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Libero in utile con i fondi pubblici. E Angelucci vuole la Verità di Belpietro

Libero in utile con i contributi dell'editoria tramite la Fondazione San Raffaele. E ora Angelucci vuole anche la Verità di Belpietro. RUMORS

Un impero da quasi 350 milioni di euro. Già padroni del Tempo e di Libero, dopo aver acquisito recentemente "il Giornale" dalla famiglia Berlusconi, gli Angelucci (come riporta Dagospia) starebbero studiando come mettere le mani anche sul quotidiano "La Verità" edito e diretto da Maurizio Belpietro. Ma l’immenso patrimonio della famiglia non si ferma all'editoria. Infatti, gli Angelucci negli anni sono riusciti a costruire una “macchina” da oltre 200 milioni di ricavi annui tra sanità, immobili, giornali e facility management.

Parte della fortuna del capofamiglia Antonio, 78 anni, è custodita gelosamente in una cassaforte in Lussemburgo. In totale, come scrive il Corriere della Sera, il valore degli asset presenti ammonterebbe a circa 343 milioni, di cui ben 41 solo in opere d’arte. Antonio Angelucci è, inoltre, uno dei parlamentari più ricchi. Ebbene, complice la sua carriera politica, il patron, tra le altre cose, del gruppo San Raffaele, ha dovuto presentare la sua dichiarazione dei redditi che nel 2021 riportava 3,75 milioni di reddito imponibile, leggermente in diminuzione rispetto i 4 del 2020 e i 5 del 2019. Nonostante queste ingenti somme percepite, il suo quotidiano Libero otterrebbe ogni anno decine di milioni di contributi pubblici.

Tornando al suo patrimonio, Antonio Angelucci detiene il 100% della holding lussemburghese Three. La Three controlla il gruppo sanitario San Raffaele (157 milioni di ricavi, 9 di utile, 3 mila posti letto in 22 strutture sanitarie) e la Finanziaria Tosinvest (67 milioni di fatturato, 6,6 di perdita) cui fanno capo, tra l’altro, Palazzo Botteghe Oscure, Villino Foschi e Palazzo Aracoeli a Roma.

I contributi pubblici a Libero tramite la Fondazione San Raffaele

Discorso diverso per la Fondazione San Raffaele che, invece, non fa parte del gruppo. La Fondazione (8 milioni di patrimonio e perdita di 1,2 milioni nel 2020) non pubblica i bilanci essendo un ente non profit, ma gestisce alcune attività sanitarie e controlla al 100% l’Editoriale Libero che prende in affitto la testata “Opinioni Nuove-Libero Quotidiano”.

Ma questo schema “fondazione più testata beneficiaria dei contributi”, non è un caso. Infatti, esso darebbe accesso ai fondi per l’editoria. Nel 2021 Libero, che ha chiuso il bilancio con 15 milioni di ricavi e un piccolo utile, avrebbe ottenuto 5,4 milioni di contributi (uno dei top-budget).

Come riporta il Corriere, nello statuto della Fondazione si scopre che l’ente, “apolitico e apartitico”, ha lo scopo di contribuire all’ “esplorazione di nuove strade nella ricerca … nel trattamento di ogni forma di disabilità … disporre liberalità con finalità assistenziale e/o di ricerca” ecc. Ed è categorico nell’affermare che “la Fondazione non potrà svolgere alcuna altra attività se non quelle previste dallo statuto”. In esso, però, non c’è una sola parola che faccia riferimento anche lontanamente all’editoria o a quote di società editoriali.

Eppure il 9 novembre 2020 la Fondazione ha comprato dalla Finanziaria Tosinvest per 7,8 milioni (rate fino al 2025) un ulteriore 40% dell’Editoriale Libero di cui già possedeva il 60%. Oggi Libero rappresenta una fetta preponderante del patrimonio della Fondazione. Il titolare della testata “Opinioni Nuove-Libero Quotidiano” che l’Editoriale Libero, percettore dei contributi pubblici, prende in affitto, è proprio la Finanziaria Tosinvest che, scrive il Corriere, si farebbe pagare 500mila euro annui.

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