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Medicina
Covid-19, la folle corsa dei vaccini tra errori e omissioni

Vaccini contro il Covid-19, una gara mondiale che si sta combattendo nell’ultimo miglio a colpi di annunci e scatti in Borsa.

La Pfizer, ai primi di novembre, hanno presentato i risultati preliminari confermando, in un comunicato stampa, che il suo vaccino ha un’efficacia del 90% e poi, in una seconda comunicazione, del 95%.

Risultato:15% di crescita in Borsa.

L’americana Moderna, una settimana dopo, ha comunicato che il suo prodotto vanta un’efficacia similare. E la Borsa l’ha premiata con una crescita del 10%.

E subito dopo AstraZeneca, insieme all’Università di Oxford, hanno fatto un annuncio non chiarissimo che dava al vaccino un’efficacia tra il 62% e il 90%. La non trasparenza è costata al Gruppo il 4% di caduta in Borsa.

Oxford e i suoi partner hanno poi emesso altre due comunicati che confermavano l’assenza di effetti gravi, la semplice conservazione del vaccino in normali frigoriferi e la vendita senza scopo di lucro al prezzo tra 1 e 3 euro contro i 15 euro a dose per il vaccino Pfizer e 21 euro per quello di Moderna.

Ma alcuni dati emersi successivamente hanno regalato qualche dubbio sul processo seguito dal vaccino europeo.Il capo scienziato, Moncef Slaoui, ha detto che tale efficacia del 90% è stata osservata in un solo ramo della sperimentazione clinica di Oxford che ha coinvolto circa 2.700 persone, tutte sotto i 55 anni di età.

Menelas Pangalos, vice presidente di AstraZeneca, lo ha confermato al New York Times. Ma i vertici britannici invece non hanno fatto cenno alla questione dell'età nelle loro dichiarazioni, il che mette un dubbio sulla reale efficacia dell'iniezione negli anziani.

‘Un vaccino mondiale deve essere basato su scienza e trasparenza. Non possiamo lasciare il controllo sulla progettazione della ricerca, sui dati di sperimentazioni cliniche, analisi e comunicazione nelle mani di aziende che rispondono alle pressioni del mercato, non agli imperativi della salute pubblica’, ha rilevato giovedì lo scienziato belga Els Torreele, dell'Istituto per l'innovazione e Utilità Pubblica dell'University College di Londra’ che ha chiuso con ‘La scienza comunicata attraverso comunicati stampa è dannosa per la salute pubblica e per la fiducia dei cittadini’.

Oxford e AstraZeneca stanno portando avanti una sperimentazione clinica con circa 24.000 persone nel Regno Unito, Sud Africa e Brasile.

L’efficacia del 62% è stata osservata in un gruppo di quasi 9.000 persone che hanno ricevuto due dosi complete del vaccino sperimentale, con un intervallo di un mese. La cifra del 90% è stata ottenuta in un altro ramo dello studio, con solo circa 2.700 partecipanti che hanno ricevuto prima metà dose e poi una dose intera.

AstraZeneca ha poi chiarito che quella mezza dose era un errore di calcolo, ma che si è rivelata più efficace della prima dose piena, per ragioni ancora allo studio.

La maggior parte dei partecipanti alla sperimentazione vaccinale britannica ha ricevuto due dosi complete, come previsto, quindi gli scienziati stanno ridisegnando il piano iniziale per cercare di confermare i dati preliminari avuti con mezze dosi. 

‘Il risultato del 90% è statisticamente significativo e ci dà la certezza che questo non è un caso’, ha spiegato il presidente di AstraZeneca Spagna, Rick Suárez.

Oxford e l'azienda farmaceutica studieranno questo nuovo dosaggio con altri volontari che si uniranno ai loro studi clinici. Il team sta reclutando partecipanti da Stati Uniti, Giappone, India e Kenya, con l'obiettivo di raggiungere un totale di 60.000.

"La realtà è che potrebbe finire per essere stato un errore molto utile quello della mezza dose-ha detto il vicepresidente Menelas Pangalos-nessuno è stato messo in pericolo. È stato un errore di dosaggio. Tutti lavoravano 24 ore su 24. Abbiamo corretto l'errore e continuato lo studio, senza ulteriori modifiche, e abbiamo concordato con l'ente di regolamentazione di includere anche quei partecipanti, cosa avremmo dovuto segnalare?’.

Osservatori ed esperti ricercatori, qualcuno in conflitto d’interessi in quanto impegnati con le concorrenti  sostengono che ‘È difficile credere che la FDA possa dare l’ok all'uso di emergenza per un vaccino la cui dose ottimale è stata somministrata solo a 2.700 persone. Saranno necessari più dati su questo regime di dosaggio’.

Il vaccino sperimentale di Oxford non è prodotto direttamente dal materiale genetico (RNA) del coronavirus, come quelli di Pfizer e Moderna, ma consiste in una versione indebolita di un adenovirus dal freddo dello scimpanzé, modificato con informazioni genetiche dal virus per ‘allenarlo’ senza mettere a rischio le difese del corpo umano.Il concept è simile a quello del vaccino sperimentale russo Sputnik V, i cui funzionari hanno annunciato un'efficacia preliminare del 95%, con un prezzo a dose di poco più di otto euro.

Nonostante un po' di confusione sui risultati di Oxford, il vaccino sperimentale di AstraZeneca rimane molto promettente, per il prezzo basso, la facile conservazione in frigorifero ( Pfizer richiede 70 gradi sotto zero) e la mancanza di gravi effetti collaterali.

Un altro dettaglio non evidenziato nelle ultime dichiarazioni è molto positivo: 16 partecipanti che hanno ricevuto un placebo al posto del vaccino nella sperimentazione clinica successivamente hanno subito una grave Covid, ma nessun caso è stato rilevato tra quelli vaccinati.

In ogni caso tutta la Comunità scientifica sta aspettando la pubblicazione dei risultati di tutti i vaccini per poter avere un quadro più completo sull’efficacia degli stessi. E il mondo pure.

 

 

 

 

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