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MediaTech
Musk sul caso Telegram: "Il prossimo sarò io al 100%. Nel 2030 si verrà giustiziati per un like"
Elon Musk

Musk ironizza sulla Francia dopo l'arresto di Durov: "Liberté. Liberté! Liberté?"

Elon Musk interviene sulla questione dell'arresto improvviso di Francia di Pavel Durov, il fondatore di Telegram, noto per il suo impegno per la privacy degli utenti. Il miliardario russo è accusato dalle autorità francesi di aver creato una piattaforma di messaggistica che è diventata un rifugio sicuro per attività criminali. Creata nel 2013, con i suoi 900 milioni di utenti attivi, Telegram è sempre stata una spina nel fianco per i governi di tutto il mondo che la ritengono un rifugio sicuro per chi ha qualcosa da nascondere grazie alla sua crittografia end-to-end e alla politica di non collaborazione con le autorità. Musk - riporta La Verità - ha utilizzato il suo profilo sulla sua piattaforma X per esprimere il forte disappunto anche per la punizione sproporzionata e lanciare un appello a favore di Durov.

Leggi anche: Parigi, l'arresto del fondatore di Telegram: prorogato di 96 ore. Chi lo difende e chi lo attacca

"Il numero 1 di Telegram rischia 20 anni di carcere", osserva Musk, che definisce i tempi attuali "pericolosi" e ironizza sulla posizione della Francia in relazione ai diritti: "Liberté. Liberté! Liberté?". L’uomo più ricco del mondo - prosegue La Verità - ha scritto: "Siamo nel 2030 in Europa, stai per essere giustiziato per aver messo "mi piace" a un meme". Musk, sempre attento a commentare le questioni che riguardano la libertà di parola perché il suo X è nel mirino della commisione Ue per le attività di contrasto all’odio on line e alla disinformazione, risponde infine con un perentorio "100%" a chi afferma "oggi tocca a Telegram, domani tocca a X". La libertà di parola è un diritto fondamentale anche per il neo-conservatore Robert F. Kennedy Jr. che ha twittato: "L'arresto di Pavel Durov è un attacco diretto alla libertà di espressione. Dobbiamo resistere a questa deriva autoritaria". Questa la risposta, invece, di un portavoce del governo francese: "È ora che i giganti tech si assumano le loro responsabilità".






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