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Ascolti tv, La Ruota della Fortuna specchio della società. Gerry Scotti rassicurante e popolare. Il segreto del successo
Ecco perché il programma di Canale 5 batte Affari Tuoi

Il gioco diventa un rito collettivo, capace di unire generazioni e territori
Nel panorama televisivo italiano, il successo di “La Ruota della Fortuna” rappresenta un caso emblematico di come la nostalgia, il format semplice e la capacità di intercettare bisogni profondi del pubblico possano generare ascolti record. Il game show condotto da Gerry Scotti ha infatti recentemente raggiunto picchi di oltre 5.436.000 spettatori e il 27,1% di share, superando stabilmente il diretto concorrente “Affari Tuoi”.
Il programma è stato rilanciato da Mediaset nell’access prime time, fascia strategica che precede la prima serata, sostituendo “Striscia la notizia”. La scelta si è rivelata vincente: “La Ruota della Fortuna” ha conquistato la leadership nella fascia oraria, con performance superiori al 30% di share tra gli uomini di 15-19 anni e le donne di 20-24 anni. Questo dato suggerisce un appeal trasversale, capace di coinvolgere sia il pubblico adulto che quello giovane e giovanissimo.
Il format attiva meccanismi di coinvolgimento e gratificazione immediati: il giro della ruota è un simbolo archetipico di fortuna e destino, che stimola l’immaginario collettivo. Il pubblico si identifica con i concorrenti, sperimentando indirettamente l’emozione della vincita. Inoltre, la struttura semplice e ripetitiva genera comfort cognitivo, riducendo lo sforzo mentale e favorendo la fidelizzazione.
La “Ruota della Fortuna” funziona perché mette lo spettatore al centro del gioco. Non si è solo osservatori: mentre qualcuno gira la ruota, il cervello di chi guarda sta già risolvendo l'enigma insieme ai concorrenti, lettera per lettera. È un meccanismo di partecipazione immediata e ingaggiante: si vede "_ A _ O", si pensa "GATTO", e quando compaiono le lettere ci si sente intelligenti, parte del successo. Questo è forse il vero segreto del programma. Rispetto ad “Affari Tuoi”, in cui si osserva qualcuno aprire pacchi e sperare nella fortuna cieca, qui c'è “agency” (ossia la capacità di agire intenzionalmente e di influenzare il proprio ambiente e la propria vita). C'è abilità: si può dimostrare a se stessi, dal divano di casa, che si sarebbe fatto meglio, o almeno altrettanto bene. Il format attiva la competizione cognitiva: non si tifa passivamente, si gioca una partita parallela nella propria testa. E quando si indovina prima del concorrente la sensazione di controllo, benché illusoria, è potentissima. La ruota gira, ma è lo spettatore che risolve.
In un contesto di incertezza economica e sociale, il programma offre una narrazione rassicurante: chiunque può vincere, indipendentemente dal ceto o dal background. La presenza di concorrenti provenienti da tutta Italia rafforza il senso di comunità e di rappresentanza. Il gioco diventa così un rito collettivo, capace di unire generazioni e territori.
Come detto, il fattore nostalgia acquisisce un’importanza centrale. Un’ampia fascia di pubblico, che include uomini e donne dai quaranta ai sessant’anni, può rivivere nel programma le sensazioni familiari della propria giovinezza. Non si tratta di un pubblico in cerca di innovazione: si tratta piuttosto di spettatori che, dopo una giornata di lavoro, magari con figli adolescenti in casa o genitori anziani da seguire, si siedono davanti alla tv e vogliono qualcosa di leggero, divertente, rassicurante, ripetitivo.
Dunque, il ritorno di un format storico, rivisitato con una regia moderna e una conduzione energica, ha intercettato il trend del revival televisivo. La scelta di Gerry Scotti, volto rassicurante e popolare, ha consolidato la fiducia del pubblico. Inoltre, la sinergia con i social media e le ospitate in programmi come “This is me” amplificano la visibilità e il coinvolgimento.
D’altro canto, per la considerevole fascia di ascoltatori più giovani (19-25 anni), il programma funziona come un intrattenimento leggero, quasi ironico. Si guarda mentre si scorre il telefono, si commenta su WhatsApp con gli amici, si ride dei momenti comici che capitano nelle puntate. Che formano un perfetto “sottofondo”: non richiedono attenzione totale, ma consentono micro-picchi di engagement quando si indovina prima degli altri. Basta mezza attenzione per stare dentro al gioco. A ciò si aggiunge una marcata componente social. La “Ruota” genera meme, clip virali, momenti che finiscono su TikTok o Instagram: per esempio, un concorrente che sbaglia clamorosamente, una soluzione impossibile indovinata all'ultimo giro. Il programma vive una seconda vita digitale che lo rende rilevante anche per chi guarda poco la televisione.
In definitiva, “La Ruota della Fortuna” non è solo un gioco: è una sorta di specchio della società italiana, che cerca leggerezza, speranza e partecipazione. Il suo successo dimostra che, in un mondo iperconnesso e frammentato, la TV generalista può ancora offrire momenti di coesione e magia.
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