L'eterna arte del pettegolezzo: da Versailles alla kiss cam, nulla è cambiato. Ma davvero credete che il gossip sia nato con Instagram? - Affaritaliani.it

MediaTech

Ultimo aggiornamento: 12:39

L'eterna arte del pettegolezzo: da Versailles alla kiss cam, nulla è cambiato. Ma davvero credete che il gossip sia nato con Instagram?

È la democratizzazione del potere attraverso il gossip. E ai potenti non piace per niente

Di Gabriele Parpiglia

L'eterna arte del pettegolezzo

Ok, facciamo il punto. Mercoledì scorso, concerto dei Coldplay a Boston. La kiss cam inquadra due persone: lui sulla cinquantina, capelli grigi, lei bionda. Abbraccio tenerissimo. Poi si accorgono di essere ripresi e fanno una cosa abbastanza curiosa - si nascondono. Lei si copre la faccia, lui sparisce dall'inquadratura. Chris Martin dal palco fa il simpatico: "Guardate questi due... o stanno insieme o sono solo timidi". Risate del pubblico. Fine. Invece no, perché internet non perdona mai.

In due giorni salta fuori che lui è Andy Byron, CEO di una startup che vale più di un miliardo e lei è Kristin Cabot, che - colpo di scena - dirige le risorse umane della stessa azienda. Entrambi sposati. Entrambi ora disoccupati, perché Byron è stato messo in congedo e l'azienda ha aperto un'indagine. E qui inizia il coro degli indignati. "Ecco la gogna digitale!" "La privacy è morta!" "I social stanno distruggendo tutto!" Ma scusate. Voi davvero pensate che il pettegolezzo sia nato con Instagram? Perché se è così, dobbiamo raccontarvi di alcune signore che vivevano a Versailles e che vi farebbero sembrare dei dilettanti.

Le vere Regine del gossip

Allora, mettiamola così. Mentre noi ci emozioniamo, indigniamo, scandalizziamo (e chi più ne ha, più ne metta) per un video di trenta secondi, c'erano delle dame francesi del Seicento che avevano trasformato il pettegolezzo in un'arte. Non stiamo scherzando. Era letteralmente il loro lavoro. Prendete Madame de Maintenon. Ok, questo nome non vi dice niente, ma era la seconda moglie segreta di Luigi XIV. Non aveva bisogno di smartphone per costruire la sua rete di spie: bastava una conversazione sussurrata dietro un ventaglio durante il ballo per far girare notizie che avrebbero fatto impallidire  Wikileaks: sapeva esattamente quando far trapelare che il ministro tal dei tali si scopava la moglie del segretario, e quando invece conveniva far credere che la favorita di turno fosse caduta in disgrazia.

Era una vera professionista: noi oggi abbiamo i consulenti di comunicazione, loro avevano lei. La Duchessa di Bourgogne poi era ancora peggio. Nei suoi appartamenti organizzava quelli che oggi chiameremmo "meet up del gossip". Ma non erano quattro chiacchiere tra amiche davanti a un aperitivo. Era roba seria. Decidevano chi dovesse essere la prossima vittima, quale scandalo inventare, come far arrivare l'informazione alle orecchie giuste. Un lavoro di squadra che richiedeva una precisione quasi maniacale. L'unica differenza con oggi? Che per rovinare qualcuno ci volevano almeno due giorni. Ora bastano due ore. Ma il resto - la cattiveria, la precisione, il piacere sadico nel vedere qualcuno cadere - era identico. Anzi, forse erano pure più brave di noi.

Quando i meme erano libri porno

Ma aspettate, perché il bello deve ancora arrivare. Nel Settecento esistevano questi tizi chiamati "libellisti" - praticamente i blogger di gossip dell'epoca, solo che invece di scrivere su internet pubblicavano libricini clandestini. Roba che mescolava politica e pornografia con una disinvoltura che farebbe vergognare anche il più sfacciato youtuber. Il loro capolavoro? "Les Amours de Charlot et Toinette". Tradotto: "Gli amori di Luigi XVI e Maria Antonietta". Solo che non era una biografia autorizzata. Era una specie di 50 Sfumature di Grigio versione XVIII secolo, dove i due reali venivano dipinti come dei maniaci sessuali con tanto di descrizioni anatomiche e dialoghi inventati. E la cosa pazzesca è che funzionava. C'è uno storico famosissimo (e con storico intendiamo uno studioso serio, non uno che scrive su internet), Darnton, che ha dimostrato come questi pamphlet abbiano contribuito alla Rivoluzione Francese più di tutti i bei discorsi di Voltaire messi insieme.

Perché? Semplice: la gente preferiva leggere di presunte orgie reali piuttosto che di filosofia politica. Esattamente come oggi preferiamo guardare Byron e Cabot piuttosto che leggere il bilancio di Astronomer. Ma i libellisti avevano pure il senso del timing: quando c'era una crisi politica, sapevano quale scandalo sessuale tirare fuori. Maria Antonietta impopolare perché austriaca? Eccoti le storie sui suoi rapporti lesbici con le dame di corte. Luigi XVI che mostrava debolezza? Subito dipinto come un cornuto che non riusciva a soddisfare la moglie. Era marketing dell'odio con tre secoli di anticipo. E noi pensiamo di aver inventato le fake news.

