Facebook e Instagram a pagamento? Zuckerberg pensa alla rivoluzione social
Crollo delle inserzioni pubblicitarie. Meta corre ai ripari e pensa a servizi aggiuntivi da far pagare agli utenti
Facebook e Instagram in crisi di utili, Zuckerberg pensa a servizi a pagamento
Meta sta creando un'organizzazione di prodotto per identificare e costruire "possibili funzionalità a pagamento" per Facebook, Instagram e WhatsApp, secondo una nota interna inviata ai dipendenti la scorsa settimana e ottenuta dal media specializzato The Verge. La nuova divisione è la prima seria incursione di Meta nella creazione di funzionalità a pagamento per le sue principali app sociali, che vantano tutte e tre miliardi di utenti. È stata creata dopo che l'attività pubblicitaria di Meta è stata gravemente danneggiata dalle modifiche apportate da Apple al tracciamento degli annunci su iOS e da un più ampio calo della spesa pubblicitaria digitale. Il gruppo, denominato New Monetization Experiences, sarà guidato da Pratiti Raychoudhury, già responsabile della ricerca di Meta.
Le entrate di Meta provengono quasi interamente dagli annunci pubblicitari e, pur disponendo già di diverse funzionalità a pagamento nelle sue app, il gigante dei social media non ha fatto finora della tariffazione degli utenti una priorità. Ma questo potrebbe presto cambiare. Come spiegato da Repubblica, "il calo dei ricavi per Facebook e Instagram è legato al crollo delle inserzioni, che rappresentano la quasi totalità degli introiti. Solo l’anno scorso Meta ha perso dieci miliardi di dollari. Gli investitori temono che in futuro sempre meno account saranno raggiungibili, per cui le piattaforme sarebbero soltanto comunità globali di clienti inarrivabili. Le previsioni per il futuro non sono più ottimistiche".
Ed ecco allora l'idea di Meta che "ha creato un team interno di ricerca per studiare i pro e contro di una scelta rivoluzionaria per il gruppo. A quali tipi di servizi darebbe diritto il pagamento non è chiaro, ma segnerebbe l’abbattimento di un tabù e la divisione tra utenti di serie A e di serie B nelle tre piattaforme che hanno sette miliardi di utenti complessivi e il cui accesso è gratuito", conclude Repubblica.
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