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Rai: nell'emergenza Coronavirus, a Viale Mazzini è guerra di ego e potere

L'emergenza Coronavirus, come ben sappiamo, ha investito prepotentemente anche la Rai e, in una Viale Mazzini ormai deserta, si consumano guerre fratricide, rivalse, ripicche, pugnalate alle spalle, scontri fisici e verbali. Nella redazione del Tg1 si odono aleggiare ancora gli echi della furibonda lite tra Francesco Giorgino e il direttore Giuseppe Carboni, mentre la testata giornalistica più importante d'Italia è vittima di un tentativo di "conquista" da parte della RaiNews diretta da Antonio Di Bella, che sta scaldando i motori per diventare il superdirettorissimo dell'approfondimento - nomina rinviata ufficialmente a causa della pandemia ma ufficiosamente perché perdurano le querelle tra Pd e M5s, e soprattutto tra le varie fazioni grilline con il responsabile pentastellato per la Rai, ovvero il Ministro dello Sport e delle Politiche Giovanili Vincenzo Spadafora (che negli ultimi tempi imperversa in video a tutte le ore), osteggiato dal capo politico ad interim Vito Crimi.  Fazioni grilline ancora dilaniate sul nome di Mario Orfeo alla direzione del Tg3, nodo che ha impedito per mesi all'Ad Fabrizio Salini (in quota M5s) la formalizzazione delle nomine dei notiziari Rai, ora interrotte giocoforza dall'emergenza. 

E mentre, dilaniato da sempre da scontri intestini e con il grosso della redazione in quarantena per il Coronavirus (che oggi pare abbia contagiato anche un giornalista del Tg3), il Tg1 è oggetto di un'Opa lanciata da RaiNews, certi volti noti di Rai1, Rai2 e Rai3 sfidano audacemente pericoli di contagio, minacce per la salute (la loro e quella altrui), inviti del Governo a restare a casa, pur di non rinunciare neppure a una frazione di secondo di esposizione televisiva. Sospinti dal proprio irriducibile ego e dalla rivalità reciproca modello asilo infantile ("se tal dei tali va in onda perché io no?" è il leitmotiv delle telefonate roventi che ricevono gli stremati direttori di rete), preferiscono la romantica suggestione del "mourir sur scène" per citare Dalida, anziché restarsene al sicuro sul proprio divano e farvi restare anche le malcapitate maestranze costrette a lavorare per loro malgrado il rischio. Per non parlare di taluni di loro - o finanche addetti stampa pagati dai contribuenti - che hanno perfino il coraggio di esultare per presunti entusiasmanti ascolti (un nonsense, visto che tutta Italia è costretta a casa obtorto collo).

In tutto questo, l'Ammiraglia Rai sospende programmi lasciandone in piedi altri senza apparente criterio, facendosi per giunta battere in prima serata dalla millesima replica di un film di Harry Potter complice la scelta di pellicole sconosciute anziché puntare su una Cenerentola, un Biancaneve e i Sette Nani, un Fiori d'Acciaio, un qualunque straccio di lungometraggio cult per famiglie, presente nello sterminato patrimonio del Servizio Pubblico e sicura garanzia di gradimento da parte del pubblico. Questa sera Rai1 ci riprova con Assassinio sull'Orient Express tratto da Agatha Christie e diretto da Kenneth Branagh. Un giallo adatto per l'atmosfera "tutti contro tutti" che regna a Viale Mazzini, e soprattutto per gli appelli dei sindacati Rai che chiedono a gran voce di non "giocare alla roulette russa con la vita dei dipendenti". 

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