  

Prima ancora aveva avuto incarichi dirigenziali in radio, dove agli albori della Rai era stato assunto in seguito a un severo concorso per radiocronisti, avendo così modo di inventare format storici come Bandiera gialla, Chiamate Roma 3131, La corrida, e di lanciare personaggi del calibro di Paolo Villaggio, Maurizio Costanzo, Raffaella Carrà, Paolo Limiti, Antonio Lubrano e altri. Tutto questo e molto altro è raccontato nel bel libro appena mandato alle stampe da Mariano Sabatini, Ma che belle parole! Luciano Rispoli Il fascino discreto della radio e della Tv, per le edizioni Vallecchi Firenze, in un anniversario importante: “Mi è sembrato giusto, a 90 anni dalla nascita, un bel compleanno rotondissimo, rendere omaggio a questo anchorman che non si ricorda abbastanza.

E parlo delle istituzioni, dei dirigenti Rai, perché il pubblico lo ricorda e ne rimpiange i modi, i programmi. Basta farsi un giro sui social per capirlo” afferma Sabatini, per oltre quindici anni coautore dei programmi di Rispoli.

Che ne è stata dell’idea di Fiorello, rilanciata da Affaritaliani, di intitolare la sala A di via Asiago a Luciano Rispoli?

Bisognerebbe chiederlo al direttore della radio, credo che neppure sappia davvero chi sia stato Luciano Rispoli, né quanto la radio moderna gli debba. Più a Rispoli che ad altri, bisogna dirlo, a costo di apparire antipatici. Alcuni meritano di più, invece si insegue la logica del ricavo… e siamo malati di “recentismo”, per cui chi muore oggi ha più diritto, secondo un modo di pensare errato, di chi in passato si è dannato per fare grande il servizio pubblico. 

Ma a lei chi glielo fa fare, appunto, di dannarsi l’anima?

Perché se non si combatte per le cause che si reputano giuste, mi chiedo cosa si viva a fare… Ho scritto al ministro Dario Franceschini, all’assessore Miguel Gotor del Comune di Roma, alla presidente delle Biblioteche di Roma Maria Rosaria Senofonte e li ringrazio pubblicamente di quanto vorranno fare. Se in passato è stata intitolata una biblioteca ad Aldo Fabrizi, forse Rispoli con i libri aveva un pochino più di dimestichezza e soprattutto ne ha fatti acquistare e leggere. Parola mia ha avviato intere generazioni all’amore per la lettura!

Nel libro lo racconta molto bene, perché ha deciso di scriverlo?

Per far conoscere ai giovani, come si dice sempre, chi sia stato Luciano Rispoli, ma ho l’impressione che anche quelli più avanti d’età dovrebbero rinfrescarsi la memoria. Mi fa piacere che, in occasione dei 90 anni il 12 luglio, Rai Teche abbia deciso di festeggiare l’anniversario rendendo fruibile al pubblico su RaiPlay tutta la serie di Pranzo in Tv di Rispoli, conversazioni con personaggi più o meno noti durante un vero pasto. Me lo ha comunicato l’ottimo Luca Rea, autore tv con cui sono in contatto. A dispetto di quanto dichiara Maria Latella, che fa una cosa del genere su Sky, Pranzo in Tv è il primo talk show a tavola della televisione italiana. Lo ha inventato Rispoli nel 1983, 39 anni fa. Prototipo di tutti i format come Cortesie per gli ospiti e simili.

Ma lei come conobbe Rispoli?

Come i giovani dell’epoca, tra cui lo scrittore Enrico Brizzi e il cantautore Morgan, ero un fan di Parola mia, non perdevo una puntata. Adoravo il professor Beccaria, compravo tutti i libri che lui e Luciano consigliavano. Mi appuntavo le parole su cui si fondava il quiz, le etimologie… andavo in brodo di giuggiole dinanzi alle letture di poesie e brani letterari fatte da Gassman, Vallone, Foà, Ottavia Piccolo, Rossella Falk. Scrivevo lettere a tutti elogiando Rispoli. Quando iniziai a fare il giornalista e lo chiamai, emozionatissimo, per intervistarlo, lui mi conosceva perché tutti gli riferivano delle lettere entusiastiche sul suo lavoro.

Così coronò il sogno di lavorare con lui.

Non ci pensavo neppure, io volevo fare il giornalista. Quando mi propose di lavorare insieme, al posto di un suo autore che andava in Rai, ne fui sorpreso. Da allora non abbiamo mai smesso di frequentarci, fino alla sua morte.

Quale lezione ha tratto da lui?

Mi considerava, bontà sua, suo erede. Ho appreso tutto dei suoi modi, la civiltà, il rispetto nei confronti degli altri, la sollecitudine nel dare una risposta a chi chiede. Lavorare con un padre nobile del servizio pubblico mi ha segnato profondamente, e infatti poi ho smesso di fare l’autore televisivo. Senza il mio padre elettivo non mi divertivo più.

Era un uomo perbene?

Profondamente onesto, dai modi aristocratici. Ma era impossibile imporgli qualcosa, teneva alla sua libertà più di tutto. Ricordo scontri feroci con chi avrebbe voluto imporgli degli ospiti al Tappeto volante o impedirgliene altri. Lo racconto nel libro. Sapeva cosa il pubblico voleva da lui e per questo era disposto a dare battaglia. Come quella volta con Lina Wertmuller o con il famoso tanguero Miguel Anguel Zotto… tutto nel libro!

 

Intervista a Mariano Sabatini per il libro Ma che belle paroleIntervista a Mariano Sabatini per il libro "Ma che belle parole"
 

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