Roma aveva già inventato Twitter

Ma se vogliamo trovare i veri antenati dei social, dobbiamo andare ancora più indietro. Roma, Cinquecento. C'era questa statua, Pasquino, che era diventata il primo social network della storia. La gente ci attaccava biglietti anonimi pieni di battute velenose su papa, cardinali, nobili: era letteralmente Twitter scolpito nel marmo e le "pasquinate" erano meme ante litteram. Brevi, cattive, anonime. Giravano per Roma più velocemente delle notizie ufficiali. Papa Adriano VI (che evidentemente aveva zero senso dell'umorismo) provò a far buttare la statua nel Tevere. Gli risposero con una nuova pasquinata: "Se ci getti nel fiume grideremo ancora più forte, come le rane". Praticamente avevano inventato il trolling cinque secoli prima di internet e con tanto di anonimato, ironia tagliente e viralità. Una battuta su un cardinale corrotto faceva il giro di Roma in una giornata. Come oggi un meme fa il giro del mondo in un'ora.

Ma davvero pensate che prima fosse tutto più educato?

Quindi, quando sentiamo tutta questa indignazione per Byron licenziato per un abbraccio, ci viene da ridere. Ma scusate, cosa leggevano i vostri nonni? "Confidenze" e "Grand Hotel" erano pieni di pettegolezzi feroci. "Oggi" raccontava i tradimenti delle star con la stessa cattiveria di qualsiasi tabloid. E i rotocalchi degli anni Ottanta? Altro che blogger di gossip. Hedda Hopper e Louella Parsons, le due regine del gossip hollywoodiano degli anni Quaranta, potevano distruggere la carriera di un attore con una sola riga sul giornale. E lo facevano. Regolarmente. Spesso per motivi molto più stupidi di un abbraccio mal ripreso.

Bette Davis le odiava così tanto che disse: "Preferirei baciare un cobra che fare i complimenti a Hedda Hopper". Eppure, nessuno parlava di "gogna mediatica". Il punto è questo: il pettegolezzo è sempre esistito. Solo che prima era un privilegio. Dovevi saper leggere, avere soldi per i giornali, essere nei giri giusti. Oggi è democratico. Chiunque con uno smartphone può fare il paparazzo. Chiunque con Instagram può far girare un gossip. E questo dà fastidio e non perché sia diventato più cattivo, ma perché non è più controllabile.

Prima erano solo i giornalisti a poter rovinare qualcuno. Oggi una ragazza qualsiasi che va a un concerto può far licenziare un CEO miliardario senza nemmeno volerlo. È la democratizzazione del potere attraverso il gossip. E ai potenti non piace per niente. Come non gestire uno scandalo (manuale per principianti) La cosa più divertente è che Byron e Cabot hanno fatto tutto sbagliato. Del tipo, che se le dame di Versailles avessero scritto un manuale su come gestire uno scandalo, loro avrebbero violato ogni singola regola. Prima regola base: mai nascondersi. Chi si nasconde ammette automaticamente la colpa. Molto meglio affrontare a testa alta, magari con una battuta che disarmi tutti.

Madame de Pompadour, quando giravano voci sui suoi tradimenti (probabilmente inventate), non pubblicava comunicati stampa. Organizzava feste ancora più sfarzose e invitava proprio quelli che spargevano le voci. Era un modo elegante per dire: "Le vostre chiacchiere mi fanno un baffo". Invece Byron e Cabot: nascosti, muti, comunicati aziendali. Hanno lasciato che altri controllassero la storia. Se Madame de Maintenon fosse viva, li prenderebbe a schiaffi per la gestione dilettantesca della crisi. L'unica vera differenza Sapete qual è l'unica vera novità del gossip digitale? Non la cattiveria. È l'amnesia. Le dame di Versailles costruivano scandali che duravano anni. Decenni.

Madame du Barry è famosa ancora oggi principalmente per i pettegolezzi su di lei. Oscar Wilde è immortale anche grazie al suo scandalo. Byron e Cabot? Tra sei mesi nessuno se li ricorderà, perché nell'overdose quotidiana di scandali digitali, anche i gossip migliori diventano fast food. Veloci, economici, dimenticabili. È come se avessimo rovinato pure l'arte della maldicenza. Almeno le nostre antenate, quando rovinavano qualcuno, lo facevano per bene. Con stile. Per l'eternità. Forse dovremmo prendere esempio da loro. Se proprio dobbiamo spettegolare - e lo faremo sempre, è più forte di noi - almeno facciamolo bene.

Costruiamo pettegolezzi che resistano al tempo, perché come diceva Oscar Wilde - che di scandali se ne intendeva - "Il pettegolezzo è l'unica cosa che rende sopportabile la società moderna". E aveva ragione. Solo che lui almeno sapeva come trasformare la propria rovina in leggenda. Byron e Cabot, invece, resteranno una nota a piè di pagina nella storia infinita del gossip umano. Il che, pensandoci bene, è quasi peggio del licenziamento.