Medicina

Big Pharma, un coro di no per concedere i brevetti

di Daniele Rosa

Meglio tanti soldi subito. 26000 milioni di dollari i ricavi di Pfizer nel 2021

Le Big Pharma su una cosa sono d’accordo e all’unanimità: nessuna concessione, anche temporanea di licenza sui brevetti.

I motivi? Diversi e in qualche caso pure comprensibili ma la verità è che il business dei nuovi farmaci è più di una miniera d’oro e quindi l’imperativo è tenerselo stretto.

“Un brevetto di un farmaco è come una ricetta di un piatto di gastronomia molecolare. Nessuno, pur conoscendo tutti gli ingredienti del vaccino potrebbe replicarlo senza il sostegno dell’industria produttrice” così le parole, che non lasciano spazio a dubbi sul no a concedere ad alcuno la licenza del vaccino, di Kenneth Chien, cofondatore di Moderna, uno dei tre grandi produttori di vaccini contro il Coronavirus.

Secondo lo scienziato sospendere le patenti nel breve non solo non è garanzia per poter fornire più farmaci ai paesi poveri ma potrebbe persino avere un effetto opposto e bloccare la ricerca e l’innovazione su nuovi farmaci. Sarebbe invece necessario utilizzare una strategia di più ampio respiro prendendosi tempo per poter dare la tecnologia del ARN messaggero ai paesi dell’Asia e dell’Africa.   

L’OMS continua a denunciare però che, mentre nella maggioranza dei paesi poveri non ci sono attualmente vaccini, nei paesi ricchi ogni secondo una persona riceve un’iniezione.

Nell’ultimo mese è arrivato nei paesi in via di sviluppo solo lo 0,2% del totale delle dosi prodotte. E’ pur vero che un grande ostacolo è rappresentato dalle procedure di conservazione di questi prodotti, con una catena del freddo a meno 70 gradi, impossibile da gestire nelle zone rurali africane , asiatiche o dell’America Latina.

Nonostante ciò due grandi paesi in piena pandemia, come l’India e il Sudafrica, hanno chiesto, sostenuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e anche dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, la sospensione temporanea delle licenze per i quattro vaccini: Astra Zeneca, Johnson & Johnson, Moderna e Pfizer.

Decisamente contrario al tema anche il presidente di Pfizer, Albert Bourla che, mentre annuncia soddisfatto una previsione di guadagni record per quest’anno di 26000 milioni di dollari dalle vendite in tutto il mondo, sottolinea la complessità di dare a qualcuno l’opportunità di duplicare il suo vaccino.

“Il nostro prodotto-sostiene Bourla- ha bisogno di 280 tra ingredienti e prodotti che si trovano in 19 paesi differenti. Il problema non è la mancanza di infrastrutture ma la carenza di materie prime come fiale, sacchi sterili, enzimi e reagenti necessari per produrre il vaccino. Il vero problema è che se le piccole imprese senza grande esperienza possono preparare il vaccino esse entreranno sul mercato comprando tutte queste materie prime che in breve tempo si esauriranno con un rischio grande per tutti”.

In ogni caso i quattro produttori, con motivazioni diverse, non si sono dimostrati d’accordo con la proposta di liberalizzare i brevetti.

E’ chiaro a tutti che la preparazione dei vaccini, in particolare quelli con l’ARN messaggero, hanno procedimenti complicatissimi con tecnologie nuove che producono tra l’altro nanosfere di grasso essenziali per trasportare il vaccino alle cellule e cominciare il processo di immunizzazione.

Le informazioni dettagliate sono, per Big Pharma, segreti industriali nonostante tutta la ricerca, in Europa e negli Stati Uniti, sia stata finanziata con il denaro pubblico.

La formula per creare le molecole di ARN messaggero è stata trovata da Katalin Karikç e Drew Weissman nell’Università della Pensilvania, come pure quella sulle nanoparticelle di Pfizer e Moderna. E’ pur vero però che le tecniche di produzione delle grandi case farmaceutiche sono poi state indispensabili per produrre su larga scala i vaccini in milioni di dosi.

Quello che molti ritengono un rischio nella sospensione è che il processo potrebbe rallentare la ricerca di tutta un’altra serie di farmaci e vaccini contro differenti infermità, dalla ricerca sul cancro fino a oltre trenta altre malattie. Un pozzo di oro puro che nessuno vuole lasciare libero a tutti.

Uno degli argomenti più usati da Big Pharma per rigettare questa iniziativa è quello di dire che sospendere le licenze dei brevetti danneggerebbe l’innovazione.

Se il costo dei vaccini fosse di 10 dollari a dose, per esempio, vaccinare tutta la popolazione del pianeta costerebbe intorno allo 0,07% del PIL mondiale. I paesi hanno perso mediamente il 10% del loro Pil a causa del Coronavirus. Quindi sviluppare vaccini con brevetti liberi costerebbe più o meno lo stesso. La soluzione migliore potrebbe essere di accordarsi con i grandi padroni dei vaccini per una produzione più grande ad un prezzo più giusto.

Certo è che, per il momento, le grandi orecchie di Big Pharma su questo tema sembrano soffrire di sordità acuta.