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Medicina
Vecchiaia, si diventa anziani solo dopo i 75 anni

Vecchiaia, si diventa anziani dopo i 75 anni

 

La notizia potrà rincuorare molti perchè è praticamente confermato che, da oggi, anziani si diventa solo dopo i 75 anni. E’ pur vero che, per molti, l’età non è quella scritta sulla carta d’identità, l’anagrafica, bensì quella che ci si sente, la biologica. Però sentirselo dire da fonti ufficiali dà una certa sicurezza. Infatti la società di geriatria  e gerontologia italiana (SIGG), come pure diverse altre fonti sanitarie, ha sostenuto che si diventa anziani non prima dei 75 anni. Negli ultimi anni l’aspettativa di vita è aumentata notevolmente. Soltanto trenta anni fa, negli anni novanta, la vita media era intorno ai 63 anni, ora siamo quasi a 83, più precisamente 82 in quanto si è tornati indietro di un anno a causa del Covid. Vent’anni di più non epoca cosa ma il vero problema è arrivarci in uno stato di salute accettabile. Ma questo, i dati italiani, non sembrano confermarlo. 

Vecchiaia, per l'Italia un problema che si sta avvicinando

Il prossimo futuro, per quanto riguarda l’invecchiamento del nostro paese, non è proprio del tutto roseo. Tra oltre 20 anni, cosi come indicano i dati dell’Istat, gli over 65 supereranno in Italia i 20 milioni, praticamente un terzo degli italiani. Per contro gli under 25 saranno meno di 14 milioni. A oggi, il quadro statistico fotografa, senza alcun dubbio, un paese che sta invecchiando e che si sta avvicinando in questo campo al “vecchio Giappone”. Per ogni 100 teenagers sotto i 15 anni ci sono quasi 170 tra uomini e donne oltre i 65 anni e un 7% della popolazione senior che ha oltre 80 anni. Dimenticando per un momento la sostenibilità economica di un sistema pensionistico che ogni anno allarga la sua platea di pensionati e al tempo stesso restringe gioco forza la sua base di contribuzione, sono tante le difficoltà che molti “senior” vivono dal punto di vista sociale, economico e previdenziale.

Vecchiaia, il 60% degli anziani ha bisogno di aiuto

Sempre secondo l’Istituto di Statistica quasi il 60% degli anziani in Italia ha bisogno di essere supportato e in questa percentuale gli uomini sono in maggioranza rispetto alle donne. E l’aiuto viene sia dalla famiglia che dall’ assistenza domiciliare, un’assistenza che dovrebbe, però, essere riorganizzata a livello territoriale. I limiti di questa criticità sono fortemente emersi nel corso della pandemia dove ciò che è  mancata all’inizio, e in molti casi, è stata l’assistenza del medico di base. Il 10% degli ultra 65 enni e tra il 25-50% degli ultra 85enni presentano una situazione di fragilità, condizione che prima o poi è destinata a diventare disabilità. Proprio per prevenire questa fragilità è urgente riorganizzare il sistema sanitario locale. Il sistema sanitario italiano è ancora molto orientato verso l’ospedalizzazione. Con questo trend generazionale, fatto di poche nascite e di un aumento della vita media appare sempre più evidente che la cura degli anziani sarà una scommessa che il paese dovrà affrontare e, possibilmente, vincere.

 

Vecchiaia, in aiuto le nuove tecnologie

In aiuto a questo obiettivo solidale e sanitario non ci sono solo le famiglie o i parenti, ma anche le nuove tecnologie. Pensiamo ad esempio ai segnalatori di allarme che rilevano i momenti di difficoltà della persona anziana e sola avvertendo chi puo’ esserle d’aiuto, ai telefoni cellulari adattati a chi ha problemi di vista o di udito, e a tante altre tecnologie che possono essere d’aiuto. In molti paesi europei è abbastanza comune, e sicuramente più sviluppata che da noi, l’ avere a disposizione un medico in videoconferenza sul computer. Certo che in molti casi è necessario aiutare l’anziano a operare con questo nuovo sistema o magari affiancarlo se non ha il mezzo ma quanto risparmio di tempo, denaro e fatica ci sarebbe se la prima visita fosse fatta in videochiamata e magari anche i successivi controlli?

 

Vecchiaia, le buone relazioni per i senior sono una grande medicina

Fortunatamente però, anche se i numeri sulla popolazione che invecchia sono in continua crescita, molti anziani hanno ancora voglia di avere relazioni, fare attività fisica, e non solo vivere in famiglia ma desiderano interfacciarsi nella comunità dove ci si possiono confrontare, discutere, socializzare. Un altro grande nemico dei senior è la solitudine, molto spesso causa di decadimento fisico a volte maggiore di quello causato dai problemi di salute. Sono molti i geriatri che concordano nel dire che “un network di relazioni sociali aiuta nel quotidiano molto più che tante medicine”. Purtroppo sono oltre 600000 le persone anziane che vivono sole e quasi il 60 % non sono autonome. Questo è il primo gruppo che dovrebbe essere maggiormente aiutato, non solo dalle famiglie ma da un sistema sanitario in grado di controllare (anche in remoto) lo stato di salute quotidiano riuscendo a prevenire problemi gravi ed improvvisi grazie alle nuove tecnologie. Anche in questo modo si contribuirà a vincere la sfida che l’Italia, e non solo, sta cominciando ad affrontare.

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