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"Sanremo2021 arranca. Tempi, canzoni, presentatori: che cosa non funziona al Festival"
(fonte Lapresse)

Sanremo 2021 è un’edizione complessa sotto diversi punti di vista. Se la pandemia non si può ignorare nemmeno in un Festival con un intento (dichiarato inizialmente) di ‘leggerezza’, le perplessità sulla riuscita di questa 71esima edizione sono diverse, a partire proprio dallo spazio e dalla sensibilità riservati all’emergenza. Il calo degli ascolti ha gettato una prima ombra già dalla serata di apertura, mentre le speranze riposte sul bis di regia e scenografia Vicario-Castelli sembrano essere state disattese. A complicare ulteriormente una situazione già difficile anche l’assenza di ospiti internazionali, il numero non indifferente di cantanti in gara, i tempi dilatati della stessa… Ne ha parlato ad Affaritaliani.it Daniela Cardini, professoressa di Linguaggi della TV all'Università IULM di Milano.

Che cosa pensa della regia bis di Stefano Vicario? 

Premettendo la difficoltà di gestire, anche tecnicamente, un festival in queste condizioni, per Vicario così come per i suoi operatori, con i tempi della realizzazione contratti dall’emergenza e dalle misure di sicurezza, ciò non toglie che durante la diretta si colgono delle sbavature notevoli, imprecisioni e stacchi. L’impressione è che le singole esibizioni non siano state sufficientemente provate. Si è visto bene giovedì con i duetti, con le difficoltà dal punto di vista acustico, il microfono che non funzionava, che in un evento come Sanremo non ci si aspetta che accadano a prescindere. Anche la scenografia (bis) di Castelli (padre e figlia), un altro grandissimo nome, che sembra ricalcata su quella precedente, probabilmente ha risentito dell’esiguità delle prove. Si nota un carico eccessivo di luci, cromatismi forti, che rende l’immagine un po’ troppo piena rispetto all'edizione precedente.

Un altro bis, quello del duo Amadeus-Fiorello. Sono stati penalizzati dall’assenza di pubblico? Se sì, in quale misura?

La riproposizione di una coppia, prassi reiterata, sulla carta non è sicuramente una nota negativa. Nemmeno lo è l’assenza di pubblico che, per quanto possa influire su alcune performance, sia Amadeus sia Fiorello, provenendo dalla radio, sanno gestire. Il problema è da ricercare invece nella scrittura stessa del festival, con tempi eccessivi dedicati al varietà a discapito del tempo concesso alle canzoni. In questi ambiti di varietà, inoltre, si poteva evitare la riproposizione di gag già viste.

Pensa che il festival nei contenuti avrebbe potuto riservare una sensibilità diversa o maggiore verso l’attuale situazione di emergenza?

Credo sia il punto principale di ambiguità di questa edizione. Manca una scelta precisa, non si è deciso di ignorare la pandemia, dedicando all'intero spazio di Sanremo quella leggerezza di cui Amadeus parlava agli inizi. Di fatto, il tema della pandemia è stato toccato, ma si è giocato un po’ o ignorandola o enfatizzandola, e questo penalizza i contenuti. Sarebbe stato utile per la forma narrativa scegliere una delle due strade in maniera convinta: della pandemia se ne parla oppure no.

Che cosa pensa della scelta delle co-conduttrici e degli ospiti?

La possibilità degli ospiti internazionali chiaramente non è stata praticata. La scelta stantia di avere una figura femminile per ogni serata è un po’ stucchevole. Detto questo, Matilda De Angelis è stato un passaggio molto riuscito, anche quello di Elodie, un po’ meno quello di Vittoria Ceretti, la cui presenza decorativa retrocede ai modelli passati. Come la dilatazione ingiustificata dei tempi.

Estremamente lunghi è vero…

Non mettendo in dubbio le ovvie logiche industriali, la pubblicità… però c’è un limite a tutto. Giovedì l’ultimo cantante si è esibito alle due. E’ scandaloso anche per l'artista stesso. Bastava semplicemente velocizzare le esibizioni, stile Eurovision, dove vengono fatte in maniera molto asciutta e con pochissimo contorno. Un modello che andrebbe considerato.

Tornando agli ospiti…

La Bertè è stata incredibile. Ha un carisma, una professionalità, una bravura, che permettono a un'artista di quel calibro di stare totalmente ferma davanti a un microfono, in mezzo a un palco con le difficoltà che abbiamo elencato, superando ognuna di queste con la sua bravura. Stesso discorso vale per Manuel Agnelli e Damiano dei Maneskin. Se ho un’immagine davanti agli occhi è il loro duetto, è l’esibizione che ricordo di più.

Una presenza consistente della musica indie e di volti nuovi. Ha giovato o penalizzato?

Di per sé la scelta di presentare cantanti poco noti al target di Sanremo non è sbagliata, anzi. I cantanti però sono tanti, e su 26 si poteva ridurre il numero, anche degli artisti indie, per valorizzare le singole performance oltre che per contenere i tempi, considerando la complessità generale dell’edizione. Sembra invece di vedere delle idee di festival sovrapposte, fra le quali la scelta di volti non noti fatta a prescindere dalla situazione particolare in cui ci troviamo.

Che cosa ricorderemo del Sanremo VentiVentuno?

Ricorderemo la platea vuota, i palloncini, Loredana Bertè e Agnelli con i Maneskin. Ricorderemo le polemiche, e il tentativo di creare qualcosa in un contesto veramente difficile, che però non giustifica gli errori commessi.

Chi può essere il Diodato di quest’anno?

Le canzoni al momento sono state poco valorizzate. Da televisiva, non ho ancora chiara una canzone sulle altre. Non so ancora se c’è un Diodato quest’anno.

IMG 4503Daniela Cardini, Iulm, Milano
 

 

 

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