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"La musica e l'uomo che batte l'Intelligenza Artificiale: il grido disperato dell'artista, il passaggio dal buio alla luce e...": Giovanni Allevi incanta il pubblico - I video di Affaritaliani
"Per il momento mi pare che l'uomo abbia una chance in più rispetto alla macchina" - Giovanni Allevi esegue una parte dell'Incompiuta di Schubert elaborata dall'Intelligenza Artificiale - Il video di Affaritaliani

Intelligenza Artificiale e l'uomo tra musica e arte
Qual è il senso della musica in un mondo che vede la crescita esponenziale di un'Intelligenza Artificiale capace di fare sempre più cose, anche di comporre brani e opere artistiche?
Prima un veloce flashback. Tutti noi guardiamo al presente che scorre veloce e al futuro che incombe, ma basta voltarsi indietro di cinque anni, per ricordare che già nel 'lontano' 2019 - si fa per dire, ma con i progressi della scienza per certi versi sono vere e proprie ere geologiche - l'IA cinese 'Simphony Unfinished', portò a termine la leggendaria incompiuta di Schubert (o altresì nota come Simponia n.8 iniziata nel 1822 e, per l'appunto, mai finita) seguendo lo stile originale del compositore. Certo, forse un minuscolo esempio, una goccia in un oceano infinito. Ma anche un potenziale segnale su quel che sarà. O potrebbe essere.
La domanda che sorge spontanea - Dobbiamo quindi aspettarci un mondo che verrà in cui anche l'artista potrebbe essere sostituito dalla 'macchina'? O quantomeno subirne fortemente la concorrenza?
Il dibattito è aperto.
Un genio musicale musicale del calibro di Giovanni Allevi non la vede così. Almeno per il momento l'uomo a suo parere resta in vantaggio grazie a due grandi peculiarità che lo distinguono dall'Intelligenza Artificiale.
"La musica e l'uomo che batte l'IA: il grido disperato dell'artista, il passaggio dal buio alla luce e...": Giovanni Allevi incanta il pubblico
La prima differenza...
Nella dimensione musicale "quando questa diventa brillante e diventa forte, c'è la fragilità umana. E la fragilità umana è sempre collegata alla percezione della propria caducità, della possibilità della propria fine. E' lì che l'artista, come in un grido disperato, concepisce un'opera d'arte che probabilmente rimarrà nei secoli. Perché fa vibrare le corde di chiunque, perché nel suo gesto artistico c'è il passaggio dal buio verso la luce. E chiunque vive nel buio riconosce questa opera come catartica", spiega Giovanni Allevi ospite sul palco di Orbits – Dialogues with intelligence, il progetto firmato da Action di Manuela Ronchi e guidato dal filosofo Luciano Floridi per accompagnare i leader d’azienda, i cittadini e le giovani generazioni attraverso le sfide dell’era digitale.
"Un'intelligenza artificiale non può avere una percezione della propria caducità, perché è perfetta, perché è immortale, perché è un circuito. Un software", sottolinea il pianista e compositore marchigiano incantando il pubblico presente al Palazzo del Ghiaccio di Milano, con una disamina lucida, incisiva e poetica allo stesso tempo.
La seconda differenza tra l'artista e l'IA...
"Almeno allo stato attuale, mi sembra di capire, che l'intelligenza artificiale è bravissima ad analizzare tutto quello che c'è prima di lei e intorno a lei. E a creare delle sintesi di ciò che già c'è. Ma l'elemento di creatività nasce da una sorta di follia umana che è in grado di fare un salto quantico. Un salto qualitativo. L'essere umano è in grado di sorprendere se stesso, di sorprenderci. Perché ciò che crea non è necessariamente il risultato di una sintesi di quello che ha alle spalle, ma riesce a dire qualcosa di nuovo, di completamente differente"
La conclusione
"Per il momento, mi sembra che l'essere umano, abbia una chance in più rispetto alla macchina", sottolinea Giovanni Allevi tra gli applausi del pubblico.
