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"Libero": ecco perché Feltri è sempre al timone, anche con Sallusti e Senaldi
Lapresse

Come mai a “Libero” convivono tre direttori di peso, ovvero tre giornalisti molto noti come Vittorio Feltri, Alessandro Sallusti e Pietro Senaldi?

Formalmente, la cosa si spiega con i diversi ruoli ricoperti, che sono rispettivamente quello di direttore editoriale (Feltri), direttore responsabile (Sallusti) e condirettore (Senaldi). Tuttavia, se due galli in un pollaio sono già qualcosa di strano, averne addirittura tre deve per forza spiegarsi con qualche ragionamento in più. E allora facciamolo.

Cominciamo col dire che ha ragione Vittorio Feltri, nel sottolineare il suo ruolo di guida del quotidiano “Libero”, da lui stesso fondato. Oltre a rivendicare il fatto di aver fatto lui stesso il nome di Alessandro Sallusti come nuovo direttore responsabile, Feltri in una intervista a "Il Corriere della Sera" ha ribadito la sua centralità nel progetto editoriale, spingendosi fino a una “minaccia”, chissà quanto bonaria: “Chi se ne frega se i miei articoli vanno in prima o a pagina 6! Quando stavo al Corriere, se finivo a pagina 16 mica me la menavo. Se mi cacciassero da ‘Libero’ potrei andare da Travaglio al ‘Fatto’. Lo stimo. Sono anche amico di Padellaro".

Oltre a smentire le voci sui brutti rapporti con Sallusti, derubricati a “vecchie ruggini”, Feltri smonta anche le illazioni sul fatto che il suo rapporto con l’editore, Antonio Angelucci, sarebbe prossimo al capolinea. Nella stessa intervista, infatti, precisa che da tempo non ha un contratto con l’editore, perché non ce ne è mai stato bisogno e perché “non faccio più il giornalista. E chi mi chiama giornalista lo querelo”.

Precisazione non da poco, perché Feltri è tuttora il direttore editoriale di “Libero”, ruolo che ha sempre avuto fin dalla fondazione del giornale, del quale è stato direttore responsabile solo per un anno, dal 2008 al 2009. E in oltre vent’anni, ha avuto accanto a se’ diversi direttori responsabili, compreso lo stesso Sallusti, che era aveva già rivestito tale ruolo tra il 2007 e il 2008. Prima di lui c’era Franco Garnero, poi sono arrivati Maurizio Belpiero e quindi Pietro Senaldi, che ora deve accontentarsi del ruolo di condirettore, visto che Sallusti è tornato sulla plancia di comando.

Invece Feltri rimane intoccabile nei panni del direttore editoriale e non solo perché, essendosi dimesso dall’Ordine dei Giornalisti non può più essere il direttore responsabile. Questo ruolo è infatti più consono al suo compito manageriale, per il quale con orgoglio ricorda che “gli editori mi pagano bene. E ci sarà un motivo se lo fanno”.

In qualità di fondatore, inizialmente Feltri deteneva il 51% del quotidiano, la cui maggioranza è poi stata ceduta al gruppo Angelucci, che opera nel settore della sanità e in quello immobiliare. Pur rimanendo come socio di minoranza, Feltri grazie a una serie di patti parasociali detiene comunque la maggioranza nel consiglio di amministrazione e, di fatto, continua a indicare la strada al quotidiano che lui stesso ha fondato. C'è inoltre chi dice che la testata sarebbe di sua proprietà, avendola a suo tempo depositata in tribunale. 

E il fatto che Sallusti vi sia tornato, pur essendo bene a conoscenza di tutti di questi elementi, significa che davvero gli screzi di un tempo sono un ricordo del passato.

D’altra parte, l’unica volta che Feltri “tradì” la sua creatura fu nel 2009, quando lasciò “Libero” per andare a “Il Giornale” e lo fece proprio insieme a Sallusti. Poco dopo venne richiamato dagli Angelucci, preoccupati dal calo delle copie vendute.

Oggi la sfida è decisamente più ardua, non solo per “Libero”, ma per tutti i quotidiani cartacei, che passano tempi decisamente duri: vedremo se il trio Feltri-Sallusti-Senaldi riuscirà a vincerla.

 

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